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Cina-CELAC: il risveglio di un nuovo Sud Globale

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Uniti per un Sud Globale”:Al centro, il presidente cinese Xi Jinping, affiancato da Luiz Inácio Lula da Silva (Brasile), Gabriel Boric (Cile) e Gustavo Petro (Colombia), pochi istanti prima dell’apertura del Forum Cina-CELAC a Pechino. Un’immagine che parla di solidarietà tra popoli del Sud, cooperazione sovrana e resistenza a ogni forma di dominio egemonico. Associated Press/LaPresse (APN)

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

Un vertice storico in tempi di conflitti globali

Il più recente incontro del Forum Cina-CELAC (Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici), svoltosi nella capitale cinese, ha rappresentato una tappa fondamentale nella costruzione di una nuova architettura geopolitica del Sud Globale. La pubblicazione della cosiddetta Dichiarazione di Pechino ha simboleggiato l’impegno reciproco tra Cina e America Latina per un modello di cooperazione fondato su rispetto sovrano, sviluppo condiviso e multilateralismo inclusivo – in netto contrasto con la logica egemonica che domina le relazioni internazionali.

L’evento ha riunito i Ministri degli Esteri di tutti i Paesi della CELAC, con la presenza di rilievo dei presidenti Luiz Inácio Lula da Silva (Brasile), Gustavo Petro (Colombia), Gabriel Boric (Cile) e del presidente cinese Xi Jinping, configurandosi come il più rilevante incontro politico tra Cina e America Latina dalla creazione ufficiale del meccanismo nel 2015.

La Dichiarazione di Pechino: sovranità, giustizia e cooperazione

La Dichiarazione di Pechino riafferma i principi che guidano la collaborazione Cina-CELAC: sovranità, non ingerenza, pace, sviluppo sostenibile e cooperazione multilaterale. Il documento celebra i dieci anni del Forum e la sua affermazione come una delle piattaforme diplomatiche più significative del Sud Globale.

Tra i suoi punti principali:

  • Difesa del diritto allo sviluppo indipendente;
  • Proposta di riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU;
  • Richiesta che un latinoamericano assuma la Segreteria Generale delle Nazioni Unite, incarico finora affidato una sola volta a un cittadino della regione;
  • Sostegno unanime al principio di “Una sola Cina”, riconoscendo Taiwan come parte inalienabile del territorio cinese;
  • Condanna delle misure coercitive unilaterali e delle guerre commerciali – con chiaro riferimento alle pratiche imperialiste delle potenze occidentali;
  • Richiesta di un sistema finanziario internazionale più equo, adeguato alle realtà dei Paesi in via di sviluppo.

Diritti umani, tecnologia e giustizia climatica

Il documento affronta anche temi fondamentali per la costruzione di un nuovo orizzonte civile:

  • Impegno esplicito per i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la difesa dei popoli indigeni, afrodiscendenti e delle comunità vulnerabili;
  • Difesa di una governance globale dell’intelligenza artificiale sotto il coordinamento delle Nazioni Unite, per garantire trasparenza, inclusione e sovranità tecnologica;
  • Sostegno alla COP30, che si terrà a Belém (Brasile), e richiesta di piena operatività per i fondi climatici, come il Fondo per Perdite e Danni e il Fondo Verde per il Clima;
  • Affermazione della necessità di una transizione ecologica giusta ed equa.

Iniziative strutturanti e una nuova geopolitica della solidarietà

Durante l’incontro, il presidente Xi Jinping ha annunciato cinque nuovi programmi strategici, focalizzati su:

  1. Infrastrutture fisiche e digitali;
  2. Sviluppo sostenibile;
  3. Scambi culturali;
  4. Connettività tra i popoli;
  5. Sicurezza e cooperazione istituzionale.

Tali iniziative rafforzano l’idea della Cina come partner dello sviluppo, e non come potenza dominatrice. Il modello proposto si basa su benefici reciproci, senza imposizioni, ricatti o condizionamenti — e si contrappone radicalmente alle ricette neoliberiste storicamente imposte alla regione.

Una nuova generazione di leader latinoamericani

Le dichiarazioni di Lula, Petro e Boric hanno segnato una rottura con i paradigmi del sottosviluppo e della dipendenza esterna. Tutti e tre hanno sottolineato l’urgenza di un’integrazione latinoamericana basata su democrazia, giustizia sociale e climatica.

  • Lula ha ribadito che il futuro della regione non sarà deciso né a Washington né a Pechino, ma sarà frutto di scelte sovrane e solidali.
  • Petro ha esortato i paesi del Sud Globale a unirsi attorno a un’agenda ecologica condivisa, centrata sulla difesa della vita e del pianeta.
  • Boric ha difeso la libertà di associazione al di là dei blocchi rigidi, sostenendo che l’America Latina deve scegliere il proprio cammino.

Questo nuovo ciclo politico rappresenta un momento di svolta: l’America Latina non vuole più aspettare, non vuole più piegarsi, non vuole più essere frammentata.

Una banca del Sud per il Sud: il NDB come pilastro del nuovo ordine multipolare

La presenza della presidentessa della Nuova Banca di Sviluppo (NDB), Dilma Rousseff, è stata uno dei momenti più emblematici dell’incontro. Nel suo intervento, ha riaffermato i principi che hanno ispirato la creazione del Forum: autonomia, uguaglianza tra le nazioni e rispetto per la diversità. Dilma ha riposizionato il NDB come strumento strategico di finanziamento sovrano per i Paesi del Sud Globale.

Con oltre 140 miliardi di dollari mobilitati e un uso crescente delle valute locali – riducendo la dipendenza dal dollaro –, la banca rafforza la capacità dei Paesi in via di sviluppo di decidere il proprio destino. Dilma ha denunciato l’uso di tariffe, embarghi e della moneta come strumenti di coercizione e dominazione e ha difeso una nuova architettura finanziaria basata su innovazione, inclusione e giustizia sociale.

Sotto la sua guida, il NDB si afferma come una banca del Sud per il Sud, offrendo percorsi concreti per l’emancipazione economica, la reindustrializzazione sovrana e la lotta contro le disuguaglianze. Nelle mani di un’ex presidente rovesciata da forze conservatrici, l’istituzione si trasforma in simbolo di resistenza e rinascita di un progetto collettivo per i popoli del Sud.