14 Luglio 2025
Una lettera, un oltraggio: Trump minaccia il Brasile ed esige l’impunità per Bolsonaro
Il Brasile non si piegherà. E non perdonerà facilmente.

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
Nella storia recente della diplomazia internazionale, raramente un capo di Stato ha subito un affronto così grave alla propria sovranità come quello rivolto al presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha inviato a Lula una lettera con richieste inaccettabili: interferire nel sistema giudiziario nazionale per impedire il processo e l’eventuale condanna di Jair Bolsonaro. In caso contrario, ha minacciato di imporre una tariffa aggiuntiva del 50% sulle importazioni brasiliane — oltre al 10% già annunciato contro tutti i paesi del BRICS.
La lettera di Trump non è solo offensiva: è un attacco diretto all’autonomia istituzionale del Brasile e alla dignità del suo popolo. È il ritorno in piena regola della Dottrina Monroe, del vecchio colonialismo, ora travestito dalla retorica autoritaria del trumpismo. Trump, candidato alla presidenza nel 2024, tenta di trasformare la politica estera statunitense in uno strumento di ricatto personale ed elettorale, trattando il Brasile come una pedina usa e getta sul proprio scacchiere.
La risposta decisa del Brasile
La risposta del presidente Lula è stata all’altezza: il Brasile “non accetterà di essere tutelato da nessuno”. Lula ha riaffermato l’indipendenza dei poteri e ha chiarito che ogni tentativo di ingerenza sarà contrastato con la Legge di reciprocità economica. La lettera è stata restituita all’ambasciata statunitense.
Inoltre, Lula ha sottolineato che il processo contro i responsabili del tentato colpo di Stato dell’8 gennaio 2023 — tra cui l’ex presidente Bolsonaro e alti ufficiali militari — è di competenza esclusiva della giustizia brasiliana. La minaccia di Trump non solo calpesta questo principio, ma legittima apertamente il golpismo ancora latente in Brasile.
Due obiettivi strategici: i BRICS e l’America Latina
La politica tariffaria di Trump mira a due bersagli precisi:
1. Colpire i BRICS: L’imposizione del 10% sulle importazioni dei paesi BRICS è una reazione diretta al rafforzamento geopolitico dell’alleanza. Il recente vertice di Rio de Janeiro, sotto la presidenza di Lula, ha segnato una svolta storica. I nuovi paesi partner (Vietnam, Cuba, Bolivia, ecc.) dimostrano che il mondo si sta orientando verso un ordine multipolare. Per l’impero statunitense in declino, questo rappresenta una minaccia. Le tariffe sono un tentativo disperato di destabilizzare questo nuovo equilibrio.
2. Riaffermare il colonialismo statunitense in America Latina: Trump e i suoi alleati vedono la regione come un “giardino da riconquistare”. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha dichiarato apertamente che gli Stati Uniti devono “recuperare il proprio cortile”, riferendosi anche al Canale di Panama. Colpire il Brasile, che ha un peso strategico nella regione, è un attacco all’intera sovranità latinoamericana, in vista delle elezioni del 2026.
Avvertimento all’Europa: inginocchiarsi ha un prezzo
In Europa, il silenzio di fronte alle aggressioni statunitensi contro il Sud globale è assordante. Ma alcune voci si levano. L’eurodeputata Clare Daly (Irlanda) ha denunciato in Parlamento l’autoritarismo crescente in Brasile e l’ipocrisia dell’Occidente. Ha criticato l’arresto selettivo degli oppositori politici e l’acquiescenza verso Israele e gli Stati Uniti.
L’Europa deve smettere di inginocchiarsi. La sottomissione ha un prezzo: in termini di energia, di cibo, di pace e di credibilità.
Bolsonaro non è mai stato patriota — e la lettera può aprire gli occhi ai brasiliani
Il bolsonarismo è sempre stato una parodia grottesca del servilismo. Bolsonaro non è mai stato un patriota: in ogni evento ufficiale, la bandiera degli Stati Uniti e quella di Israele erano sempre presenti. Il suo progetto è quello di uno stato vassallo.
La lettera di Trump potrebbe rivelarsi un boomerang. Chiedendo di salvare Bolsonaro dalla giustizia, Trump conferma che il bolsonarismo non è un movimento nazionale, ma uno strumento straniero. I primi a soffrire saranno i poveri, ma quando le tariffe colpiranno i grandi esportatori, anche l’élite potrebbe reagire.
In Canada e in Australia, le intromissioni di Trump hanno prodotto l’effetto opposto. Che anche in Brasile accada lo stesso.
Allerta continentale: il bersaglio non è solo il Brasile
Anche i paesi vicini devono restare vigili. Oltre al Brasile, Cile e Colombia andranno presto al voto. Il Cile oscilla storicamente tra destra e centro-sinistra, mentre in Colombia il governo di Petro subisce costanti pressioni da una élite ostile. La lettera di Trump è un messaggio per l’intera regione: “o si piegano, o pagano”.
Difendere il Brasile oggi è difendere il futuro del continente.
Lo storico interventismo degli Stati Uniti
Le minacce di Trump sono parte di una lunga tradizione imperiale:
Interferenze economiche:
- Iran: sanzioni unilaterali dopo l’uscita dall’accordo nucleare.
- Venezuela: blocco petrolifero, congelamento di beni della PDVSA.
- Cuba: embargo rafforzato, limitazioni alle rimesse.
- Cina: guerra commerciale e blocco tecnologico (Huawei, TikTok).
Interventi militari:
- Iran: assassinio di Qassem Soleimani (2020).
- Siria: bombardamenti senza mandato ONU.
- Venezuela: sostegno all’opposizione armata.
Ingerenze diplomatiche e politiche:
- Venezuela: riconoscimento di Guaidó.
- Bolivia: appoggio al golpe contro Evo Morales.
- Ucraina: pressioni per colpire Hunter Biden.
- ONU e OMS: tagli ai finanziamenti, uscita dagli accordi internazionali.
Il Brasile non si inginocchierà. Né dimenticherà.
La lettera di Trump è un atto grave, ma anche un segno di debolezza. L’impero vacilla. E i popoli del Sud globale costruiscono alternative. Lula e i BRICS indicano una via: multipolarismo, cooperazione, giustizia ecologica. Il Brasile non si piegherà. E non perdonerà facilmente.
