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Le bufale delle destre sull’immigrazione: Il Lavoro

Immigrazione e lavoro in Europa

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Credit foto https://www.monzalecco.lombardia.cisl.it/?p=11608

Di Fulvio Rapanà

Nell’articolo precedente pubblicato lunedì 26 febbraio, ho fissato dei punti ben precisi circa la valenza economica dell’immigrazione nell’economia degli Usa, ma in Europa quale è la situazione? .

Per Eurostat più del 75% delle imprese europee fatica a trovare le competenze necessarie e la situazione è peggiorata rispetto al 71% del 22 e al 69% del 2021.                                                                                                      In Francia il Pole d’ Emploi, una agenzia che monitora il mercato del lavoro, valuta la difficoltà, a reperire personale, nel 2023  al 61%, in crescita rispetto al 59% del 2022, con un picco del 73% per i tecnici specializzati. Una proiezione dello stesso istituto  stima che “entro 10 anni le aziende industriali dovranno affrontare il pensionamento di più del 43% dei tecnici e in particolare e del 36% degli ingegneri e dei quadri qualificati“. Numeri alla mano del mercato del lavoro in Francia, il  Medef, la Confindustria francese,  pur non entrando nelle diatribe politiche, ricorda al sistema politico che oltre le carenze attuali che si aggirano su 500.000 posti scoperti  al 2050 serviranno 3,9 mil. di nuovi lavoratori, immigrati o non.                                                                                                                                                                        In Germania la situazione è di molto peggiore avendo al 2023 carenze accumulate di 2 milioni di posti già scoperti. E’ da più di 10 anni che la Confindustria tedesca, per voce del suo giornale Handelsblatt,  pone in modo esplicito il problema di una immigrazione, profughi compresi, per circa “500.000 unità all’anno che devono essere avviati al lavoro per coprire le carenze di manodopera locale a nazionale anche per posizioni più elevate rispetto all’attuale 30% di manovali”.                                                                                                                     In Gran Bretagna il governo conservatore è alle prese con le pressioni che vengono dalle aziende in cerca di manodopera,  che l’Ufficio Nazionale di Statistica (ONS) calcola in quasi un milione di posti di lavoro vacanti, e una disoccupazione al 4,1%,  e dalle pressioni dell’ala destra del partito che chiede una versione più dura della “piano Ruanda” , che prevede il “parcheggio” dei richiedenti asilo in appositi siti in Ruanda gestiti dal governo inglese, già bocciato dalla Corte Suprema, per bloccare non l’immigrazione in generale ma quella “illegale”  ad opera di piccole imbarcazioni che attraversano la Manica, che alla fine vale solo il 4% dell’immigrazione totale!!. Sempre per l’ONS “senza l’immigrazione l’economia britannica, che è già in affanno, cesserebbe di funzionare”.                                        

                                                                                                    In Olanda le elezioni sono state vinte dal Partito Liberale di Wilders su una piattaforma politica di chiaro segno populista, “zero richiedenti asilo” . Purtroppo per lui l’economia dell’Olanda, con tassi di natalità in discesa catastrofica e con il 3,6%  di disoccupazione,  ha un disperato bisogno di lavoratori da inserire ogni anno nel mondo del lavoro dovendo da ora al 2028 coprire 2,2 milioni di posti vacanti. Se ne fa carico il giornale della destra economica “DeTelegraaf” che si rivolge alle forze politiche, che stanno trattando una difficile formazione di governo, bloccata proprio su questioni di immigrazione in materia di ricongiungimenti ecc.. :”L’assistenza sanitaria si sta  gradualmente fermando, il sistema del trasporto idrico è fermo, negozi e ristoranti accorciano gli orari di lavoro, treni a autobus hanno una funzionalità  ridotta o sono sospesi. E questo è solo l’inizio”.

Sulla situazione in Italia mi limito a dare “i numeri” che prendo dal Report 2023  di Unioncamere confermate sia pure in modo disarticolato dai ministeri dell’Interno e del Lavoro.  Unioncamere certifica che la forte difficoltà a reclutare nuovi assunti per categorie di lavoro “di difficile reperimento” è arrivata al 49% rispetto al 45% di dicembre 2022…e rispetto al 22% del 2017; per i giovani fino a 29 anni la difficoltà di reperimento è al 51% rispetto al 45% di un anno. Gli immigrati nel 2023 coprono il 21% dei nuovi assunti, in aumento rispetto al 18% del 2022, di cui il 32% sono stati assunti con mansioni non qualificate e il  24% come operai specializzati, rispetto al 21% del 2022. Unioncamere ci dice in concreto cosa è successo come mercato del lavoro . Per 70.000 ingressi previsti dalle “quote”  ci sono state 209 mila domande, che hanno prodotto 55 mila “nulla osta” concretizzati in 18 mila  contratti di soggiorno. Registriamo il solito fallimento delle politiche del lavoro un po’ voluto politicamente un po’ dovuto all’incapacità a gestire fenomeni di questa portata. Insuccesso legato a motivazioni diciamo tecniche: una parte dei migranti non aveva, a dicembre,  ancora ricevuto il visto per entrare in Italia, altri lavorano con il solo nulla osta in attesa che la procedura si concludesse, e se non dovesse andare a buon fine restano nell’irregolarità, altri ancora sono riusciti a regolarizzarsi quando ormai non servivano più per un fattore tempo essenziale nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia.                

                                                                                                Due riflessioni sui numeri: primo, con 209 mila domande risulta falsa l’asserzione che l’invasione sta avvenendo ad opera di persone che “vogliono venire in Italia in modo clandestino”; secondo, con i 18 mila soggiorni abbiamo coperto solo un quarto di quanto era previsto dalle  “quote” di 69.700 ingressi. Nel  2024 oltre all’agricoltura e all’edilizia altri settori economici sono stati aggiunti alla lista di attività che possono richiedere di contrattualizzare lavoratori immigrati extra EU, come la meccanica, la cantieristica navale, le telecomunicazioni ecc. per un numero complessivo, spalmato su 2 o forse 3 anni, di 420.000 ingressi!!. Numeri e proiezioni però mai confermate nero su bianco per evitare di irretire questo o quel partito o deludere le tante promesse fatte in campagna elettorale. 

Come si evince il quadro è chiarissimo, i numeri come sempre sono impietosi e indiscutibili e  precisano “cosa sta succedendo e le tendenze dei fenomeni economici legati all’immigrazione” in tutto l’occidente . Dovrebbe essere evidente a tutti i governanti dell’occidente  che il lavoro  degli immigrati e il loro apporto alla crescita economica diventa sempre più decisiva anche in aree di maggiore qualificazione da cui dipendono anche i livelli di produttività del sistema economico. In un futuro molto prossimo gli immigrati, e i figli degli immigrati, ricopriranno ruoli e mansioni sempre più qualificati e decisivi per la realizzazione di obiettivi strutturali come la transizione energetica e quella digitale . Un esempio per tutti è il caso degli immigrati indiani/pachistani che per la buona conoscenza della lingua inglese e per un certo tipo di scolarizzazione sono in una percentuale molto alta  occupati ed assunti per professioni scientifiche ben retribuite ( Hansdelsbatt).  Ma le destre, che hanno pochi argomenti politici per fare breccia negli strati meno economicamente rilevanti della società,   continuano ad allarmare i cittadini europei o americani caratterizzando l’immigrazione come “un’invasione” che produce “solo costi” per la collettività. Per un verso fanno finta di  contrastarla anche militarmente ma lascia ampiamente aperte le possibilità di ingresso “illegale”, per altro verso vorrebbe disciplinare e selezionare gli ingressi utilizzando canali legali ma fa in modo per la lunghezza e la farraginosità delle procedure che in pratica i  sistemi legali non funzionino o funzionino male nella convinzione che il sistema economico alla fine si adeguerà recuperando a maggior costo una manodopera interna. Purtroppo non è più così da quando la globalizzazione, messa in piedi dall’occidente, permette alle aziende di andare a lavorare dove c’è abbondanza di manodopera, per altro a basso costo.  In uno dei rarissimo dibattiti pre elettorali, che si sono svolte nel 2021  in Germania per le elezioni politiche,  il presidente della Confindustria tedesca,  Siegfried Russwurm,   ha dichiarato, alla presenza di un politico di AFD, : “ la carenza perdurante della manodopera a tutti i livelli, immigrati e non, potrebbe costringere le aziende a delocalizzare parte rilevante della propria attività all’estero, sul problema dell’ordine pubblico questo non può essere la struttura produttiva a occuparsene ma al ministero dell’interno”. Dalle parole di Russwurm si comprende quale è la partita che si sta giocando intorno all’immigrazione fra un sistema capitalistico interpretato dalla grande borghesia che ha fame di manodopera a tutti i livelli, e rimanda agli appositi uffici le questioni securitarie, e l’interpretazione che del sistema fa la piccolo-media borghesia proprietaria  che è più interessata alle proposte politiche securitarie anche perché teme la competizione con  una nuova borghesia immigrata  più capace, più decisa e intraprendente.

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