Ambiente
La guerra in Ucraina e la crisi energetica.
L’Italia per il suo fabbisogno energetico è dipendente dalle forniture estere, tra cui quelle provenienti dalla Russia. La guerra in Ucraina, ha messo in evidenza la vulnerabilità energetica italiana. Oggi, è prioritario il varo di un piano energetico nazionale che punti sia all’utilizzo delle fonti rinnovabili, così come al migliorare l’efficienza energetica
DI NICO CATALANO
Credit foto: Brookhaven National Laboratory license CC BY-NC-ND 2.0.
Il drammatico conflitto in atto tra Russia e Ucraina, ha messo in evidenza in questi giorni, quanto sia vulnerabile e ricattabile il nostro Paese dal punto di vista del fabbisogno energetico. Le conseguenti sanzioni varate e imposte nelle ultime settimane dall’Unione Europea verso governo di Mosca, hanno causato un aumento fuori controllo soprattutto dei prezzi di petrolio e gas metano. Una situazione incresciosa per cittadini e imprese, che va affrontata da parte della politica, attraverso l’attuazione di un serio piano energetico che contempli anche i principi della transazione energetica e della lotta al cambiamento climatico. Sino ad ora, i governi italiani, che si sono avvicendati nel tempo, hanno avuto un approccio schizofrenico alla questione. Difatti, gli ultimi 4-5 esecutivi, hanno puntato nel fare diventare la nostra penisola, un vero e proprio hub Europeo del gas, tramite le diverse autorizzazioni e le implementazioni di gasdotti internazionali spesso insicuri e pericolosi dal punto di vista degli impatti paesaggistici ed ecologici. A tutto ciò, si aggiunge quella diffusa sindrome di Nimby che in nome di un infantile campanilismo, ha quasi sempre imbavagliato le nostre istituzioni in un pantano normativo, bloccando di fatto l’implementazione di impianti per l’utilizzo dell’energia alternativa e pulita: eolico, solare, geotermico, e da biomasse. Progetti che se realizzati negli anni passati, potevano garantire al nostro Paese la necessaria sovranità energetica, assieme al rispetto per gli accordi internazionali sul clima. Un agire politico privo di alcuna visione strategica, che negli anni ha solo portato l’Italia ad essere totalmente dipendente dalle forniture estere, tra cui quelle provenienti dalla Russia, nazione da cui arriva ben oltre il venti per cento del gas che quotidianamente consumiamo per usi domestici e industriali. Con la guerra in Ucraina, tutti i nodi sono venuti al pettine e per il governo Draghi non c’è più tempo per tergiversare. L’Italia è di fronte ad un bivio: o imbocca la strada delle fonti fossili, riprendendo a finanziare rigassificatori e centrali a carbone, un ritorno al passato questo, che come investimento, rischierebbe sia la svalutazione per obsolescenza in pochi anni, oltre a rappresentare un passo indietro verso la de carbonizzazione e gli impegni presi a livello internazionale per contrastare il surriscaldamento climatico. Oppure è giunto finalmente il momento per la politica italiana, di accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, velocizzando le procedure di autorizzazione per gli impianti e nel contempo migliorare l’efficienza energetica dei consumi, basti pensare che per ogni punto in percentuale di miglioramento dell’efficienza energetica dei soli edifici, corrisponde una diminuzione del 2,6 per cento del consumo di gas. È giunto il momento di mettere in atto un’azione politica coraggiosa e dal duplice obiettivo: il taglio delle emissioni di gas serra e soprattutto il raggiungimento dell’indipendenza energetica italiana.
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