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Pur con tutti gli sforzi possibili di comprensione

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di GIAMPAOLO BUSSO*

Nel dibattito politico sulla situazione e sulle prospettive dell’economia, le forze di sinistra e di “sinistra – centro” stentano a definire proposte chiare, comprensibili. Non si capisce in quale misura tali forze convergano o divergano su argomenti importanti, come esse interpretino le novità intervenute nella società e nell’economia. In definitiva la gente vorrebbe sapere se si può dare vita ad un progetto comune in grado di aprire un orizzonte di speranza e di cambiamento rispetto a quella che si sta configurando sempre di più come una vera e propria dittatura: la dittatura neoliberista .


Provo a porre degli interrogativi ( o provocazioni) al riguardo.

  1. Le ragioni alla base della depressione dell’economia italiana ( come altro definire una economia che negli ultimi dieci anni e’ cresciuta ad un tasso medio dello 0,4%, con i consumi privati, a loro volta, cresciuti dello 0,1% su base annua) ?) chiamano in causa, sempre più evidentemente, le distorsioni della distribuzione dei redditi. Si calcola che ceti operai e, ammesso che li si possa ancora definire così, ceti medi abbiano perso circa 12 punti percentuali di P.I.L. ( equivalenti a prezzi costanti a circa duecento miliardi di euro) nell’ultimo quindicennio. Ciò ha influito non poco sulla formazione di una spirale perversa che ha visto una caduta del risparmio delle famiglie, poi il loro crescente ricorso al debito ed infine una permanente situazione di sottoconsumo che a sua volta determina un declino degli investimenti lordi ed una ulteriore riduzione della base occupazionale.

Il reddito e’ andato sempre più concentrandosi a favore della rendita finanziaria e della grande impresa e ciò ha contribuito a rendere ancora più iniquo lo stato della distribuzione della ricchezza privata. Un riequilibrio dei redditi gioverebbe a sostenere la ripresa dei consumi e la rottura della spirale illustrata in precedenza.

Per agevolare ed accelerare il raggiungimento di tale obbiettivo, che coinciderebbe con un dato di maggiore efficienza nell’allocazione delle risorse, si prevede una manovra di fiscalità straordinaria, pur sempre compatibile con i principi costituzionali in materia, a danno della minoranza dei più abbienti ( non dimentichiamo che il 10% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza privata) Di quale importo, di quale durata?O cosa altro?

  1. Ai ritmi attuali, l’economia italiana impiegherebbe circa sei anni per tornare al livello, già di recessione, di P.I.L. del 2007. Una forte spinta potrebbe venire da una rafforzata presenza della domanda pubblica. Ma questo e’ incompatibile con la ideologia neo liberista della UE che predica la riduzione della presenza dello Stato nell’economia e con la prassi monetarista della Banca Centrale Europea che agita, con la complicità dei bacchettoni europeisti di casa nostra, lo spettro del default del debito pubblico al fine di contenere la capacità di spesa dei Governi, anche quella che fosse indirizzata verso gli investimenti e verso la creazione di nuove attività.

Del resto il primo requisito per ridurre la presenza dello stato in economia è quello di non dargli mezzi finanziari per intervenire.

Per altro e’ noto che la lotta pregiudiziale all’inflazione, così come la persegue la BCE, rappresenta un obbiettivo strutturalmente antagonista al raggiungimento di un tasso di piena occupazione.

Vi sono proposte che comportano il superamento di vincoli di questa natura, ovvero, pongono, come si dovrebbe, pesantemente in discussione questa Europa dei capitali? E come se ne configurerebbe la fuoriuscita?

  1. Le piccole e medie imprese italiane hanno sofferto in modo mortale i nuovi modelli di competitività internazionale degli ultimi quindici anni. In questo stesso periodo l’Italia ha perso circa il 50% delle sue quote export mondiali. Invocare maggiori investimenti per la ricerca e la innovazione e’ sicuramente cosa saggia, ma bisogna sapere che gli effetti sono di lungo termine e non sempre sono di segno positivo. Ad esempio la Puglia fa registrare dal 1995, nonostante i soldi spesi in centri di ricerca, in programmi innovativi ed in scienziati di varia umanità ,un saldo negativo della bilancia tecnologica. Urgono risposte per il breve termine.

Per altro si sa che l’innovazione di processo, quella più importante nell’odierno contesto, risulta, a differenza di quella di prodotto, particolarmente ostica per la media delle nostre imprese, mentre l’industria delle energie rinnovabili costituisce – almeno fino ad oggi – una posizione di rendita per chi le produce ed un costo aggiuntivo per i consumatori.

Cosa si propone concretamente alle piccole imprese in cambio delle non più praticabili svalutazioni competitive di una volta? Cosa si può offrire contro l’onnipotenza delle multinazionali che imitano, omologano e distruggono con la forza delle economie di scala?

  1. Il più grande crimine contro l’umanità lavoratrice e’ quello perpetrato dall’attuale modello di globalizzazione che questa Europa ha deliberatamente concorso a creare.

Il nuovo mondo aperto alla libera circolazione di merci, di uomini e di capitali ( e finalmente libero dal “ comunismo”) , non e’ stato in grado di promuovere una più efficiente competitività ed un più diffuso benessere sociale. Al contrario, proprio per massimizzare a livelli senza precedenti i profitti delle imprese capaci di essere big players sull’intero scacchiere di questo gioco infernale, i diritti che i lavoratori italiani ed occidentali si erano conquistati in oltre un secolo di lotta sindacale e sociale vengono messi in discussione dai salari di sussistenza. elargiti a centinaia di milioni di nuovi lavoratori del lontano oriente che poco sanno di diritti.

Sarebbe folle ipotizzare che l’Europa eregga barriere doganali, contro il dumping sociale perpetrato dalle multinazionali nei paesi a più recente industrializzazione e a difesa della dignità del lavoro umano che le stesse grandi imprese vorrebbero calpestare nei paesi occidentali? Oppure quali sono, al di là della retorica, le soluzioni proposte?

*Associazione per la Rinascita della Sinistra

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo