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25 Novembre 2024

Quel divario tra leggi e cultura nella lotta al patriarcato

Nonostante i progressi legislativi, la lotta al patriarcato continua a essere ostacolata da radicate dinamiche culturali, per questo serve un cambiamento profondo nella nostra società.

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di Alessandro Andrea Argeri

Non è facile riuscire a dire le cose più assurde nel momento meno opportuno. Purtroppo però quella che sarebbe un’ottima qualità per un artista surrealista è il tratto distintivo dell’attuale Ministro dell’Istruzione e del (de)Merito. In un Governo di per sé non brillante per le capacità dei singoli, Valditara non è certo il menestrello più intelligente, tuttavia è sicuramente il più coraggioso. Ci vogliono infatti estro, spavalderia, ma soprattutto una bella faccia tosta per presentarsi all’inaugurazione della fondazione intitolata a una vittima di femminicidio, Giulia Cecchettin, a negare il patriarcato come realtà concreta quando solo nei primi dieci mesi del 2024 i centri antiviolenza hanno accolto 22mila donne a fronte di 106 femminicidi. Invece oggi la causa del problema è proprio il continuo sminuire, portare l’attenzione sui problemi del singolo quando in realtà riguarderebbe tutti, senza distinzioni di classe sociale o colore.

Sebbene siano stati compiuti significativi passi avanti sul piano legislativo, la lotta contro il patriarcato richiede ben più di una semplice riforma delle leggi: essa implica un profondo cambiamento culturale, perché un’idea rimasta per secoli alla base di una società non scompare con una nuova legge ma si perpetua attraverso dinamiche più sottili, come la cultura dominante, i pregiudizi di genere, l’invisibilità delle donne in molti ambiti. Questo fenomeno è evidente soprattutto nelle “piccole” quotidianità sociali, ad esempio quando in un colloquio di lavoro a una donna viene chiesto se ha figli o se ha intenzione di averne, oppure nel caso in cui per lo stesso incarico le viene offerta una retribuzione inferiore rispetto a quella di un uomo.

Ma non si tratta solo di disparità economiche: i casi di molestie, le disuguaglianze nei rapporti familiari, l’eccessivo controllo esercitato da alcuni padri sulle figlie, la pretesa di dominare la vita delle donne sono altre forme in cui si esprime l’eredità di un sistema patriarcale. In altre parole, il patriarcato non è solo una “costruzione ideologica” degli occhi di chi rifiuta di vederlo: anche se un giorno dovesse scomparire, resterebbe comunque una forte cultura maschilista latente nella società. Per abbattere questo retaggio, non basta una semplice riforma legislativa; serve piuttosto un cammino di inclusione, giustizia sociale, rispetto reciproco tra tutti i generi.

Così è proprio questa la sfida: seppur consapevoli della necessità di un cambiamento, ci troviamo di fronte a un’impasse. Nonostante la legislazione si sia evoluta, la realtà quotidiana ci mostra quanto poco venga applicata nella pratica. Le donne continuano a incontrare ostacoli nell’accesso a risorse fondamentali come l’istruzione, il lavoro, le opportunità di carriera. Ebbene è questo il sintomo di un divario culturale ancora profondo. Per colmarlo è fondamentale investire nell’educazione fin dalla giovane età, insegnare il rispetto per la parità di genere, promuovere l’importanza di relazioni sane e consensuali.

Siccome viviamo in un mondo in cui la violenza è troppe volte normalizzata, per estirparne le radici è necessario ripartire dalle scuole, con corsi di formazione obbligatori per riconoscere e prevenire la violenza di genere, la violenza domestica e la cultura dello stupro. Ne consegue quanto sia altrettanto importante promuovere non solo modelli di leadership femminile positivi ma anche esempi di mascolinità basati non sulla dominanza bensì sulla parità, il rispetto, l’empatia. Infine è cruciale sostenere politiche in grado di garantire alle donne il controllo sul proprio corpo, come l’accesso alla contraccezione, l’aborto sicuro e il supporto materno.

Purtroppo però da anni ripetiamo queste soluzioni, in una situazione in cui sappiamo quali sono tuttavia non riusciamo ancora ad applicarle. Per questo il cammino verso una società libera dal patriarcato rimane lungo e complesso. Se da un alto la legislazione può certamente porre le basi per un cambiamento, solo attraverso un radicale mutamento culturale si potrà davvero costruire un futuro in cui la parità di genere non sia un ideale ma una realtà vissuta quotidianamente.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).