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26 Maggio 2025

Huawei manda al manicomio Trump

Il BIS (Bureau of Industry and Security) ha chiarito che il  bando riguarda i processori Ascend di Huawei, in particolare i modelli 910B, 910C e 910D che  “è probabile   siano stati progettati e realizzati con  software o tecnologie statunitensi o realizzati con apparecchiature per la produzione di semiconduttori realizzate con software e tecnologie di origine statunitense, o entrambi”

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Credit foto https://www.hdblog.it/2019/05/19/google-toglie-licenze-android-huawei/

Di Fulvio Rapanà

Donald Trump in piena crisi di nervi e con i capelli  ritti ha intensificato la repressione nei confronti di Huawei emettendo, martedì 13 maggio, un ulteriore “ban (bando)  globale”  per il quale l’utilizzo dei chip di intelligenza artificiale (IA) prodotto dal gigante tecnologico cinese potrebbe comportare sanzioni anche penali ai sensi delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni. Il BIS (Bureau of Industry and Security) ha chiarito che il  bando riguarda i processori Ascend di Huawei, in particolare i modelli 910B, 910C e 910D che  “è probabile   siano stati progettati e realizzati con  software o tecnologie statunitensi o realizzati con apparecchiature per la produzione di semiconduttori realizzate con software e tecnologie di origine statunitense, o entrambi”. Tradotto: “qualsiasi produttore al mondo utilizzi sui propri prodotti questo tipo di chip sarà soggetto a sanzioni ”.  Un bando che rappresenta un salto di qualità nello scontro tecnologico fra USA e Cina in quanto: uno, è un bando mirato ai prodotti di una azienda specifica; due,  è globale e qualsiasi azienda a livello mondiale può essere colpita con conseguenze amministrative e penali; tre, non riguarda la vendita di chip ad aziende cinesi ma vieta l’acquisto di chip da una azienda cinese. Huawei non è proprio nata dal nulla o dalla testa del Partito Comunista Cinese ma dalla  storia della Cina.  In una rarissima intervista rilasciata all’Economist nel 2016 il fondatore dell’azienda Ren Zhengfei disse:    “ non siamo quotati in borsa, e non lo faremo almeno fino a quando ci sarò io, perché se lo facessimo gli azionisti ci costringerebbero a investire in settori più lucrativi e cercare profitti per decine di miliardi…ma noi lavoriamo per ideali e per ambizioni che sono rimasti sempre quelli della battaglia di Shang-ganling”. Si tratta della battaglia del Triangle Hill del 1952 in Corea nella quale una divisione di volontari cinesi resistette a forze soverchianti americane per 42 giorni e le costrinsero alla ritirata .  E’ come se la Leonardo nella sua attività si ispiri alle battaglie dell’Isonzo della prima guerra mondiale!!.  Non so’ se Huawei è la trasposizione dello spirito guerresco di quella  battaglia ma certamente ha dimostrato in questi anni una  capacità di resilienza nel  riprodursi e ricreare un ambiente tecnologico che nel 2025 gli ha permesso di tagliare la sua dipendenza sia in termini di hardware che di software dalle aziende americane. Come ho già scritto in due articoli pubblicati su questo giornale (1) i maggiori difensori di Huawei e dell’intero sistema tecnologico cinese sono proprio le aziende tecnologiche americane ed europee che già dal 2023 hanno incominciato a patire economicamente i vari bandi americani verso il mercato cinese. La SIA,  Security Industry Association, l’associazione che raggruppa  tutte le aziende tecnologiche americane, europee e asiatiche non cinesi,  in un comunicato stampa emesso nel 2022 ha dichiarato:  “ permettere all’industria di continuare ad accedere al mercato cinese, il più grande mercato commerciale al mondo per i semiconduttori , è importante per evitare di compromettere la leaderchip Usa nelle tecnologie avanzate. Senza poter accedere a quel mercato , le aziende statunitensi e occidentali perderanno un mercato di riferimento enorme con conseguenza riduzione delle capacità economiche di investire in ricerca e sviluppo”. Semplificando se  le aziende occidentali  perdono il fatturato del mercato cinese se ne vanno a gambe all’aria o non avranno più risorse da  investire in innovazione e ricerca avanzata che è  sempre più  dipendente dal fatturato . Oltre a fattori di politica industriale nei produttori di chip americani  c’era la convinzione, confermata dalle ultime novità,  che le aziende cinesi nella difficoltà  di acquistare chip avanzati dalle aziende americane investiranno sempre più nella progettazione e realizzazione  in proprio. Ed è quello che sta succedendo. Huawei non solo si sta facendo in casa chip avanzatissimi ma ora con HarmonyOS ha realizzato un sistema operativo che elimina totalmente Android. Una catastrofe economica per l’industria tecnologica americana e una notizia preoccupante per i controllori della sicurezza americani perché mina dalle fondamenta la sensazione di sicurezza per il  vantaggio che le tecnologie dell’occidente pensavano di avere rispetto a quella cinese. D’altronde già molti anni fa Steven Jobs aveva avvertito  “è meglio vendere agli asiatici i sistemi informatici piuttosto che costringerli a farseli in casa ad un prezzo del 70% più basso, se un oggetto riusciamo a farlo noi americani a maggior ragione sapranno realizzarlo gli asiatici”. Inoltre Huawei già da tempo collabora con case automobilistiche come Toyota e BMW per adattare e installare il sistema operativo sulle nuove auto che si stanno progettando. I politici bipartisan del congresso USA si stanno mobilitando per provare a stoppare sul nascere la diffusione globale del sistema HarmonyOS  opponendo motivazioni di sicurezza nazionale. Il rischio principale sta’ nella “possibilità” che il sistema operativo possa essere utilizzato dal governo cinese come strumento di cyberspionaggio: “e’ necessario assicurarci che HarmonyOS non diventi un sistema globale per la sicurezza nazionale e le implicazioni geopolitiche”. L’evidenza delle capacità di Huawei come di DeepSeek di pareggiare le tecnologie americane a costi del 90% inferiori ha messo in subbuglio Wall Street con  Warren Buffet, il più grande investitore a livello mondiale, che prefigura una correzione al ribasso per i titoli tecnologici fra il 30 e il 50%. In spiccioli diciamo una perdita di 15/20.000 miliardi di dollari.  Da parte dei nazionalisti MAGA come Bannon si accusano le amministrazioni americane di avere messo  “il sistema tecnologico  in mano agli asiatici che si sono infiltrati  per dominarlo”.  Ora con Trump tutto questo mondo asiatico è sotto accusa e sotto sorveglianza con la motivazione che tramite canali poco trasparenti abbiano fornito a Huawei, e altre aziende  cinesi come ZTL e SMIC, tecnologia  avanzata che stanno permettendo un salto di qualità sorprendente per il sistema tecnologico cinese.  E’ uno scontro globale fra governi occidentali, USA in primis,  aziende tecnologiche occidentali, governo cinese e aziende tecnologiche cinesi, ma soprattutto per Trump è uno scontro fra rischiare sulla competitività o sulla sicurezza. Aggiungo che si leggono sempre più spesso sulla stampa anglosassone articoli che rappresentano il dubbio che tutte queste azioni fatte di dazi, sanzioni, ban, che dovrebbero avere l’obiettivo di circoscrivere l’azione dei nemici, non stia avendo l’effetto di isolare troppo gli Stati Uniti in un ambito anche di alleanze sempre più piccolo e dell’umiliante ammissione di incapacità a confrontarsi con il mondo esterno. Con una similitudine, che ritengo appropriata al personaggio,  Trump rappresenta lo scontro fra tutti questi attori come uno spettacolo di wrestling ma purtroppo per lui  sul ring per gli USA salgono fenomeni inquietanti o da barraccone, per gli avversari come Cina, Europa, stati del sud est asiatico, Giappone/Corea  salgono picchiatori durissimi come Muhammad Alì o Joe Frazier che a quelli del wrestling li fanno volare fuori dal ring in 10 secondi.

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