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Danneggiato il busto di S. Bolívar: simbolo di unione e fratellanza tra Roma e i popoli dell’ America latina

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di MADDALENA CELANO

Questa domenica 12 maggio 2019, il Ministro del Potere Popolare per la Cultura, della Repubblica Bolívariana del Venezuela, Ernesto Villegas, attraverso il suo account Twitter, ha comunicato l’attacco al busto di El Libertador al Monte Sacro a Roma, in Italia, dove il padre della nazione Venezuelana fece il suo storico giuramento per l’indipendenza di Venezuela. Il busto è stato ritrovato la mattina di questo 12 maggio 2019, gettato e terra, deturpato e danneggiato. Il monumento è denso di grandi significati sia storici, sia politici.

Nel 1805 Bolívar arrivò a Roma da Parigi in compagnia del suo precettore S. Rodríguez, con il quale aveva deciso di intraprendere un viaggio di studi attraverso l’Italia, com’era consuetudine allora per i giovani di buona famiglia. Sul Monte Sacro di Roma, Bolívar giurò ufficialmente di dedicare la sua vita alla causa dell’indipendenza dei popoli d’America. Tale giuramento, chiamato “Giuramento di Annibale”, recita:

¡Juro delante de usted, juro por el Dios de mis padres, juro por ellos, juro por mi honor y juro por mi patria, que no daré descanso a mi brazo, ni reposo a mi alma, hasta que haya roto las cadenas que nos oprimen por voluntad del poder español![1]

Il giuramento fu un evento simbolico gravido di conseguenze. Probabilmente in diverse occasioni i due amici parlarono della questione dell’indipendenza del Venezuela ed è possibile che entrambi fossero a conoscenza delle attività di Francisco de Miranda.[2] Il giuramento di Bolívar non nacque all’improvviso, ma fu il risultato di una sopraggiunta consapevolezza. Fu trascritto nei minimi dettagli da Simón Rodríguez in un verbale circostanziato indirizzato a Manuel Uribe Angel, in cui si descriveva la presa di coscienza di Bolívar nei confronti del Nuovo Mondo. Il Libertador è persuaso che il Nuovo Mondo abbia un ruolo “provvidenziale” nei confronti della Storia e dell’umanità: risolvere il grande problema dell’uomo nella libertà. Bolívar era convinto che la comprensione di un’autentica dimensione libertaria potesse verificarsi esclusivamente nel Nuovo Mondo.

La civilizaciòn que ha soplado del Oriente ha mostrado aquì todas sus faces, ha hecho ver todos sus elementos; mas en cuanto a resolver el gran problema del hombre en libertad, parece que el asunto ha sido desconocido y que el despejo de esa misteriosa incógnita no ha de verificarse sino en el Nuevo Mundo.[3]

Joaquin Diaz Gonzalez ritiene che l’evento del Juramento e l’autoinvestitura del giovane a futuro “Libertador” siano in realtà frutto di capillare e profondo lavoro di persuasione da parte del pedagogista repubblicano Simón Rodríguez:

Esa misma posterioridad de las declaraciones de Don Simón Rodríguez explica hasta cierto punto el tono proprio de las frases que, si bien no fueron escritas por Bolívar, expresan el estado de ánimo del discípulo poseído por el entusiasmo y la inspiraciòn fogosa: es decir, explica el tono demasiado retòrico y premeditado del exordio que se pone en labios de Bolívar antes de que éste pronuncie su solemne Juramento (…).[4]

Simón Rodríguez si sentì orgoglioso d’essere stato testimone dell’atto simbolico, poiché Bolívar ben presto tornerà in patria in qualità di Libertador ed Eroe d’America per prestar fede al giuramento profetico che pronunciò sul Monte Sacro, ispirato da Roma e chiamando Dio e il suo maestro come testimoni:

Sul Monte Sacro, dunque, l’eco delle magiche parole del Giuramento profetico si confondono ora con le frasi conclusive attestate da Bolívar stesso riguardo al compimento della propria promessa: “Il mondo di Colombo ha cessato d’essere spagnolo”; “il titolo di Libertador è superiore a tutti quelli che ha ricevuto l’orgoglio umano”. Confermano tali parole del Libertador ciò che dichiara Don Simón Rodríguez, e cioè che “il ragazzo ha mantenuto la parola”, e ciò che afferma O’Leary, che “Sul Monte Sacro… fece quel voto del cui fedele compimento ne è gloriosa testimonianza l’emancipazione dell’America del Sud”. Qui, come disse nel 1923 il sindaco di Roma Cremonesi, “la nobilissima stirpe latina vede le proprie antiche memorie riunirsi e perpetuarsi con le nuove in un ideale, unione di fraternità e gloria”. In modo che questo celebre colle della libertà non solo è, come disse Malpica nel 1847, “il grande monumento del popolo romano”, ma fa parte della storia della liberazione e dell’indipendenza sudamericana e, quindi, appartiene moralmente anche all’America.[5]

Si può pertanto affermare che il viaggio in Italia influenzò notevolmente Bolívar sotto il profilo culturale e ideologico, come dimostrano alcuni suoi documenti successivi:

…come nel Discorso per l’installazione del Consiglio di Stato ad Angostura, il 10 novembre 1817, in cui afferma che “gli esempi di Roma erano di conforto e guida per i nostri concittadini” o come il discorso inaugurale del Congresso di Angostura, pronunciato il 15 febbraio 1919: “La Costituzione Romana è quella che ha fornito il maggior potere e fortuna più che a qualsiasi altro popolo nel mondo… I consoli, il senato e il popolo erano allo stesso tempo legislatori, magistrati e giudici: tutti partecipavano all’esercizio dei poteri”. È del resto noto come nel pensiero politico di Bolívar sia andato a mano a mano crescendo la presenza del modello romano, dalla Costituzione di Angostura fino a quella di Bolivia, interpretato e caratterizzato da un quadro di grande originalità latinoamericana.[6]

Il 27 dicembre 1922, il Comune di Roma denominò l’attuale Piazza  (in cui è situato il monumento) “Menenio Agrippa”, nella Città Giardino Aniene, (ora chiamata Monte Sacro) e, successivamente, venne denominata piazza Bolívar.

Il ripristino del busto di Simon Bolívar

Per quanto riguarda il ripristino del busto di Simon Bolívar, il Municipio III, tramite l’assessore Francesco Pieroni, ha interpellato la Sovrintendenza e l’Ambasciata della Repubblica Bolívariana del Venzuela per un’azione a tutela del luogo e delle testimonianze storiche nel cuore di Montesacro.

Dal Campidoglio sono pervenute queste dichiarazioni: “Ho appreso con dispiacere dei danneggiamenti causati al busto di Simon Bolívar nel parco a lui dedicato. Abbiamo confermato la disponibilità nostra e della Sovrintendenza a dare supporto ove necessario” – ha assicurato dopo i contatti con il Municipio III, il vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale, Luca Bergamo.



[1] J.Diaz Gonzalez, El juramento de Simon Bolívar sobre el Monte Sacro, Scuola Salesiana del Libro, Roma, 1958, p. 60

[2] Francisco de Miranda fu il primo capo-militare e leader politico a teorizzare l’unionismo latino-americano, considerato, a tutti gli effetti, il precursore di Simón Bolívar e padre della patria “nuestra-americana”. L’enciclopedia storica latino-americana (in lingua inglese) dice in proposito: A dashing, romantic figure, Miranda led one of the most fascinating lives in history. A friend of Americans such as James Madison and Thomas Jefferson, he also served as a General in the French Revolution and was the lover of Catherine the Great of Russia. Although he did not live to see South America freed from Spanish rule, his contribution to the cause was considerable. Disponibile all’indirizzo: phttp://latinamericanhistory.about.com/od/latinamericaindependence/a/09fmiranda.htm; consultato il 18/06/2016

[3] J.Diaz Gonzalez, El juramento de Simon Bolívar sobre el Monte Sacro, Scuola Salesiana del Libro, Roma, 1958, p. 60

[4] Ivi, pp. 61 – 63

[5] J.Diaz Gonzalez, Giuramento di Bolívar sul Monte Sacro, presentazione dell’ambasciatore Rodrigo Oswaldo Cháves Samudio, Coedizione Italo-venezuelana, ed. Massari, Bolsena (VT), 2005, p. 78.

[6] Ivi, p. 8

 

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo