Cultura
Liliana Segre, farfalla gialla che vola al di sopra dei fili spinati
di LAVINIA ORLANDO
La ricorrenza del 27 gennaio dovrebbe rappresentare un momento di unità ed irreprensibilità nella rievocazione di ciò che è stato e nell’eliminazione di qualsiasi germoglio negativo che possa generare il timore di un ritorno a quanto accaduto a danno di milioni di bambini, donne e uomini per mano del nazismo e di tutti gli altri regimi con esso conniventi.
Nonostante ci sia sempre qualcuno che, con dolo o colpa poco importa, continui a descrivere la “Giornata della Memoria” come un momento sostanzialmente inutile, la circostanza che, al contrario, sia ancora estremamente necessario continuare a parlare di Olocausto, regimi totalitari e razzismo è tutta negli episodi di cronaca che, con cadenza quotidiana, narrano di un’Italia (per parlare solo del nostro Paese) mortificata da episodi letteralmente inquietanti con riferimento ai profili appena elencati.
La problematica, del resto, è stata ampiamente analizzata dall’Eurispes (Ente privato di studi Politici, Economici e Sociali) che, proprio all’indomani del 27 gennaio, ha pubblicato l’ormai tradizionale “Rapporto Italia” – anno 2020 – colmo di dati agghiaccianti: per il 15,6% degli italiani l’Olocausto non sarebbe mai accaduto, mentre per il 16,1% non avrebbe prodotto così tante vittime come tradizionalmente affermato, per il 61,7% i recenti episodi di antisemitismo sarebbero casi isolati e non l’indice di un reale problema nel nostro Paese e per il 37,2% sarebbero bravate messe in atto per provocazione o per scherzo.
Ed è giustappunto alla luce dei dati appena elencati che trovano piena ragione le tante iniziative organizzate in occasione dell’appena trascorso 27 gennaio, che rappresenta il settantacinquesimo anniversario della liberazione del campo nazista di Auschwitz ad opera dell’Armata rossa sovietica.
Tra di esse, non si può che citare quanto avvenuto in quel Parlamento europeo che, nota particolarmente significativa, di lì a poco avrebbe siglato ufficialmente la Brexit. L’Assemblea di Bruxelles ha, infatti, accolto uno degli interventi più incisivi della Giornata della memoria, quello di Liliana Segre, Senatrice a vita sopravvissuta allo sterminio nazista, da decenni in giro per la Penisola – soprattutto per scuole di ogni ordine e grado – e di recente posta sotto scorta a causa delle vergognose minacce di cui è stata vittima nei mesi passati.
La Segre ha narrato l’esperienza vissuta, da giovane adolescente nel lager di Auschwitz, ai parlamentari europei e, per il loro tramite, ai milioni di cittadini da loro rappresentati, essenzialmente affinché quanto accaduto non si verifichi più, ma non solo.
Il discorso, durato circa venti minuti, rappresenta un autentico capolavoro di fermezza ed eleganza, da far visionare a studentesse e studenti per avviare un successivo approfondimento avente ad oggetto i tanti Olocausti che continuano a martoriare il mondo.
Tra i passaggi più significativi spicca il riferimento ad un disegno realizzato da una bambina del campo ceco di Terezin, noto per la numericamente importante presenza di bambini le cui realizzazioni grafiche sono tuttora ammirabili presso il museo ebraico di Praga. “Vorrei sempre essere quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati”, ha affermato la Segre, che ha proseguito ulteriormente precisando la grande voglia di vivere dei prigionieri di Auschwitz – “Noi non volevamo morire ed eravamo pazzamente attaccati alla vita qualunque essa fosse, per cui una gamba davanti all’altra e camminare…”.
Un’ulteriore citazione di rilievo è quella riservata a Primo Levi ed al suo “stupore per il male altrui”, con riguardo a quanto di terribile pensato e realizzato “da altre persone che non sono pazze e che non vengono da un mondo lontano, ma che sono tuoi fratelli europei”, riferimento significativo in quanto pronunciato in un Parlamento europeo in cui finalmente “ci si parla e ci si guarda negli occhi”, considerando che “non è sempre stato così”.
Se all’epoca, sempre secondo il racconto della Senatrice, “nessuno aprì una finestra e buttò un pezzo di pane perché c’era la paura…E non fu solo il popolo tedesco, ma tutta l’Europa occupata dai nazisti a risentirne: in Italia i nostri vicini di casa prendevano possesso della nostra casa, dei nostri uffici e dei nostri cani, perché quelli si che erano di razza!”, allo stato attuale “si parla ancora di antisemitismo e razzismo…perché ci sono sempre stati…solo che talvolta non c’era il momento politico per tirare fuori l’antisemitismo ed il razzismo che sono insiti negli animi dei poveri di spirito, ma poi arrivano i momenti più adatti, in cui ci si volta dall’altra parte, in cui è più facile di nuovo far finta di niente, è più facile guardare solo il proprio ordine ed allora tutti quelli che approfittano di questa situazione trovano il terreno più adatto”.
Per quanto la Senatrice abbia ribadito la profonda “difficoltà psichica” nel continuare a parlare nelle scuole, ha comunque chiarito di sapere che il suo dovere sarebbe quello di testimoniare fino alla morte, “dato che io ho visto quei colori, sentito quegli odori e quelle urla in quella babele di lingue che oggi comunicano finalmente in pace”.
La standing ovation finale ha suggellato un intervento che resterà negli annali del Parlamento europeo e che assume un significato particolare anche alla luce di quanto sta accadendo nelle ultime ore con la psicosi da Coronavirus, in seguito alla quale la paura del contagio si sta tramutando in autentico terrore nei confronti di qualsiasi essere umano avente gli occhi a mandorla, spostando il razzismo solitamente riservato a chi ha la pelle nera verso gli asiatici, ragion per cui (insieme a tutte le altre) la testimonianza della Segre, che ci piace rappresentare come la più bella tra le farfalle gialle che volano al di sopra dei fili spinati, risulta essere ancora di estremo rilievo.