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19 Maggio 2025

I PROGETTI DI TRUMP FINIRANNO IN FARSA O IN TRAGEDIA?

Il più centrato è quello di Martin Wolf “questa amministrazione vuole imporre un accordo di cui qualsiasi governo o politico o persona possa fidarsi? Non ci credo”. Non conosce bene le Meloni!!

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Credit foto https://www.milanofinanza.it/news/dazi-la-cina-convoca-un-vertice-di-emergenza-non-cediamo-alle-minacce-di-donald-trump-202504091154513704

Di Fulvio Rapanà

Dopo che ha fatto ancora una volta la figura del peracottaro con la Cina, Trump fa trapelare improbabili progetti “globali” che ribalterebbero la situazione disastrosa in cui sta portando gli Stati Uniti. Per i giornali americani anche di area conservatrice circolano idee su progetti che Trump ha in mente di mettere in piedi non sapendo più cosa disfare per i prossimi tre anni e mezzo. La base politica è di un nazionalismo economico americano su cui realizzare un progetto economico “egemonico” entro il quale stringere i ranghi di “fedeli Alleati” . Il Wall Street Journal e Financial Times riassumono, sia pure in modo un po’ diverso, il progetto in tre punti: ruolo del dollaro, sistema delle alleanze e debito federale.

RUOLO DEL DOLLARO 

Secondo i “cervelli” di Trump è necessario rivedere il ruolo del dollaro eccessivamente sopravvalutato che penalizzerebbe l’industria e le esportazioni americane senza abdicare al ruolo geopolitico mondiale del dollaro e ai privilegi che da questa predominanza gli Stati Uniti ricevono. Come dicono a Wall Street: “ Trump fotte e  chiagn’e”. Il dollaro e il sistema di pagamenti SWIFT che a quella moneta è legato permette agli USA di avere una capacità di incidere nella geopolitica mondiale senza dovere utilizzare le armi ma attraverso le sanzioni che vengono attuate e funzionano con il sistema di pagamento SWIFT.

IL SISTEMA DELLE ALLEANZE

Trump vorrebbe dividere i paesi in base alle loro politiche valutarie, agli accordi commerciali bilaterali e un sistema di sicurezza comune e condiviso. Il Segretario al Tesoro Besset incidentalmente ha elencato una serie di criteri per misurare la vicinanza al nuovo “Washington consensus”: reciprocità tariffaria e di apertura commerciale dei rispettivi mercati, rispetto della proprietà intellettuale, politiche di contrasto alla Cina, espletamento degli obblighi verso le organizzazioni militari come la NATO, allineamento alle sanzioni imposte dagli USA. Per Bessent chi vuole stare all’interno dell’ombrello economico e militare degli Stati Uniti deve anche stare all’interno dell’ambito di un  commercio equo e solidale!! Ma per l’ esclusivo vantaggio degli USA. Per arrivare al risultato di una nuova alleanza pro-USA Trump utilizza i dazi come elemento di pressione sui governi e convincerli ad entrare nell’Alleanza per erigere una barriera, un muro di economie, e  ricacciare indietro la Cina. Le nazioni che non vorranno aderire a questa Alleanza saranno sottoposte a dazi crescenti e anche a sanzioni. Sono molte le riserve, le domande e le riflessioni che sorgono su tutto il programma. Intanto gli USA hanno poco da esportare che altri già non abbiano a prezzi minori e la colpa non è certamente il dollaro forte. In termini di fatturato la gran parte dell’export USA è composto principalmente da :prodotti petroliferi , prodotti agricoli, come la soia,  e armi. La parte economica dell’Alleanza dovrebbe incidere su  economie, sia interna che  internazionale,  composte  quasi totalmente da aziende private. Non si tratta di uno scambio fra stati come quello appena fatto da Trump con l’Arabia Saudita per la vendita di armi,  ma fra aziende, esercenti e persone che verrebbero costrette ad acquistare ad un prezzo superiore, o vendere ad un prezzo inferiore, beni e servizi con valutazioni  fuori mercato. Come scrive il Wall Street Journal “siamo in presenza di un assurdo per cui gli Stati Uniti campioni del commercio e del privato vorrebbero imporre un sistema economico pianificato simile a quello sovietico  ad una nazione come la Cina governata da comunisti ma che punta al libero mercato e al libero scambio!!”.

IL DEBITO FEDERALE AMERICANO

Di queste ore il declassamento da parte di Moody’s del rating sul debito americano deciso come conseguenza del progetto di abbattimento delle tasse di cui si discute con molte perplessità al Congresso e che inevitabilmente porterà ad un aumento del debito. Trump,  e  non può essere diversamente,  ha un progetto più ampio sia per far pagare agli altri stati i 35 triglioni del debito già esistente, pari al 120% del PIL,  e che costa, ai prezzi attuali dei titoli di stato, più di 1.000 miliardi di dollari di interessi, sia l’ulteriore abbattimento delle imposte dirette e indirette per i cittadini americani.. Provo a semplificare. I governi che partecipano all’Alleanza e che abbiano stock importanti di dollari nelle loro riserve dovrebbero vendere questi dollari, a prezzi ovviamente più bassi di quelli d’acquisto, in modo da rivalutare le loro monete rispetto al dollaro, che diverrebbe più a buon mercato.   Inoltre dovrebbero scambiare i titoli del tesoro americano che detengono con obbligazioni a 50 o 70 o 100 anni, emessi dalla FED, a tasso praticamente a zero.  A questi paesi alleati si dovrebbero aggiungere i paesi, che non partecipano all’Alleanza, ma che già detengono stock di dollari molto rilevanti nelle loro riserve come la Cina, 3.000 miliardi, il Giappone, con 1.200 miliardi, la Svizzera con 800 miliardi, l’India con 600 miliardi  e così altri. Chi non ci sta a vendere a prezzi bassi i dollari detenuti è passibile di pagare una tassa d’uso sulle transazioni effettuate in dollari che passano tutte dal sistema Swift e una tassa di detenzione dei dollari. Praticamente per ogni dollaro utilizzato in un pagamento per una fornitura di petrolio fra Arabia Saudita e Giappone sarà applicata una “tassa per l’uso del dollaro” come moneta di scambio. Oppure se hai dei dollari nelle tue riserve devi pagare una “tassa di detenzione dei dollari”. Bellissimo!!. E’ così semplice, conveniente e razionale che risulta sospetto che Biden o Obama non ci abbiano pensato!!. Riassumo per sommi capi le criticità. Intanto  gli Alleati che aderiscono al progetto dovrebbero avere economie stabili, solide e con grosse riserve non certamente la Cambogia, il Lesotho, Taiwan, le Filippine o la Lituania. Le economie “non alleate” sono molto più potenti, stabili e liquide rispetto a quella americana che oltre all’enorme  debito federale ha anche un disavanzo commerciale con quasi tutto il resto del mondo. Davanti ad un sovvertimento della stabilità monetaria mondiale le economie più potenti potrebbero usare come moneta di scambio o l’Euro che già gira sul sistema Sepa o le altre  monete come lo Yen o lo Yuan su piattaforme, alternativa allo Swift, che già esistono. Ultima eccezione riguarda la reale volontà e capacità degli Stati Uniti e della sua opinione pubblica di entrare in una guerra potenzialmente nucleare per difendere un “Alleato” per esempio Taiwan o i Paesi Baltici. Da un sondaggio Gallup solo il 11% degli americani sarebbe favorevole. Un po’ poco. I toni dei commenti sul progetto nei giornali americani vanno dal tecnico al sarcastico. Per il Financial Times “L’Accordo che si prospetta e i contenuti potrebbero destabilizzare l’intero sistema monetario mondiale con conseguenza molto negative intanto per gli Stati Uniti che di questo sistema sono i maggiori beneficiari”. Il più centrato è quello di Martin Wolf “questa amministrazione vuole imporre un accordo di cui qualsiasi governo o politico o persona possa fidarsi? Non ci credo”. Non conosce bene le Meloni!!

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