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11 Agosto 2025

Boaventura de Sousa Santos: per una cooperazione Sud-Sud e un femminismo decoloniale delle resistenze

«La speranza è una categoria epistemologica, non un lusso emotivo»
(Epistemologies of the South, 2014).

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Di Maddalena Celano

Nel cuore delle molteplici crisi del presente – ecologiche, epistemiche, politiche, economiche e culturali – il pensiero di Boaventura de Sousa Santos si impone come una bussola critica capace di orientare le pratiche emancipatrici dei popoli oppressi. Sociologo e giurista portoghese, de Sousa Santos ha saputo coniugare con rigore e passione l’analisi delle forme di dominazione globale con la valorizzazione delle lotte sociali che germogliano nelle periferie del mondo.

La sua riflessione parte da una premessa radicale: non c’è giustizia sociale senza giustizia cognitiva. Da qui la necessità di decolonizzare il sapere, smascherando l’arroganza epistemologica dell’Occidente moderno-coloniale che, in nome della “scienza” e della “ragione”, ha imposto un’egemonia culturale devastante. De Sousa Santos scrive:

«La battaglia contro il pensiero abissale è la battaglia per la giustizia globale. E tale battaglia è, prima di tutto, una battaglia epistemologica»
(Epistemologies of the South, 2014).

Epistemologie del Sud e orizzonti pluriversali

Le sue epistemologie del Sud non si limitano a offrire alternative teoriche. Sono una proposta concreta di ricostruzione del mondo, a partire dalle pratiche di resistenza dei popoli indigeni, delle comunità afrodiscendenti, dei movimenti contadini, dei migranti e delle soggettività non conformi.

«I saperi del Sud globale non sono inferiori, né arretrati. Sono saperi diversi, plurali, situati, e spesso più attenti alla vita che non alla logica del profitto»
(The End of the Cognitive Empire, 2018).

È in questo quadro che la cooperazione Sud-Sud assume un significato radicale: non solo come alleanza tra governi del Sud globale, ma come intreccio solidale tra soggetti storicamente marginalizzati, che condividono pratiche di autonomia, cura dei territori, pedagogie popolari, economie alternative e sistemi giuridici non statuali. Il Sud-Sud è anche un Sud interiore, presente nelle periferie del Nord, nei quartieri razzializzati, nei luoghi dello sfruttamento e della stigmatizzazione. Per de Sousa Santos:

«Non ci può essere un Nord globale senza i Sud che ha colonizzato. È tempo che il Sud parli con il Sud, senza passare dal Nord»
(A Epistemologia do Sul, 2009).

Femminismo decoloniale e alleanze contro il patriarcato-mondo

Dentro questa pluralità di lotte, un posto centrale è occupato dal femminismo decoloniale. Le epistemologie femministe del Sud denunciano l’intreccio tra patriarcato, colonialismo e capitalismo, e propongono visioni radicali della libertà e della dignità.

Secondo María Lugones, una delle pensatrici più influenti in questo campo:

«La colonialità del potere è anche una colonialità del genere. Il patriarcato europeo ha ristrutturato le relazioni sociali nelle Americhe, distruggendo le cosmologie di genere indigene e imponendo una gerarchia binaria, eteronormativa e razzista»
(Colonialidad y género, 2008).

Il pensiero di de Sousa Santos dialoga con queste voci e le rilancia, invitando a pensare il mondo “dal punto di vista delle vittime”, non come vittimismo, ma come posizione epistemica e politica. Le femministe decoloniali non chiedono di essere “incluse” in un sistema malato, ma di trasformarlo alle radici. Come sottolinea Ochy Curiel:

«Il femminismo decoloniale è anticapitalista, antirazzista e antipatriarcale. Non vuole l’integrazione, ma la rottura»
(El patriarcado al desnudo, 2013).

Speranza critica, conflitto creativo

In tempi di crisi climatica e autoritarismi crescenti, il pensiero di de Sousa Santos è più attuale che mai. Ci ricorda che non esiste trasformazione senza conflitto, ma anche che

«il conflitto non è per forza distruttivo: può essere generativo, trasformativo, creativo»
(Democratizing Democracy, 2005).

Ciò che serve, oggi, è un impegno militante per il pluriverso: un mondo dove molteplici mondi possano coesistere, dialogare, contaminarsi. L’utopia concreta proposta da de Sousa Santos è un invito a uscire dalla monocultura occidentale per imparare a pensare con gli altri, non per gli altri. È un appello alla speranza come metodo:

«La speranza è una categoria epistemologica, non un lusso emotivo»
(Epistemologies of the South, 2014).