02 Dicembre 2024
Coerenza, questa sconosciuta
di Lavinia Orlando
Lo stomaco dell’elettore italiano è oramai chiaramente pronto a tutto. Dopo anni ed anni di larghe intese, governi sorretti dall’unico apparente intento di salvare l’Italia dalle tante crisi che l’hanno vista coinvolta e maggioranze molto variabili, i posizionamenti dei partiti italiani al cospetto della nuova Commissione Europea, c.d. Ursula bis, non generano chissà quali stravolgimenti.
Così, tuttavia, non dovrebbe essere. Ciò che in Italia è nero, diventa bianco in Europa o viceversa. Accade, dunque, che Fratelli d’Italia e Partito Democratico, in assoluta contrapposizione a livello nazionale, votino entrambi a favore della Commissione von der Leyen bis sul piano europeo, in entrambi i casi rinnegando ciò che nel corso del passato più o meno recente si era detto apertamente o comunque fatto intendere – a partire dall’atteggiamento chiaramente antieuropeo di Meloni.
Tuttavia, se il voto favorevole del partito della Premier risulti facilmente comprensibile alla luce della nomina, all’interno della Commissione, di Raffaele Fitto, uno degli uomini più vicini a Meloni, altrettanto non può dirsi della scelta del Partito Democratico.
Perché i socialisti francesi e quelli tedeschi non hanno dato il proprio assenso alla nuova Commissione Ursula, mentre il PD ha fornito il suo benestare? Con una Commissione spostata così a destra, come si può pensare che la Commissione stessa possa realizzare politiche di sinistra?
“Non la sentiamo come nostra, ma dobbiamo dare stabilità” o “valuteremo provvedimento per provvedimento” sono le parole di Elly Schlein per giustificare il voto a favore espresso da quasi tutti i parlamentari europei democratici. E lo stesso dicasi rispetto all’atteggiamento ed ai voti rispetto alla guerra in Ucraina ed all’invio di missili, laddove si invoca a parole una pace, che è, di fatto, impossibile, finché si continui a foraggiare la guerra attraverso l’invio di armi.
Per non parlare della restante parte degli schieramenti politici italiani. La Lega, nonostante sia in maggioranza di governo, ha votato a sfavore in UE, al contrario di Forza Italia, che si è uniformata a Fratelli d’Italia. L’ulteriore fatto di rilievo deriva dalle prime grosse schermaglie nell’esecutivo Meloni anche rispetto ai provvedimenti nazionali. Forza Italia che non vota come avrebbe voluto la Lega sulla conferma della riduzione del canone Rai, di rimando la Lega che non vota un emendamento proposto da Forza Italia che proponeva, tra l’altro, anche misure a tema sanità in Calabria rappresentano i più evidenti scricchiolii dell’esecutivo, tra l’altro in una fase molto delicata – siamo alla vigilia di discussione ed approvazione della Legge di Bilancio 2025.
Circa le minoranze, la situazione non è migliore. Al netto delle ataviche discussioni con Italia Viva ed Azione, permangono le numerose contrapposizioni ideologiche tra un PD ancora molto in contraddizione con se stesso (si pensi solo alle scelte su Ucraina e Gaza, ma anche a quella vocazione di governo che porta i democratici a votare l’invotabile) ed un Movimento Cinque Stelle al minimo dei voti, nel pieno dello scontro col suo padre fondatore Grillo ed ancora alla ricerca del nuovo se stesso.
Data la situazione, che genera quella disaffezione nei confronti della politica rappresentata chiaramente dalla bassa affluenza alle urne – di cui in pochissimi, purtroppo, si preoccupano – non resta che attendere la fine naturale del governo Meloni, con l’auspicio di subire il minor numero possibile di danni e di costruire, nel mentre, un’alternativa in grado di farsi portatrice di idee chiare e definite.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©