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Editoriale

Il turpiloquio del potere

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Credit foto https://www.cremonaoggi.it/2024/05/28/meloni-a-de-luca-sono-quella-str-za-come-sta-video/

di Lavinia Orlando

Indipendentemente dal fatto che si voti a destra o a sinistra, su di un punto solo si dovrebbe essere d’accordo circa i propri rappresentanti politici, partendo dal Consiglio circoscrizionale e giungendo al Parlamento europeo.

Coloro che eleggiamo o che, anche se non direttamente eletti, si ritrovano a rappresentarci dovrebbero essere migliori del corpo votante. Il che non significa necessariamente il possesso di un elevato titolo di studio o di ricchezze smisurate, ma, banalmente, la capacità di interfacciarsi col mondo esterno riuscendo a ricevere da tale contatto quei benefici che non sarebbero raggiungibili da un ordinario cittadino.

È per questa ragione che il siparietto tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca lascia notevolmente dubbiosi circa il livello di chi ci governa.

L’antefatto è noto a tutti. Qualche mese fa, De Luca veniva colto in un fuorionda mentre appellava con un epiteto Meloni. Quest’ultima, avuta l’occasione di incontrare De Luca di persona, in una situazione ufficiale, dinanzi a decine di telecamere, non ha perso l’occasione di ricordare al Governatore campano il suddetto epiteto, ripetendolo alla lettera ed autoattribuendoselo con fin troppo ostentato vigore.

Ecco fornito il classico esempio di una rappresentante istituzionale i cui comportamenti non sono di certo migliori di quelli posti in essere dai suoi elettori. A chi, prima ancora che commentare l’atteggiamento della Presidente, stigmatizza la sortita di De Luca come maschilista, non può che rispondersi che la sacrosanta lotta contro il patriarcato non può giungere al punto di considerare sessista un’offesa che avrebbe il medesimo significato anche se declinata al maschile. E non andrebbe sottaciuto il fondamentale particolare del contesto privato in cui De Luca si trovava nel momento in cui la pronunciava.

Il problema è la reazione a scoppio ritardato della Presidente del Consiglio, che ha pensato bene di rispondere così come molti di noi avrebbero fatto: si è vestita di un’ostentata postura mascolina e, con un incedere innaturale e quasi robotico, ma sempre molto mascolino – come se le movenze poco femminili la aiutassero ad acquisire autorevolezza – ha ripetuto ad alta voce ciò che De Luca aveva pronunciato in un consesso privato.

Lungi dal valutare lo stile e l’eleganza della Presidente, che sarebbero pure fondamentali in un mondo, quale è quello politico, in cui la forma è sostanza, non si può sottacere il continuo e devastante svilimento delle istituzioni per mano di quelli stessi che vi si siedono.

La sortita di Meloni sarebbe stata perfetta se la predetta non fosse la Presidente del Consiglio, ma una comica o una giornalista o una persona comune, che risponde ad un attacco con la medesima moneta. Da una Premier ci si aspetterebbe qualcosa di totalmente differente, perché chi rappresenta l’istituzione non dimostra la propria vicinanza ai cittadini comportandosi come la maggior parte degli stessi farebbe, bensì, al contrario, volando alto e svolgendo un ruolo didascalico.

L’esatto contrario di quanto posto in essere da Meloni, con buona pace di chi spera ancora che la politica possa risollevare le sorti del nostro Paese.

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