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Politica

Benvenuto 2022!

Ci hanno assicurato che sarebbe andato tutto bene e che il 2021 sarebbe stato migliore del 2020.
Con questo leitmotiv siamo entrati nel 2021, pieni dei buoni auspici spiattellati dalla politica nostrana.
Ciò nonostante, ci siamo ritrovati a vivere un 2021 pieno di dubbi ed incertezze, oltre che di ancora tanti, troppi, morti. La storia, ora, in avvio del nuovo anno, va purtroppo ripetendosi.

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Credit foto “Handwriting Text 2022 Loading. Concept meaning Forecasting the future event” by focusonmore.com is licensed under CC BY 2.0

di Lavinia Orlando

Ci hanno assicurato che sarebbe andato tutto bene e che il 2021 sarebbe stato migliore del 2020. Hanno tentato di convincerci che la pandemia da Covid-19 si sarebbe volatilizzata o, nella peggiore delle ipotesi, che avremmo imparato a conviverci. Ci hanno rincuorati che non avremmo più vissuto stragi di vite e terapie intensive piene.

Con questo leitmotiv siamo entrati nel 2021, pieni dei buoni auspici spiattellati dalla politica nostrana, nonostante un anno fa, quando queste frasi venivano pronunciate, fossimo rinchiusi in casa, riponendo tutta la nostra fiducia nei vaccini la cui inoculazione stava prendendo avvio proprio in quei giorni.

Ciò nonostante, ci siamo ritrovati a vivere un 2021 pieno di dubbi ed incertezze, oltre che di ancora tanti, troppi, morti. La storia, ora, in avvio del nuovo anno, va purtroppo ripetendosi, con la differenza che i molti auspici di inizio 2021 sono oramai andati in fumo alla luce di dodici mesi di sostanziale delirio.

Tanto sotto il profilo sanitario, quanto con riferimento all’aspetto politico, la situazione è quella tipica di chi naviga a vista, tra fitte nebbie inframezzate da fulmini, venti e piogge.

Guardandoci alle spalle, è chiaro che uno degli avvenimenti più importanti del 2021 è stato la caduta del secondo governo Conte ed il successivo avvento dell’esecutivo Draghi, presentato come l’unico possibile salvatore della patria.

Allo stato attuale, all’esito di quasi un anno di nuovo governo, si può sicuramente procedere con una prima valutazione, che non può che essere negativa, almeno con riferimento alla ragione primaria per cui la presenza di Mario Draghi è stata pretesa (quasi) all’unanimità: il tanto auspicato cambiamento non si è verificato. Confusione, normativa in primis, c’era e confusione continua a permanere, con l’unica differenza che, stante l’aura che circonda il Premier, in pochi hanno il coraggio di affermarlo.

Diversamente, tuttavia, non potrebbe essere: a fronte di un virus nuovo e mutevole, neanche il migliore tra i governanti possibili riuscirebbe ad ingranare la marcia giusta. Visti i pareri medici discordanti e costantemente in divenire, un bravo esecutivo non può fare altro che adottare la via prudenziale, contemperando il più possibile il bene primario della salute con un bene, di sicuro importante ma comunque sotto ordinato al primo, ossia l’economia. Tanto il governo Conte, quanto l’esecutivo Draghi si sono mossi tentando di seguire questa traiettoria, con un’unica, immensa, differenza: le voci a favore notevolmente cresciute con Draghi, a discapito dei contrari, che durante l’era Conte erano di gran lunga predominanti, anche grazie all’ausilio di quell’importante megafono rappresentato dai media.

Sempre auspicando un 2022 migliore dell’anno precedente, qualcuno dovrebbe forse iniziare a giustificare gli stranissimi mutamenti di veduta che continuano a caratterizzare la politica italiana. A partire dalla solita Lega che, dopo avere definito Conte alla stregua di un assassino dell’economia, si è totalmente allineata alle tante decisioni restrittive del governo Draghi di cui ha deciso beatamente di fare parte. Per non parlare di Italia Viva che, dopo avere fatto cadere quello stesso governo Conte che aveva sostenuto, non ha ora alcun problema ad avvalorare convintamente scelte similari a quelle che precedentemente tanto criticava.

Ritornando, tuttavia, al governo c.d. dei migliori ed al cambio di passo che con questo si sarebbe dovuto determinare, basterebbe un rapido sguardo alle statistiche per confutare tale tesi. Si pensi ai morti sul lavoro, o ai femminicidi, o alle crisi aziendali ed ai licenziamenti che hanno caratterizzato il 2021. Trattasi di numeri che continuano ad essere impietosi.

Molti dimenticano che, quando si invoca taluno come fautore del tanto auspicato cambiamento, è necessario che tale mutazione avvenga realmente. In caso contrario, il consequenziale mea culpa dovrebbe essere molto più sentito e condurre al ritiro di buon grado di chi avrebbe dovuto generare le predette modifiche. Circostanza che mai si è verificata, men che meno ora.

Mai come agli arbori di questo nuovo anno il futuro pare essere così incerto. Da mesi oramai non si fa altro che parlare del nuovo Presidente della Repubblica, della riconferma di Mattarella (tanto auspicata da tutti tranne che dal diretto interessato), dello spostamento di Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale, di una possibile trasformazione del nostro Paese in una Repubblica semipresidenziale di fatto, di un Presidente della Repubblica donna (indipendentemente dal nome), di un Berlusconi ritornato improvvisamente in auge.

A parte il Covid ed i suddetti giochi di potere, i palazzi romani non sembrano offrire molto di più, mentre il nostro Paese avrebbe bisogno di tanto altro. Dei fondi europei derivanti dalla crisi Covid, la cui mala pianificazione sarebbe la ragione formale della caduta del governo Conte, si parla poco e nulla. Idem dicasi della gestione della sanità, con tutti gli aspetti negativi venuti in luce in seguito alla pandemia: si parlava di operare una rivoluzione tra ospedali e medicina del territorio, ma, al momento, tutto tace. Circa le scuole, altro ambito barbaramente violentato dal Covid, non si riesce ad andare oltre alle piccole modifiche, fisiologiche, nell’organizzazione dell’esame di maturità.

L’Italia, tuttavia, merita molto di più. Riuscirà l’appena avviato 2022 ad offrircelo?    

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