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23 Giugno 2025

Verso la guerra nucleare? La follia di Israele e la complicità degli Stati Uniti

È il momento di scegliere da che parte stare

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Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

La verità: prima vittima di ogni guerra

C’è un vecchio detto che dice: «In tempo di guerra, la prima vittima è sempre la verità». Mai come oggi questa frase risulta vera, di fronte alla nuova fase del conflitto tra Israele e la Repubblica Islamica dell’Iran.

Mentre gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali cercano di imporre al mondo la loro versione – un copione riciclato fatto di bugie, manipolazioni e propaganda di guerra – la realtà è un’altra: siamo sull’orlo di un’escalation che potrebbe spingere il pianeta verso un conflitto nucleare.

Il declino degli Stati Uniti: la radice della crisi attuale

Per capire come siamo arrivati a questo punto, bisogna guardare prima agli Stati Uniti. La superpotenza di Washington sa di essere in declino. Sta perdendo terreno economico, tecnologico e scientifico, soprattutto rispetto alla Cina.

All’interno delle regole del gioco che loro stessi hanno creato, gli USA non hanno più modo di riprendere il controllo solo con l’economia o la diplomazia. Resta solo la forza militare. E quando il tempo gioca contro, la tentazione della guerra diventa irresistibile.

Il problema è strutturale, non riguarda solo Trump o i repubblicani. Lo abbiamo già visto con Obama, il “Premio Nobel per la Pace” che ha disseminato droni assassini in Medio Oriente e in Africa. I democratici oggi non sono meno bellicisti. La macchina da guerra statunitense è un mostro bipartisan.

Israele: il cane rabbioso che spinge il mondo verso l’abisso

In questo scenario di decadenza statunitense, Israele assume un ruolo centrale e profondamente pericoloso. Isolato diplomaticamente, guidato da un governo di estrema destra e con un Netanyahu disposto a tutto, il regime sionista cerca di trascinare il mondo in un conflitto globale.

La strategia è chiara: provocare l’Iran, creare pretesti, manipolare l’opinione pubblica e costringere gli Stati Uniti e gli altri membri del G7 a entrare in guerra.

Israele sa che la sua sopravvivenza politica e militare dipende dal sostegno incondizionato di Washington. E sa anche che il tempo gioca contro di loro.

La recente escalation – che abbiamo già denunciato nell’articolo della scorsa settimana – mostra che Israele sta mettendo alla prova i limiti della comunità internazionale. Ignora le risoluzioni dell’ONU, bombarda obiettivi civili, assassina scienziati iraniani.

Il pericolo nucleare è reale

Non è allarmismo. Il rischio nucleare è presente ed è reale. Non solo nella retorica: la logica di un’escalation continua, alimentata dal sionismo e dall’industria bellica negli USA, può portarci rapidamente al disastro.

Jeffrey Sachs e Sybill Fares, in un articolo pubblicato su Common Dreams, hanno denunciato il cinismo di Netanyahu e lanciato un allarme al mondo: «Bisogna fermarlo prima che ci trascini tutti nella catastrofe».

Ecco il link all’articolo originale: Stop Netanyahu Before He Gets Us All Killed

Trump: esitazioni, contraddizioni e lo spettro del Vietnam

Negli ultimi giorni, Trump ha vacillato pubblicamente su cosa fare. Prima ha promesso di intervenire militarmente al fianco di Israele. Poi ha fatto marcia indietro. Ora afferma che darà una risposta definitiva “entro due settimane”, come se il mondo avesse questo tempo – e come se la guerra già in corso potesse aspettare.

Questo comportamento contraddittorio rivela non solo la confusione interna dell’amministrazione Trump, ma anche la perdita di capacità degli Stati Uniti di esercitare la loro vecchia leadership imperiale in modo chiaro e deciso.

Il rischio è reale: se gli Stati Uniti non interverranno militarmente, l’Iran potrebbe sconfiggere Israele. E se ciò accadesse, sarebbe un’altra sconfitta storica e vergognosa per l’impero nordamericano — forse tanto simbolica quanto quella del Vietnam. Un colpo politico e strategico che potrebbe accelerare ulteriormente il declino degli USA come potenza globale.

E l’Europa? Una complice silenziosa

Francia, Germania, Regno Unito, Giappone… Tutte le vecchie potenze coloniali seguono obbedientemente il copione di Washington. Investono nel riarmo, chiudono gli occhi di fronte ai crimini di guerra di Israele e rinunciano a qualsiasi pretesa di politica estera indipendente.

E adesso?

La domanda è dura ma necessaria: cosa fare?

Accettare il ricatto della guerra preventiva? Restare in silenzio mentre si prepara un nuovo crimine contro l’umanità? Permettere che il G7 e Israele decidano il futuro del pianeta?

Oppure scegliere la strada della resistenza, della denuncia e della solidarietà internazionale?

Non c’è più spazio per le ambiguità. I popoli del mondo devono esigere dai propri governi: rottura immediata delle relazioni diplomatiche con Israele e sostegno concreto all’Iran e a tutti i popoli che resistono all’imperialismo.

Conclusione: O lottiamo, o sarà troppo tardi

Non si tratta solo di geopolitica. Stiamo parlando della sopravvivenza della nostra specie. Restare passivi di fronte a questa escalation significa accettare un futuro di guerre infinite, disastri climatici, dittature digitali e disumanizzazione.

È il momento di scegliere da che parte stare. La nostra scelta è chiara: contro l’imperialismo, contro il sionismo, contro la guerra. Per un mondo multipolare, giusto e in pace.