14 Luglio 2025
A proposito di antisemitismo

Di Fulvio Rapanà
Un fratello di mio nonno, unico in una famiglia quasi tutta monarchica, si considerava antifascista in quanto pur non simpatizzando per i socialisti dei fascisti non sopportava la presupponenza e la beffarda arroganza di persone che secondo lui non contavano nulla. Una antipatia più emozionale che politica. Comunque fu consigliato di andarsene in Francia così vendette la barberia e ne riaprì una insieme ad un altro antagonista a Nizza. Non è più ritornato in pianta stabile nel Salento e l’ho incontrato qualche volta a metà degli anni ’60. Non si interessava di politica e si vedeva che era un tipo come dicono nel Salento “capu torta” per indicare uno che è abituato a fare di testa sua . Solo una volta parlando con un mio zio, pilota di aerei militari, disse “in Francia negli anni ’30 si scontravano, fortunatamente a voce, gli immigrati per lavoro che tendenzialmente simpatizzavano per il fascismo con gli immigrati politici che ne erano contrari. Quando venivo accusato di essere un “anti italiano” rispondevo “non sono anti italiano né tifo contro l’Italia ma sono contro il regime fascista e contro coloro che lo sostengono e lo approvano incondizionatamente. Il fascismo non è l’Italia e non rappresenta il popolo italiano”. Questa storia è la perfetta metafora di ciò che penso sull’antisemitismo, su Israele, sui movimenti pro-Palestina. In Europa le manifestazioni pro-palestina hanno pochi appoggi da parte dei partiti tradizionali e dai media che preferiscono un equilibrismo fra la condanna dei massacri di civili inermi e la vicinanza a Israele e alle comunità ebraiche che vivono da secoli sui nostri territori . Come spesso succede in società isteriche come le nostre le posizioni sulle questioni è strabica. Nella destra, a cui in molti continuano a chiedere di fare i conti con le leggi razziali del 1938 , partiti e media sono totalmente schierati non con Israele in se ma con il suo governo che porta avanti l’eccidio di donne, bambini e civili indifesi si ma di mussulmani. Nei discorsi di esponenti della destra nei talk show avverto una spersonalizzazione della morte, non vengono uccise persone ma credenti di una fede religiosa “antagonista” che ci stanno invadendo e che tutti i giorni sono di più perché fanno i figli che noi non facciamo , e occupano le nostre piazze e vogliono frequentare le scuole che altrimenti sarebbero vuote e da chiudere, che fanno i lavori che non vogliamo più fare e che alimentano una previdenza sociale che senza il loro contributo avrebbe mandato in default il bilancio dello stato. A la base della destra è ancora pervicacemente antisemita, spariti i comunisti sono rimasti gli ebrei. I discorsi che fa la base missina è sempre la medesima e contestano fortemente i vertici del partito, Fini in primis e poi La Russa, che come primo atto nelle loro cariche istituzionali sono andati in Israele. Anche a sinistra lo strabismo è di casa. I vertici del PD, che poi di sinistra non è , e i media appoggiano Israele ma criticano i governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni, la base è pro-ebraica ma contro Israele e il mondo sionista come movimento razzista, colonialista e confessionale. Questa situazione è diffusa più o meno in tutta Europa con i governi che provano a contenere o reprimere manifestazioni e movimenti pro-Palestina ma con risultati opposti. Dove lo scontro sull’antisemitismo e il sostegno o meno ad Israele sta raggiungendo intensità preoccupante sono gli Stati Uniti. I fili delle motivazioni sono intrecciati ma ben distinguibili. Per tre volte in pochi mesi, persone che affermano di lottare per i diritti dei palestinesi hanno attaccato gli ebrei sul suolo americano. Al lancio di molotov a Boulder è seguito l’uccisione, avvenuta a maggio, di due giovani assistenti dell’ambasciata israeliana a Washington DC, e poi l’ attentato incendiario avvenuto ad aprile alla residenza del governatore a Harrisburg, Pennsylvania, dove il governatore Josh Shapiro e la sua famiglia stavano celebrando la Pasqua ebraica. Gli attacchi sono stati atti di antisionismo o una conseguenza alla guerra a Gaza, e ancora la contestazione al governo israeliano e delle sue politiche sono una atto contri gli ebrei e/o i sionisti oppure è dibattito politico su fattori contingenti come la guerra a Gaza?. Per Jonathan Greenblatt, amministratore delegato dell’Anti-Defamation League (ADL), una associazione ebraica filo-israeliana, “non c’è dubbio questi atti e l’opposizione a uno Stato ebraico è antisemitismo”. Il sionismo è sempre stato un’idea politica dibattuta con accanimento dagli ebrei fin dall’inizio. Sempre più giovani ebrei di sinistra si dichiarano scettici: sono antisemiti?. Einstein, Hannah Arendt e altri 26 uomini di cultura ebrei che scrissero una terrificante lettera a Roosevelt contro la nascita di uno stato confessionale e razziale come Israele sono anche loro antisemiti?. L’amministrazione Trump sempre ben coperto e in linea con le affermazioni del governo israeliano afferma che qualsiasi difesa delle vite palestinesi sia prova di odio verso gli ebrei. E’ molto pelosa questa posizione che come ha scritto Tyler Pager sul NYT “ il presidente ha molto da dire sull’antisemitismo e poco sugli ebrei”. Trump ha usato le manifestazioni quasi totalmente pacifiche filo-palestinesi come pretesto per attaccare l’istruzione superiore, i finanziamenti alla scienza, gli studenti stranieri e gli immigrati. Inoltre insieme ai democratici ha schierato tutto l’apparato politico/militare a supporto del genocidio di Gaza e quello repressivo interno contro manifestazione in qualsiasi modo riconducibile a sentimenti di antisemitismo. Con la medesima motivazione vengono perseguiti gli amministratori delle Università colpevoli di non avere represso “con durezza” le manifestazione pro-Palestina nei campus. La presidente di Harvard Claudine Gay e quella della dell’Università della Pennsylvania, Liz Magill si sono dovute dimettere anche per le pressioni da parte dei finanziatori e donatori. Contestualmente il Dipartimento dell’Istruzione ha avviato indagini su altre 60 scuole con le medesime motivazioni e chiesto alle Università di consegnare tutti i documenti dai quali evincere nomi e cognomi di coloro che hanno manifestato per decidere l’espulsione e se stranieri anche la deportazione. Pur tuttavia anche nelle strutture repressive c’è confusione. Funzionari dell’amministrazione chiamati a rilasciare deposizioni giurate hanno faticato a fornire definizioni precise di quali tipi di attività o di attivismo potessero essere considerati antisemitismo o sostegno ad Hamas da reprimere. Pur tuttavia la storica avversione della destra americana per l’ebraismo sta venendo fuori nel movimento MAGA i cui leaders sono stai contrari all’intervento degli Stati Uniti in Iran e che considerano la protezione prestata dalle istituzioni federali alle organizzazioni e alle lobby pro-israele come “manifestazione di fedeltà e sudditanza ad uno stato straniero”. A differenza di quanto successe ai mussulmani dopo l’11 settembre per le azioni terroristiche di Al Queda. Questa sensazione di essere al guinzaglio di Israele e fortemente condizionati da lobby che sono ad esclusivo e totale sostegno di uno stato alleato ma straniero sta penetrando nei gangli della società americana che incomincia a mal sopportare le informazioni e i video delle stragi perpetrate con le armi e i soldi degli americani che arrivano da Gaza e dalla Cisgiordania. Da una serie di sondaggi, Gallup, Pew Research Center di Washington, si evidenzia che l’appoggio degli americani a Israele è scesa al 42% mentre quello alla causa palestinese è arrivata al 36%. Sulle questioni due riflessioni personali. Primo: Netanyahu e Israele sottovalutano molto il movimento pro-palestinese e anti-israeliano che sta montando in tutto il mondo soprattutto quello che emerge negli Stati Uniti. I politici sono volubili e quando dovessero capire che gli argini anti-palestinesi e/o pro-israeliani stanno cedendo e c’è una parte politica che si sta avvantaggiando di questa situazione e allora saranno dolori seri per Israele. Secondo: la repressione di idee e movimenti su questioni così rilevanti e riconoscibili come lo sterminio di Gaza porta spesso ad una recrudescenza della protesta che potrebbe passare dai campus alla società e saldare i movimenti di protesta pro-Palestina con frange di contestazione antigovernative, che nulla avrebbero a vedere con la Palestina, e indicare come colpevoli gli ebrei di tutto il malessere della società, dell’inflazione, dell’impoverimento del ceto medio ecc.. Purtroppo è già successo in 2000 anni.
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