Esteri
Un po’ di domande sulle bombe di Hiroshima e Nagasaki
Due sono i punti politici che mi interessa qui approfondire di cui si è tanto parlato a seguito del film : 1) avevano i nazisti la possibilità di costruire anche loro un ordigno atomico; 2) era possibile costringere i giapponesi alla resa anche sganciando le due bombe non sulle città ma su luoghi disabitati?.
Di Fulvio Rapanà
Ogni anno vi sono una serie di date relative ad eventi importanti che media, televisioni e radio ricordano e celebrano tirando fuori i “cartoni” nel quale sono contenuti video, interviste , coop e inchieste relative a quell’evento. Anche quest’anno come è oramai consuetudine il 3..4 di agosto si tira fuori il “cartone” sulle bombe atomiche sganciate dagli americani su Hiroshima e Nagasaki che quest’anno è stato rinforzato per il clamore avuto dal film “Oppenheimer il padre della Bomba” che appunto raccontava della costruzione delle tre bombe e che ha risollevato una serie di interrogativi che parevano oramai dimenticati come il ricordo dei 300.000 morti che perirono nei bombardamenti. Due sono i punti politici che mi interessa qui approfondire di cui si è tanto parlato a seguito del film : 1) avevano i nazisti la possibilità di costruire anche loro un ordigno atomico; 2) era possibile costringere i giapponesi alla resa anche sganciando le due bombe non sulle città ma su luoghi disabitati?.
La Bomba atomica in sé è un ordigno ingegneristicamente eguale a una qualsiasi altra bomba con del materiale esplosivo, o nel caso degli ordigni nucleari “fissile”, composto da “uranio arricchito” che rispetto all’uranio naturale ha una percentuale di materiale “fissile” (isotopo 235), che detonato genera una esplosione 1000 volte superiore a quella del tritolo, bassissima dello 0,7% . La difficoltà è creare, come è stato per le bomba del progetto Manhattan , 50/60 kg di ’”uranio arricchito” con il materiale “fissile” (isotopo235) che rappresenta il 100%, della struttura chimica. Per arricchire l’uranio è necessario un “reattore” nel quale si sottraggono ad una quantità enorme di uranio naturale tanti 0,7% che vengono messi insieme e ottenere l’”uranio arricchito”. Questa premessa quasi scientifica e’ tanto per chiarire cosa è una bomba atomica rispetto ad una al tritolo.
Sull’atomica nazista molto è stato scritto con una tesi di fondo, che nel tempo è stata spesso riproposta, degli gli scienziati tedeschi che hanno boicottato o addirittura sabotato gli sforzi del governo per arrivare alla costruzione di una bomba atomica. Indubbiamente le università e i laboratori tedeschi negli anni ’30, in cui lavoravano scienziati che non erano nazisti, erano molto avanti nello “studio” della fissione nucleare e nel dicembre 1938 due chimici nucleari tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassman riuscirono in laboratorio a “fissare” o dividere un nucleo di uranio 235. Era l’inizio dell’era atomica. Nella primavera 1939 due fisici nucleari Paul Harteck e Wilhelm Groth segnalarono al generale Erich Schumann, direttore dell’agenzia per gli armamenti dell’esercito ( HWA), le possibili implicazioni civili e militari della fissione nucleare senza avere alcun riscontro. Per tutto il ’39 studi, esperimenti e ricerche sull’energia atomica restarono divise fra l’ HWA e altri scienziati che facevano capo al Consiglio delle Ricerche del Reich ( RFR), afferente al Ministero della Cultura che sovrintendeva alle università. All’inizio del ’40 i militari chiesero al Ministero delle Università di creare un “club dell’uranio”, comprendente i maggiori fisici e chimici nucleari tedeschi , e riorganizzare la ricerca incentrandola su tre filoni: la possibilità di realizzare un reattore ; la produzione di acqua pesante o di grafite per la costruzione del reattore e le modalità di arricchimento dell’uranio . In tutto erano coinvolti non piu’ di un centinaio di ricercatori. Alla fine del ’40 la direzione e supervisione dell’Uranverein e degli scienziati e i laboratori che ne facevano capo passo’ all’ HWA ma nulla cambiò nella struttura organizzativa e gli obiettivi su cui puntare per cui ogni gruppo rimaneva nel suo laboratorio senza scambiare informazioni . Fino agli anni ’40 e ’41 in Germania, come negli USA, gli studi sulla fusione nucleare restarono confinati nei laboratori con i progetti gestiti da enti universitari o aziende private ma sempre con scopi scientifici e per un’utilizzo più civile che militare. Alla fine del ’41 l’HWA creò un gruppo, guidato da Heisemberg, che portava avanti studi ed esperimenti rivolti alla costruzione di reattori al plutonio, per la produzione di energia elettrica, di cui la Germania era carente, e la realizzazione di mini-reattori da posizionare su sottomarini o carri armati. Nel ‘42 l’ HWA costituì un secondo gruppo di scienziati guidati da Kurt Diebner con l’ obiettivo piu’ specifico di realizzare un reattore nucleare e verificare concretamente la possibilità di produrre dell’” uranio arricchito” sufficiente per un’ arma atomica. Gruppo che nel ’43, in un laboratorio vicino a Berlino, da notizie confermate da fonti universitarie tedesche, pare che fosse riuscito a costruire un reattore nucleare che utilizzava come moderatore l’acqua pesante. A complicare la situazione per i tedeschi ci pensarono gli alleati che nel febbraio del ’43 distrussero a Telemark, in Norvegia, la più importante fonte di produzione di acqua pesante, riducendo notevolmente le possibilità di costruire e far funzionare un reattore per l’arricchimento dell’uranio. Lo storico tedesco Rainer Karlsch ha scritto, sulla base di testimonianze tutte da verificare e confermare scientificamente, che nel ’44 la squadra di Diebner effettuò due test, uno sull’isola di Rügen nel Mar Baltico e un altro presso la base militare di Ohrdruf, di un materiale con un effetto esplosivo-radiattivo superiore a quello convenzionale, ma nessuna ipotesi o conferma di una arma nucleare. In Germania nel ’45 i bombardamenti e l’avvicinarsi dei fronti ridussero praticamente a zero qualsiasi attività di ricerca e sviluppo e fra il marzo e il giugno i principali scienziati tedeschi impegnati nei vari progetti vennero catturati dalla missione militare americana Alsos, istituita dal generale Groves, responsabile del “Progetto Manhattan” . Ironia della sorte Bagge, Diebner, Gerlach, Hahn, Harteck, Heisenberg, Von Weizsäcker, che i tedeschi non riuscirono mai a far lavorare insieme su un unico progetto, furono “ospitati” tutti insieme in una villa presso Cambridge dal 3 luglio 1945 al 3 gennaio 1946 e le loro conversazioni vennero spiate per avere una idea piu’ precisa a quale punto fosse il programma nucleare tedesco. In questi 75 anni non sono emerse altre evidenza né scientifiche né giornalistiche che hanno fatto conoscere fatti nuovi da cui dedurre che i nazisti fossero vicini alla realizzazione di una bomba atomica. Gli scienziati tedeschi avevano le conoscenze scientifiche per realizzare un “programma atomico” ma era la Germania che non aveva le capacità industriali per realizzarla almeno se riferito all’enorme sforzo industriale messo in campo gli americani per realizzare il “Progetto Manhattan”.
Sulla necessità o meno di sganciare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki per porre fine alla guerra piuttosto che su posti non abitati del Giappone vi sono una serie di teorie che provengono dal settore civile o militare del governo americano. Una teoria chiamiamola dei “militari buoni e dei politici cattivi” dice che quasi tutti i capi militari americani e inglesi da Eisenhower a Churchill al Capo di stato maggiore del Pacifico, ammiraglio William Leahy, a Nimitz erano decisamente contrari all’utilizzo della bomba. Nelle loro memorie, scritte successivamente, tutti più o meno considerarono che “non era necessario colpirli con quella cosa orribile”, che “l’uso di questa arma barbara a Hiroshima e Nagasaki non è stato di alcuna utilità materiale nella nostra guerra contro il Giappone. I giapponesi erano già sconfitti e pronti ad arrendersi”, “La guerra sarebbe finita in due settimane senza l’ingresso dei russi e senza la bomba atomica…che non ebbe niente a che vedere con la fine della guerra.”. Secondo questa teoria fù un eterno indeciso Truman, da vicepresidente succeduto a Roosevelt, che malamente influenzato dal Segretario di Stato James (Jimmy) Byrnes , descritto come ” un uomo complesso e diabolico, che potrebbe essere un perfetto caso di studio per uno psicoanalista” , si oppose alla proposta di pace formulata dai giapponesi che includeva la “clausola di salvaguardia dell’imperatore” e spinse per l’utilizzo delle bombe sulle città. Diversamente dalla prima vi è la teoria dei “militari cattivi e dei politici buoni” per fu cui soprattutto Douglas MacArtur, che più di qualsiasi altro capo militare americano, essendo un generale della fanteria, aveva verificato le atrocità messe in atto dai soldati giapponesi su combattenti e prigionieri americani e inglesi nel pacifico e nel sud est asiatico, voleva “vendetta” per queste atrocità, che chiese “ la resa senza condizioni e l’umiliazione agli ufficiali, con la consegna delle “katane” personali in mano ad un ufficiale americano, o il bombardamento atomico delle città”. In effetti i giapponesi già dall’invasione della Cina nel ’37 e a seguire nella guerra nel sud est asiatico si erano resi protagonisti di atrocità sui prigionieri, documentata anche in molti film, che continuarono fino al giorno stesso della resa. Dopo la resa molti ufficiali per non consegnare la “katana”, che poteva avere anche centinaia di anni, si suicidarono per il “disonore intollerabile”. Terza teoria, probabilmente la più corretta, vuole che le bombe atomiche e la conseguente resa in 4 giorni “senza condizioni” avrebbe sancito definitivamente la supremazia degli Stati Uniti come nuova potenza imperiale mondiale, al posto degli inglesi, inviando così un messaggio ben preciso all’URSS. Gli imperi emergono o declinano a seguito di guerre lo è stato per i romani, gli spagnoli, gli inglesi, per l’Unione Sovietica sconfitta nella Guerra Fredda e in l’Afganistan, lo è stato per l’impero americano sorto dalle ceneri della seconda guerra mondiale con le bombe di Hiroshima e Nagasaki che ne furono il sigillo.
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