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Politica

Il servilismo, un male tutto italiano

Ricapitoliamo. Negli ultimi due mesi abbiamo visto: la maxi inchiesta sul voto di scambio a Bari, con oltre duecento arresti più il rischio di caduta, questa settimana, del governo regionale; un professore universitario, Luciano Canfora, portato in tribunale dal Presidente del Consiglio dei ministri; un intellettuale, Antonio Scurati, censurato per aver scritto il vero sul 25 aprile; i giornalisti Rai in sciopero generale per denunciare la limitazione della libertà di stampa; l’ultima classifica di Reporters sans Frontières retrocedere di cinque posizioni l’Italia perché “cresce il controllo della politica”. Ma non dobbiamo chiederci il perché di tutto questo, bensì come siamo arrivati a un tale livello di degrado sociale.

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Wikimedia Commons, immagine di dominio pubblico

di Alessandro Andrea Argeri

Ricapitoliamo. Negli ultimi due mesi abbiamo visto: la maxi inchiesta sul voto di scambio a Bari, con oltre duecento arresti più il rischio di caduta, questa settimana, del governo regionale; un professore universitario, Luciano Canfora, portato in tribunale dal Presidente del Consiglio dei ministri; un intellettuale, Antonio Scurati, censurato per aver scritto il vero sul 25 aprile; i giornalisti Rai in sciopero generale per denunciare la limitazione della libertà di stampa; l’ultima classifica di Reporters sans Frontières retrocedere di cinque posizioni l’Italia perché “cresce il controllo della politica”. Ma non dobbiamo chiederci il perché di tutto questo, bensì come siamo arrivati a un tale livello di degrado sociale.

La Carta costituzionale tutela i diritti fondamentali di noi cittadini, tuttavia “la Costituzione più bella del mondo” da sola non basta se nessuno si preoccupa di applicarla, rispettarla, difenderla, soprattutto se non ci si rende conto di come i suoi principi siano il frutto di una dura lotta per la conquista di valori non scontati quali la libertà, la democrazia, l’uguaglianza.

Purtroppo la nostra società presenta paurosi livelli di corruzione endemica, le cui radici sono nel servilismo, la volontà di trovare un padrone da servire per ottenere protezione, privilegi, magari pure una sistemazione, ovvero un posto di lavoro. Normalmente dovrebbero essere i leader a cercare i sottoposti, da noi invece si assiste al fenomeno inverso per cui sono i servi ad andare spontaneamente dal padrone, si tratti di giornalisti tesserati a partiti politici, quindi compromessi ad ogni cambio di governo, o di rappresentanti pubblici implicati in losche vicende con i capi clan, divenuti i veri signori dei territori siccome lo Stato non ha mai voluto combatterli concretamente come avvenuto invece col brigantaggio o col terrorismo rosso.

Recentemente, un agente dell’antimafia mi ha detto: “Stiamo vedendo una situazione assurda, ormai la mafia non ha nemmeno più bisogno delle vecchie mazzette per corrompere la politica, semplicemente fanno eleggere i candidati così questi diventano dipendenti da solo e si compromettono ancora prima di essere eletti, anzi se pagano per ottenere i voti per le mafie diventa doppiamente redditizio perché fanno pure cassa. Il sistema del voto di scambio è ben collaudato, i clan sono organizzati, sanno anche esattamente quanti voti possono garantire, finisce che i boss fanno i sondaggi meglio di voi giornalisti!”, infatti io non ho mai fatto sondaggi.

L’8 giugno ci saranno le elezioni del Parlamento europeo, inoltre nel mio comune si terranno anche le comunali. Sempre più spesso incontro cittadini intenzionati a non andare a votare, quindi finisco per ricordare come ai candidati non importi nulla se gli elettori si astengono per protesta, anzi proprio tramite le schede bianche si agevola l’ascesa di chi non si vorrebbe eleggere, mentre i criminali a votare ci vanno eccome. Presentatevi alle urne allora, votate il meno peggio, o comunque il meno disonesto, ma comunque andateci, esercitate il vostro diritto, perché se la salute democratica del nostro Paese è a un punto tanto critico, forse siamo davvero a un passo dalla dittatura, è perché la società civile l’ha permesso con la sua apatia verso le istituzioni.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).