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Esteri

Il tendenziale del Pil della Cina al 5,3% spiazza gli analisti occidentali

“L’economia cinese è cresciuta più del previsto nei primi tre mesi dell’anno, come mostrano nuovi dati, con un aumento del  1,6% a marzo e una proiezione annua al 5,3%”.

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Credit foto http://www.imesi.org/2018/10/10/le-statistiche-chiave-rivelano-la-resilienza-economica-della-cina-progetto-crescita-globale-lungo-la-nuova-via-della-seta-cinese/

Di Fulvio Rapanà

La notizia è qualche giorno fa ed è esplosa, negli ambienti finanziari e nelle cancellerie occidentali, molto più di un drone  iraniano: “L’economia cinese è cresciuta più del previsto nei primi tre mesi dell’anno, come mostrano nuovi dati, con un aumento del  1,6% a marzo e una proiezione annua al 5,3%”. Gli analisti Usa si aspettavano un dato del Pil cinese  pari o, meglio, inferiore al 5% come dato tendenziale annuo. Gli analisti  occidentali  si chiedono come è possibile che nonostante tutte le attività di decouplig,  disaccoppiamento dell’economia occidentale da quella cinese, e di  “friendshoring”,  delocalizzazione della produzione e delle catene di approvvigionamento dalla Cina in paesi amici o potenziali tali come India o Vietnam; nonostante tre round di restrizioni commerciali su chip e altro materiale elettronico, l’economia della Cina continua a crescere e ad espandersi migliorando oltretutto il livello tecnologico delle proprie produzioni. Nonostante il fallimento di due colossi dell’edilizia e della crisi dell’intero settore immobiliare, che ha rappresentato negli ultimi 20 anni un potente volano dell’economia cinese, la Cina continua a crescere ben oltre le nostre peggiori aspettative. Prima di valutare i dati  ritengo opportuno partire con una analisi “al volo” della società cinese che sta alla base del fenomeno economico.  Conosciamo poco del popolo e della società cinese, ci basiamo su stereotipi che  vengono proposti da divulgatori di propaganda nostrana. Oltre che le persone comuni anche gli economisti conoscono poco la società cinese e quindi di conseguenza   fanno previsioni e proiezioni  su modelli standard tipici del capitalismo occidentali che probabilmente vanno in parete modificati per il mondo asiatico proprio in relazione alle diverse qualità delle due società. Lo stereotipo  del cittadino cinese, proposto dai media occidentali, è di un burattino, rigido, decorticato, sciatto, totalmente soggiogato e asservito al grand fratello del PCC. Chiedo un parere ad un amico che da 20 anni fa import/export e vive almeno 6 mesi all’anno in Cina:” Il cinese è geniale almeno quanto un giapponese ma è più flessibile di un americano e fantasioso quanto un italiano e quindi risolve le questioni in un decimo del tempo del giapponese; è  più disciplinato del tedesco, è  furbo come un napoletano, non è religioso ma  adegua la sua vita all’ “Etica confuciana”; non è sportivo, ma gli piace mangiare e bere e giocare d’azzardo, Canton è Las Vegas moltiplicato per 10. Sono sopravvissuti a 70 anni di comunismo durissimo, più di quello sovietico,  e alla devastazione della rivoluzione culturale che  ha radicato la convinzione millenaria che più lontani si sta dal potere meglio è. In giro c’è pochissima polizia, la droga ci sarà ma non nella stessa quantità e  penetrazione sociale come in occidente, e comunque per i trafficanti c’è la pena di morte. Si dice che siano tutti delle marionette nelle mani del partito, falso, il partito incide nella vita e nelle attività dei grandi imprenditori, fuori dalle grandi città milioni di cinesi non sanno chi è il Presidente della Repubblica. Per gli italiani e il made in Italy la Cina rappresenta una grandissima opportunità. I cinesi a tutti i livelli amano il design, l’abbigliamento e il look italiano altre che il cibo i vini e il food in generale, e poi l’Italia non è conosciuta come una potenza coloniale con un grande vantaggio rispetto ad altre nazioni occidentali. Con Xi Jinping ci sono malumori soprattutto nella burocrazia, nel partito e nelle forze armate perché ha scatenato una guerra senza quartiere alla corruzione. Gli imprenditori hanno avuto grandi agevolazioni e finanziamenti dal Governo come Tesla, che all’80%  è una azienda cinese, cosi’ come hanno avuto bastonate come Jeck Ma di Alibaba che voleva trasformarla in una banca e utilizzare i soldi depositati sui conti per fare finanziamenti  ,  senza alcun controllo delle autorità monetarie cinesi. Memore di altri scandali del passato bene ha fatto il governo a dargli una dritta. Se non vai a scuola arriva a casa la polizia, l’assistenza sanitaria è gratuita per tutti. Diritti, doveri, libertà e restrizioni  si mischiano, in modo diverso rispetto all’occidente, in una società di 1,5 miliardi di persone che nella sua storia non ha mai votato; hanno opinioni politiche, economiche e  sociali varie  ma  è ligio al principio confuciano dell’autorità gerarchica ” . Mi sembrano parole che chiariscono  un preconcetto di sottovalutazione dei cinesi, come individuo e come società, da parte dell’occidente che ci porta a errare nel valutare la società cinese e quindi la nostra capacità di prevedere i risultati che questa società può raggiungere.   Per oltre due decenni la fenomenale performance economica della Cina ha impressionato e allarmato gran parte del mondo, particolarmente gli Stati Uniti, il suo principale partner commerciale. Ma dal 2019, la crescita è rallentata portando molti osservatori a concludere che la Cina ha già raggiunto il picco come potenza economica .  Soprattutto negli Usa e in Giappone esperti dubitano che la crescita della Cina continuerà, sottolineano una serie di indicatori come la debole spesa delle famiglie , il calo degli investimenti privati, la  radicata deflazione, la fuga dei capitali, il deprezzamento del Renminbi, la moneta nazionale  . Prima di superare gli Stati Uniti, sostengono, la Cina probabilmente entrerà in una lunga recessione o stagnazione da cui come il Giappone non ne uscirà più a causa del calo demografico. Ma questa visione sprezzante di quel paese sottovaluta la resilienza della società e quindi le capacità della sua economia. Certamente  la Cina si trova ad affrontare diversi ostacoli ben documentati, tra cui un crollo del mercato immobiliare, le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sull’accesso a molte tecnologie,  anche non avanzate,  e in generale al commercio fra le economie occidentali  e quella cinese;  una popolazione in età lavorativa in diminuzione. Ma la Cina ha superato sfide ancora più grandi quando ha intrapreso il percorso delle riforme economiche alla fine degli anni ’70. Sebbene la sua crescita sia rallentata negli ultimi anni, è possibile che la Cina  continui a espandersi a un ritmo doppio rispetto a quello degli Stati Uniti negli anni a venire ne superi il Pil entro il 2030.                                                                                                                      Numerosi dati malintesi sono alla base del pessimismo sul potenziale economico della Cina. Per farmi una opinione  non influenzata dai tifosi di una parte o dall’altra analizzo  numeri e statistiche che trovo su siti istituzionale indipendenti come OCSE e Banca Mondiale.

Primo elemento da chiarire è il reale conteggio del Pil. È vero che dal 2021 al 2023 il Pil cinese è sceso dal 76% del Pil statunitense al 67%,ma è anche vero che il Pil cinese nello stesso periodo è cresciuto  del 20% mentre quello americano dell’8%. Sembrerebbe una contraddizione che però è spiegabile scorporando dal PIL nominale l’inflazione per cui nel 2023 al netto dell’inflazione il Pil nominale Usa del 5,1% passa ad un Pil reale del 2,5% mentre il Pil  nominale della Cina del 5,2% al netto dell’inflazione del 0,6% passa al 4,5%.

Una seconda variabile che va meglio interpretata riguarderebbero i deboli consumi interni delle famiglie cinesi. I dati OCSE smentiscono clamorosamente questa teoria. Nel 2023  il reddito reale pro capite è aumentato del 6%, il 50% in più del Pil reale (4,6%), e il consumo pro capite è aumentato del 9%, il doppio del Pil. Se la fiducia dei consumatori fosse debole, le famiglie ridurrebbero i consumi, accumulando invece i propri risparmi e invece la Banca Mondiale, che si occupa anche di flussi dei risparmi, ci dice che nel 2023 le famiglie cinesi hanno fatto esattamente il contrario: i consumi sono cresciuti più del reddito, il che è possibile solo se le famiglie riducono la quota del loro reddito destinata al risparmio. La spesa per il turismo nazionale e le vendite dei biglietti di viaggio per la festa del Calendario Lunare di febbraio sono aumentate  superando di gran lunga i livelli precedenti alla pandemia Covid-19. Sono aumentate le vendite di materiale elettronico come gli smartphone , anche se non per Apple, poiché gli acquirenti cinesi scelgono sempre più spesso marchi asiatici, in particolare di Huawei che,  gettando nello sconforto la Casa Bianca e nonostante la dura e ingiusta repressione fatta da Trump , a settembre 2023 ha tirato fuori un cellulare molto ma molto vicino alle prestazioni dell’Iphon 15 di Apple.

Alcune  analisi provenienti  dal Giappone concentrano la loro attenzione sulla diminuzione nel 2023 del costo generale dei beni industriali causato, secondo lo studio,  “dalla diminuzione, da parte degli imprenditori,  dell’interesse a sviluppare e innovare le capacità produttive dell’azienda piuttosto che a consolidarla riducendo le esposizioni bancarie”. Ma anche in questo caso è accaduto l’esatto opposto: le imprese cinesi, così come attestato dalla Banca Mondiale,  hanno aumentato i prestiti, sia in termini assoluti che in percentuale del PIL,  sono aumentati gli investimenti nel settore manifatturiero, minerario, dei servizi pubblici e  privati. A ulteriore conferma del fenomeno è intervenuta il mese scorso la Federal Reserve Usa il cui centro studi hanno avvertito che la Cina sta vivendo un “picco di zuccheri” nella costruzione di fabbriche, alimentato da ingenti prestiti bancari. La crescita dell’industria manufatturiera della Cina è stata favorita dal ritmo incalzante degli investimenti nelle fabbriche, aumentati del 9,9% rispetto a un anno fa e che a sua volta  a contribuito ad una forte aumento delle esportazioni tra il quarto trimestre 2023 e il primo 2024. Fra gennaio e marzo 2024 il valore delle esportazioni è aumentato del 7% in dollari rispetto all’anno precedente e del 10% se misurato nella valuta cinese, il renminbi. In un report il   Ministero del Commercio cinese, relativamente al primo trimestre 2024, ha certificato che il volume fisico delle esportazioni è aumentato del 26% (!!!) rispetto al primo trimestre 2023, in termini di  valore le esportazioni sono aumentato del 11% in dollari  e del 14% se misurato in renminbi.

Per ultimo il fenomeno della fuga dei capitali finanziari dalla Cina  è da mettere in relazione all’aumento, da marzo 2022   la Federal Reserve, e a seguire della BCE,  dei  tassi di interesse di oltre cinque punti percentuali dallo 0,25% al 5,5%, mentre nel medesimo periodo  la Banca Centrale Cinese ha tagliato il tasso di interesse di base dal 3,70% al 3,45%.E’ ovvio che il crescente divario tra i tassi di interesse cinesi e quelli occidentali ha  invertito quello che era stato un grande afflusso di capitali stranieri in Cina, ma ha anche  depresso del 10% il valore del renminbi rispetto al dollaro. Due fenomeni monetari che tenderanno a riequilibrarsi mano a mano che le banche centrali dell’occidente prenderanno a ridurre i tassi

Non vorrei che gli analisti occidentali più vicini alle ansie governative americane facciano come i cineasti che persa la guerra reale in Vietnam e Afganistan provano a vincerla con i film.

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