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21 Luglio 2025

La Colombia rompe con la NATO e convoca una coalizione globale urgente contro il genocidio a Gaza

Un paese che, secondo la vecchia logica geopolitica, “non avrebbe il peso per sfidare la NATO”, ha dimostrato che la dignità non si misura in carri armati, ma in coraggio etico.

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Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

In un gesto di coraggio geopolitico raro nel mondo di oggi, la Colombia ha annunciato, il 15 e 16 luglio 2025, durante il Primo Vertice Ministeriale del Gruppo de L’Aia, a Bogotá, l’abbandono dello status di “partner globale” della NATO. Il presidente Gustavo Petro ha formalizzato la rottura con l’alleanza militare e ha pronunciato un discorso storico – un grido morale contro la complicità dell’Occidente nel massacro del popolo palestinese.

“Dalla NATO dobbiamo uscire, non c’è altra strada. E la relazione con l’Europa non può più passare attraverso popoli che aiutano… No, non i popoli – perché i popoli europei non aiutano. Sono i governi europei a tradire i propri popoli e a contribuire a lanciare bombe”, ha dichiarato Petro.

Parole dure, lucide, che hanno attraversato il silenzio diplomatico globale come un raggio di verità.

Un fronte internazionale contro la barbarie

Convocato da Colombia e Sudafrica, l’incontro del Gruppo de L’Aia ha riunito oltre 30 paesi, tra cui Bolivia, Cuba, Venezuela, Malesia, Namibia, Honduras, Senegal, Messico, e osservatori da Cina, Irlanda e Spagna, oltre a rappresentanti delle Nazioni Unite. L’obiettivo: articolare azioni concrete e coordinate per fermare il genocidio in atto nella Striscia di Gaza.

Le misure discusse comprendono:

  • Sostegno al mandato di arresto della Corte Penale Internazionale contro i leader israeliani;
  • Sospensione della cooperazione militare e tecnologica con Israele;
  • Boicottaggio economico e istituzionale delle imprese coinvolte nell’occupazione;
  • Sanzioni diplomatiche coordinate;
  • Revisione degli accordi bilaterali che rafforzano l’apartheid israeliano.

Il Brasile e gli altri: uniti nello stesso fronte

Il Brasile ha partecipato con una delegazione diplomatica ufficiale inviata dal Ministero degli Esteri. Senza cercare protagonismo, il paese si è unito a Cina, Messico, Venezuela, Cuba e altri Stati del Sud globale, confermando il proprio impegno per la giustizia internazionale e il diritto dei popoli.

Il gesto della Colombia, tuttavia, è stato il più coraggioso e diretto. Come ha detto un analista presente al vertice: “mancano uomini come Petro nel mondo di oggi.”

Complicità europea e abisso militare

Non si tratta più solo di ipocrisia. I governi europei stanno finanziando una guerra che non è la loro, acquistando armi obsolete che gli Stati Uniti non usano più e sostenendo un apparato bellico-industriale in cambio della sottomissione geopolitica.

Tradiscono i loro stessi popoli. Non difendono la pace. Difendono i profitti dell’industria delle armi.

Un appello al Sud globale

La voce di Petro – e il coraggio di un paese segnato dalla violenza della militarizzazione – indicano la strada per altri paesi. È ora di rompere alleanze che sostengono massacri, denunciare l’ipocrisia, costruire ponti tra i popoli, non tra gli eserciti.

Davanti a un genocidio, non c’è neutralità. C’è solo complicità o resistenza.

Conclusione

Il gesto della Colombia non è solo diplomatico. È storico. È pedagogico. È un esempio.

Un paese che, secondo la vecchia logica geopolitica, “non avrebbe il peso per sfidare la NATO”, ha dimostrato che la dignità non si misura in carri armati, ma in coraggio etico.

Che altri lo seguano. La storia non perdona chi ha taciuto davanti a un genocidio.