Ambiente
Il Consiglio dei Ministri mette al bando le doppie aste
Il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legislativo, in attuazione della relativa Direttiva Europea, che abolisce in modo definitivo le aste informatiche al doppio ribasso sui prodotti agroalimentari. Tale provvedimento, rappresenta una grande vittoria per i tanti piccoli produttori e gli altrettanti lavoratori e lavoratrici.
DI NICO CATALANO
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La scorsa settimana, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legislativo, che finalmente anche nel nostro Paese, proibirà le aste informatiche al doppio ribasso sui prodotti agroalimentari. Il provvedimento, in attuazione alla Direttiva Europea in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agroalimentare, dovrebbe assolvere alla funzione di riportare in equilibrio proprio i rapporti instaurati lungo la filiera, tra la grande distribuzione organizzata (GDO) e i produttori agricoli. Rapporti, che nell’ ultimo decennio, sono stati sempre più sbilanciati verso la GDO, a causa sia della storica incapacità dei produttori (in special modo quelli meridionali) di associarsi al fine di valorizzare i loro prodotti, ma anche per la marcata presenza di queste particolari aste. Il caso più emblematico, è quello che avviene per il pomodoro da industria, dove le multinazionali della GDO, facendo leva sulla forza dei loro brand, nonché sullo scarso potere contrattuale degli altri attori della filiera, sottoscrivono un contratto di fornitura con un’azienda di trasformazione che, rispetto al prodotto, offre il prezzo inferiore dopo due gare, la seconda delle quali ha come base d’asta il prezzo minore raggiunto durante la prima. Il meccanismo perverso, costringe le industrie di trasformazione a una forte competizione, al punto da spingerle a vendere sottocosto un prodotto che spesso non è ancora stato trasformato, e quindi non ancora acquistato dagli agricoltori. In questo modo, già nell’inverno precedente alla raccolta, le multinazionali possono in maniera unilaterale, decidere il prezzo di un prodotto non ancora presente sulla pianta, e pertanto tutta la contrattazione che ne segue tra imprese elaboratrici e agricoltori è destinata a muoversi entro questi parametri senza nessuna possibilità di margine lungo la filiera. Conseguenza di tutto questo, è che le aziende di trasformazione dopo avere partecipato a queste aste, per non lavorare in perdita, si rifanno sui produttori agricoli, pagando il prodotto alla pianta a un prezzo insostenibile per i contadini, i quali a loro volta comprimono i fattori della produzione, e in primo luogo i salari, non rispettando leggi e contratti, ricorrendo al caporalato per risparmiare sul costo del lavoro, innescando un effetto a cascata, dove a rimetterci è sempre l’anello più debole della catena: piccoli produttori e lavoratori. Il fenomeno distorsivo delle doppie aste, fu denunciato per la prima volta tra il 2016 e il 2017 dalla rivista Internazionale, e successivamente dall’associazione Terra. Tali denunce, negli anni hanno portato sia alla firma di un protocollo tra parte della GDO e il Ministero dell’Agricoltura, nonché un disegno di legge approvato alla Camera nel 2019. Il recepimento della Direttiva Europea sulle pratiche sleali di filiera, e la successiva approvazione del Decreto ministeriale che ha messo al bando queste pratiche illegali, rappresentano la vittoria sia di migliaia di produttori agricoli, che subiscono lo strapotere della GDO, così come di migliaia di lavoratrici e di lavoratori agricoli, spesso vittime a causa delle doppie aste di caporalato, sfruttamento e ghettizzazione.
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