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Ambiente

Olanda: il Governo condannato per non avere contrastato i cambiamenti climatici

nico catalano

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di NICO CATALANO

Lo scorso 21 dicembre la Corte suprema olandese ha condannato il governo di quel Paese per non essere stato efficace nel contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Nel verdetto emesso dai giudici si legge che “Il governo olandese ha l’obbligo di ridurre entro la fine del 2020, in una proporzione di almeno il 25% rispetto al 1990, le emissioni dei gas responsabili di causare l’effetto serra. Il non rispetto di questo limite costituisce una violazione degli articoli 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani.”

La sentenza è la conseguenza di un’azione legale portata avanti da Urgenda, una ONG olandese che assieme a centinaia di cittadini aveva citato in tribunale il governo dei Paesi Bassi, con l’accusa di essere stato nel tempo poco incisivo nell’adottare i provvedimenti utili per avversare i cambiamenti climatici e i loro effetti nefasti. Tutto ciò rappresenta un evento storico in quanto per la prima volta uno Stato, portato in tribunale dai suoi cittadini, viene condannato per non aver fatto abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici ma anche perché la sentenza mette finalmente in relazione che le azioni a favore del clima sono strettamente legate al diritto alla vita e al benessere dei cittadini. Ma diventa importante soprattutto per il fatto che questo verdetto, varca i confini nazionali di quel Paese, diventa materia di giurisprudenza internazionale, quindi un punto di riferimento legale per l’intero movimento mondiale che si batte a favore del clima.

Questa determinazione della corte olandese arriva qualche settimana dopo il COP25 di Madrid, il meeting organizzato dalle Nazioni Unite al fine di mettere in atto quanto contenuto negli accordi sul clima sottoscritti a Parigi nel 2015, ovvero l’implementazione di una serie di misure funzionali per contrastare in modo efficace gli effetti prodotti dal riscaldamento globale a causa dall’utilizzo illimitato dei combustibili fossili. L’incontro spagnolo si era concluso sostanzialmente con l’ennesimo nulla di fatto, a causa della posizione di molte Nazioni, USA in primis di non volere affatto ridurre l’utilizzo di carbone, gas metano e petrolio destando non poche preoccupazioni in tutti coloro che hanno a cuore la salute del pianeta terra. Miliardi di persone nel mondo sono vittime degli impatti devastanti causati dai cambiamenti climatici generati dal surriscaldamento. Per fermare l’innalzamento delle temperature i Paesi sviluppati del mondo dovrebbero ridurre le emissioni di gas serra in una percentuale compresa tra il 25 e il 40% entro il 2020 al fine di limitare l’aumento delle temperature di due gradi centigradi, cosa che se si verificasse in pieno porterebbe il globo al collasso. La sentenza dei giudici olandesi è una luce di speranza tra il buio rappresentato dalla burocrazia internazionale, sarebbe ora che anche in altri Paesi tra cui la nostra Italia, i vari movimenti che in queste settimane stanno occupando le piazze cominciassero a prendere una posizione concreta e netta rispetto al sistema produttivo attuale.  Il modello produttivo attuale consuma più di quanto la terra è in grado di produrre ed è insostenibile per la vita, costruire consapevolezza rispetto a queste tematiche è il vero cambiamento, il resto è “fuffa” già vista.

Fonte della foto: Il Manifesto

Agronomo, ricercatore ecologista, divulgatore e saggista