21 Luglio 2025
Trump dichiara guerra al Brasile e ai BRICS: l’attacco al Pix svela l’offensiva degli Stati Uniti contro il Sud Globale
In America Latina, in Africa e in Asia, cresce la consapevolezza che è tempo di rompere con la dominazione finanziaria e militare che soffoca i popoli. E il Brasile, con la sua forza culturale, tecnologica e diplomatica, è al centro di questa svolta storica.

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
Mentre l’Unione Europea si inginocchia al bellicismo della NATO e segue Washington verso un abisso geopolitico, il Brasile diventa nuovamente bersaglio di un’offensiva guidata da Donald Trump. L’ex presidente degli Stati Uniti, già in piena campagna elettorale e determinato a schiacciare ogni alternativa al dollaro e all’impero finanziario angloamericano, ha annunciato una tariffa del 50% sui prodotti brasiliani — un atto ostile che analisti interpretano come una dichiarazione di guerra economica contro i BRICS e il Sud Globale.
Il giornalista e analista geopolitico Pepe Escobar, in un recente video, è stato categorico:
“Siamo di fronte a una guerra totale, senza frontiere, contro i BRICS. E il Brasile è stato messo nel centro dell’uragano.”
Il Brasile come bersaglio centrale della guerra ibrida
Il tempismo dell’attacco non è casuale: pochi giorni dopo il vertice dei BRICS a Rio de Janeiro — il più grande della storia — in cui il Brasile ha riaffermato il proprio protagonismo nella costruzione di un mondo multipolare. Il Paese è stato riconosciuto come anello fondamentale del blocco in America Latina, accanto a Cina, Russia, India, Sudafrica, Iran e altri paesi in prima linea nel processo di transizione globale.
Secondo Escobar, la tariffa del 50% imposta da Trump non è solo una misura protezionista, ma un atto di sabotaggio diretto alla sovranità brasiliana e all’ascesa di alternative al sistema unipolare dominato da Washington.
“Non è affatto un caso che questa sanzione sia stata annunciata subito dopo il vertice di Rio. È un messaggio dell’Impero: chi osa alzare la testa, sarà punito.”
Il Pix nel mirino: il sistema che disturba Washington
Tra gli attacchi più inattesi, emerge l’interesse statunitense per il Pix, il sistema pubblico brasiliano di pagamenti istantanei, sviluppato dalla Banca Centrale. Gratuito per i cittadini e con costi molto bassi per le imprese, il Pix è diventato un modello internazionale, muovendo oltre 26,4 trilioni di reais nel solo 2024.
È un sistema statale che consente trasferimenti bancari immediati, attivo 24 ore su 24 anche tra istituti diversi, che ha rivoluzionato l’inclusione finanziaria in Brasile e ispirato progetti simili all’estero.
L’offensiva americana contro il Pix è emersa il 15 luglio, con l’apertura di un’indagine ufficiale da parte del governo Trump su “pratiche sleali” nel settore dei pagamenti. Sebbene il documento non menzioni esplicitamente il nome Pix, fa riferimento a “servizi di pagamento elettronico forniti dal governo” — una chiara allusione al sistema brasiliano.
La pressione delle multinazionali americane
Dietro l’attacco si celano le pressioni di colossi come Visa, Mastercard, Google, Meta e grandi fintech, che vedono nel Pix una minaccia diretta ai propri margini di profitto. Negli Stati Uniti, i trasferimenti istantanei sono a pagamento, mentre il Pix è gratuito. Negli USA, i sistemi sono privati e frammentati, mentre in Brasile sono pubblici, universali ed efficienti. E peggio ancora per Washington: stanno iniziando a essere adottati altrove.
Il progetto del “Pix internazionale”, già in fase sperimentale a Miami, Lisbona e Buenos Aires, preoccupa ancora di più. L’idea di integrare questo sistema a una futura moneta dei BRICS rappresenta una minaccia concreta all’egemonia del dollaro nel commercio globale.
La risposta del Brasile sovrano
Il governo brasiliano ha reagito con fermezza. Il vicepresidente e ministro dell’Industria, Geraldo Alckmin, ha definito la tariffa del 50% una politica “perdi-perdi” e ha difeso il dialogo multilaterale.
“Il Pix è un successo, un modello d’innovazione pubblica che suscita interesse in tutto il mondo”, ha affermato.
Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva è stato ancora più diretto nel respingere l’arroganza imperiale di Trump:
“Lula afferma che Trump “è stato eletto presidente degli Stati Uniti, non imperatore del mondo”.
La sua dichiarazione ha avuto risonanza internazionale come un richiamo alla resistenza e alla dignità dei popoli del Sud Globale. Lula ha ribadito che il Brasile “non accetterà minacce” e continuerà a difendere la propria sovranità economica, ambientale e tecnologica.
L’impero in declino, il Sud in ascesa
L’attacco al Brasile e al Pix rivela la disperazione di una potenza in declino, che non ha più nulla da offrire al mondo se non minacce, sanzioni e ricatti. Intanto, i BRICS propongono un’altra via: pace, cooperazione, innovazione pubblica e sovranità economica.
In America Latina, in Africa e in Asia, cresce la consapevolezza che è tempo di rompere con la dominazione finanziaria e militare che soffoca i popoli. E il Brasile, con la sua forza culturale, tecnologica e diplomatica, è al centro di questa svolta storica.
