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Una vita solo fumo

Nati nelle maggiori città americane, i “sober bars”, i locali dove non si servono alcolici, sono in aumento anche in Italia. Ma quando abbiamo cominciato a depurare l’Essere dalla Sostanza? A ben vedere, questo atteggiamento di continua ricerca della palingenesi si riflette anche nella vita pubblica, ad esempio nella tendenza tutta occidentale di mortificare ogni piacere perché ritenuto peccaminoso.

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di Alessandro Andrea Argeri

Chissà perché da un po’ di anni a questa parte le peggiori derive culturali arrivano sempre dal mondo anglosassone. Nati nelle maggiori città americane, i “sober bars”, i locali dove non si servono alcolici, sono in aumento anche in Italia. Dopo l’articolo della CNN, “How sober bars are redefining nightlife”, “Come i bar per sobri stanno ridefinendo la vita notturna”, la moda si è diffusa con una velocità impressionante, perché solo le idiozie contagiano più velocemente delle pandemie.

Quali ragioni dietro la scelta di aprire un locale solo per chi non consuma alcol? Il 30 agosto scorso l’Ansa spiegava così: “Imprenditori e bartender coraggiosi accettano la sfida di proporre sempre più bevande, spumanti, birre, cocktail e aperitivi senza alcol in nome di una maggiore socializzazione tra avventori (bere senza gradazione alcolica aiuterebbe, assicurano) e per andare incontro alla richiesta crescente di chi non beve bevande alcoliche per credo religioso, malattie croniche (siamo un popolo che invecchia) e altre motivazioni personali”.

Capiamo il credo religioso tanto quanto le altre motivazioni personali, un po’ meno quello delle malattie croniche in quanto, nella maggioranza dei casi, chi vuole alternative analcoliche per un discorso di salute, come nel caso di diabetici o di chi soffre di reflusso gastrico, non ordina nemmeno un classico succo di frutta. Invece, se seguiamo il ragionamento di questi nuovi ristoratori, chi non può bere alcol per qualche ragione sarebbe così stupido da entrare in un bar per ordinarlo contro il proprio volere. Quando la finiremo di sottostimare il consumatore?

“Infine”, riporta ancora l’Ansa, “per questioni di coscienza degli stessi gestori di bar perché c’è anche chi si sente in colpa nel servire bevande che fanno male alla salute e l’alcol è in cima alla lista delle sostanze tossiche, con il fumo e via dicendo”. Insomma il passo è breve da qui a vedere i bartender additati come portatori di morte, mentre gli spacciatori continueranno ad infestare tranquillamente le nostre piazze, tutto questo siccome ordinare un cocktail analcolico nei locali già esistenti sarebbe troppo da conformisti. Se uno può andare in un normale bar a ordinare un’acqua, una soda o un mocktail, perché creare un’intera categoria di locali che escludono completamente l’alcol?

Da Gamberorosso a Beverfood, a inizio anno le principali riviste gastronomiche individuavano nel 2024 l’anno dei vini de-alcolizzati. A breve entrerà in commercio la Nutella vegana. Intanto abbiamo già gli alcolici analcolici, il caffè senza caffeina, il latte senza lattosio, la cioccolata senza cacao, le sigarette senza nicotina, più un’infinita costellazione di “tarocchi alimentari”, perché tali sono simili camuffamenti.

Ma quando abbiamo cominciato a depurare l’Essere dalla Sostanza? A ben vedere, questo atteggiamento di continua ricerca della palingenesi si riflette anche nella vita pubblica, ad esempio nella tendenza tutta occidentale di mortificare ogni piacere perché ritenuto peccaminoso. Allora il prossimo passo quale sarà? Le pizzerie senza pizza, i cinema senza film, il sesso senza orgasmo… Certamente col tempo gli schemi socioculturali tendono a cambiare, essere predisposti al cambiamento è il modo migliore per affrontare gli stravolgimenti del futuro. Per questo non ci dovremo stupirci se il vecchio detto “tutto fumo e niente arrosto” un giorno diventerà un pregio, ma al momento credo lo sia solo per tossici e vegani.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).