08 Settembre 2025
Venezuela sotto attacco: vent’anni di assedio imperialista e il rischio per tutta l’America Latina
La solidarietà internazionalista è la trincea necessaria per frenare l’offensiva imperialista e garantire che l’esempio di resistenza venezuelano non venga soffocato, ma serva da faro per tutta la Nostra America.

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
Per oltre due decenni, il Venezuela è stato il costante obiettivo dell’offensiva del governo statunitense. Il paese, detentore delle maggiori riserve petrolifere al mondo, è diventato un pezzo centrale nella strategia imperialista di Washington. Non si tratta di una disputa qualunque: in gioco c’è il controllo di risorse naturali vitali, l’autonomia di un popolo e l’esempio scomodo di un governo che, con tutte le sue contraddizioni, mantiene l’appoggio popolare e insiste nell’affermare la propria sovranità.
**Il saccheggio delle riserve e la guerra economica**
L’assedio contro il Venezuela è iniziato molto prima delle attuali navi da guerra ancorate nei Caraibi, con i cannoni puntati su Caracas. Esso si è consolidato con l’espropriazione criminale di asset venezuelani all’estero. Banche europee, su ordine di Washington, hanno congelato e dirottato miliardi di dollari appartenenti allo Stato venezuelano. Aziende come la CITGO — consociata della PDVSA negli Stati Uniti — sono state praticamente sequestrate, privando il paese di entrate fondamentali per importare alimenti e medicinali. Questa guerra economica, camuffata da “sanzioni”, non ha colpito le élite, ma la gente comune: carenza di medicine, inflazione brutale e attacchi sistematici alla vita quotidiana.
**Le contraddizioni interne e la lotta di classe**
Tuttavia, per una piena comprensione dell’assedio al Venezuela, è fondamentale riconoscere che l’efficacia della guerra economica imperialista è stata potenziata da gravi contraddizioni interne. La corruzione di settori della burocrazia statale e militare e errori di gestione economica hanno creato falle sfruttate avidamente dagli attacchi esterni. Quello che i media egemonici semplificano come “polarizzazione politica” è, in realtà, l’espressione di un’**intensa lotta di classe**: da un lato, settori popolari e patriottici impegnati nel progetto bolivariano; dall’altro, un’opposizione interna profondamente allineata agli interessi di Washington e delle oligarchie locali, che agisce come cavallo di Troia dell’imperialismo. Questa analisi, lungi dal minimizzare la brutalità dell’accerchiamento internazionale, vuole rafforzare l’idea che la difesa della sovranità richieda anche una costante e coraggiosa autocritica per epurare gli elementi corrotti e approfondire il potere popolare, poiché la lotta anti-imperialista è indissolubile dalla lotta contro i privilegi di classe che indeboliscono l’unità del popolo.
**La farsa del narcotraffico: un pretesto fabbricato per la guerra**
La criminalizzazione del presidente Nicolás Maduro, accusato di “narcotraffico” dal governo degli Stati Uniti, segue un manuale già noto e sanguinoso nella storia delle aggressioni imperialiste. La strategia è semplice e cinicamente efficace: quando non si può sconfiggere un governo politicamente, si inventa un’etichetta criminale grottesca per giustificare qualsiasi misura di forza di fronte all’opinione pubblica internazionale, bombardata dalla propaganda. **Il precedente iracheno è l’ammonimento massimo.** Saddam Hussein fu sistematicamente trasformato in un demone, accusato di possedere “Armi di Distruzione di Massa” che minacciavano il mondo. La narrativa fu ripetuta ossessivamente fino a essere accettata come “verità” da molti, servendo da giustificazione per una guerra di aggressione che distrusse un paese. **Successivamente, si dimostrò essere una colossale menzogna.** Le “prove” erano invenzioni e rapporti fraudolenti. L’obiettivo reale era il controllo geopolitico e le risorse petrolifere.
Oggi, il copione si ripete contro il Venezuela, sostituendo “armi di distruzione di massa” con “Stato narco”. Le accuse mancano della stessa credibilità: si basano su rapporti dei servizi segreti non divulgati e deposizioni di disertori negoziate in cambio di benefici. **Dove sono le prove materiali inconfutabili?** Non esistono. La stessa potenza che accusa Maduro è omissiva rispetto al narcotraffico che fiorisce in paesi alleati, come la Colombia, esponendo il doppio standard. La narrativa dello “Stato narco” è, quindi, un pretesto trasparente per l’agenda reale: il controllo delle risorse energetiche venezuelane e il soffocamento della sua sovranità.
**Un paese solidale, nonostante l’ostilità**
Nonostante le difficoltà imposte, il Venezuela ha dimostrato solidarietà concreta verso i suoi vicini. Durante la pandemia, inviò ossigeno in Brasile quando gli ospedali in Amazonas collassarono, anche sotto un governo — quello di Jair Bolsonaro — che apertamente osteggiava Caracas e ripeteva la retorica di Washington. Questo gesto umanitario smentisce la narrativa fabbricata di un Venezuela “minaccioso”: si tratta, al contrario, di un paese che non ha mai attaccato i vicini e che rimane, nonostante il blocco, impegnato nella cooperazione regionale.
**La resistenza popolare e le milizie bolivariane**
Qualsiasi tentativo di invasione del Venezuela incontrerà una barriera che va oltre la sua struttura militare formale: il popolo stesso. Convocate dal presidente, centinaia di migliaia di venezuelani si organizzano volontariamente per difendere la sovranità nazionale. Le milizie bolivariane — vero esercizio di potere popolare — rimangono pronte, come già dimostrato in altre occasioni impedendo l’ingresso di forze ostili nel territorio venezuelano. È questa mobilitazione cittadina che rende il paese, nonostante le sue fragilità, una fortezza difficile da espugnare.
**La fragilità di un gigante delle risorse**
Il Venezuela è un paese relativamente piccolo in popolazione e territorio, ma gigante per petrolio. È proprio questa ricchezza a renderlo un bersaglio permanente della cupidigia statunitense. In tempi di transizione energetica e dispute globali, controllare il petrolio venezuelano significa mantenere influenza su mercati e governi interi. Il “pericolo” che il Venezuela rappresenta non è militare, ma simbolico e strategico: è la prova che un paese latinoamericano può tentare di percorrere una strada indipendente, anche affrontando l’impero più potente del pianeta.
**Minaccia regionale: non solo Caracas nel mirino**
La presenza di imbarcazioni da guerra degli Stati Uniti nelle acque internazionali vicino al Venezuela non è solo un messaggio per Caracas. È una minaccia per tutta l’America Latina. Il Brasile, in particolare, è già stato incluso nelle bravate di Washington, che non accetta l’avvicinamento del paese ai BRICS e a progetti di integrazione regionale che sfuggono al controllo statunitense. Un attacco o una destabilizzazione del Venezuela potrebbe aprire un pericoloso precedente per nuovi assedi, sanzioni e persino interventi in altri paesi della regione.
**Un allarme per i popoli dell’America Latina**
Il Venezuela resiste, ma paga un prezzo altissimo per l’audacia di non inginocchiarsi. Ciò che è in discussione non è solo il futuro di un paese, ma la possibilità per l’America Latina di affermare la sua sovranità collettiva di fronte a un impero in declino, ma ancora armato fino ai denti. Lo spettro dell’Iraq aleggia sui Caraibi come un monito solenne di ciò che accade quando il mondo accetta le verità fabbricate da un impero. Oggi, più che mai, difendere il Venezuela significa difendere il diritto di tutti i popoli dell’America Latina di scegliere il proprio destino. La solidarietà internazionalista è la trincea necessaria per frenare l’offensiva imperialista e garantire che l’esempio di resistenza venezuelano non venga soffocato, ma serva da faro per tutta la Nostra America.
