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Economia & lavoro

Gli investimenti in capitale fisso a livello globale

La Formazione lorda di capitale come percentuale del PIL rappresenta una misura economica che indica l’investimento totale in capitale fisso in un’economia come percentuale del Prodotto Interno Lordo (PIL).

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Sono cresciuti del 32,28% tra il 2013 ed il 2022

La Formazione lorda di capitale come percentuale del PIL rappresenta una misura economica che indica l’investimento totale in capitale fisso in un’economia come percentuale del Prodotto Interno Lordo (PIL). Questa metrica comprende la spesa per acquisire beni capitali come edifici, infrastrutture, macchinari, attrezzature, e miglioramenti delle terre. Essa è un indicatore chiave della capacità di un’economia di crescere e svilupparsi, poiché un livello elevato di formazione di capitale lordo suggerisce che un paese sta investendo significativamente nelle sue risorse produttive future. La formazione di capitale lordo include anche le variazioni delle scorte, che rappresentano i beni prodotti ma non ancora venduti o utilizzati. Questo aspetto riflette le fluttuazioni della domanda e dell’offerta nel breve termine e può influenzare la produzione futura. La percentuale rispetto al PIL permette di comparare l’investimento in capitale tra diverse economie, indipendentemente dalla dimensione assoluta del PIL. Un’alta percentuale di formazione di capitale in rapporto al PIL è generalmente vista come positiva, poiché indica una propensione all’investimento che può portare a una maggiore capacità produttiva e, quindi, a una crescita economica sostenuta. Tuttavia, sebbene un alto livello di investimenti possa essere vantaggioso, deve essere sostenibile e supportato da una gestione efficace e da un ambiente economico stabile per tradursi in crescita economica a lungo termine.

Gli investimenti in capitale fisso a livello globale nel 2022. La formazione lorda di capitale come percentuale del PIL nel 2022 evidenzia notevoli disparità tra i paesi, riflettendo le diverse priorità economiche, livelli di sviluppo e strategie di investimento. Mozambico, con un impressionante 100%, guida questa lista, indicando un enorme investimento in capitale fisso. Questo potrebbe suggerire una fase di intensa costruzione infrastrutturale e acquisizione di macchinari, fondamentali per uno sviluppo economico a lungo termine. Tuttavia, è essenziale esaminare se tali investimenti sono sostenibili e se sono effettivamente tradotti in crescita economica stabile e miglioramenti del benessere generale della popolazione. Iran e Cina seguono con percentuali rispettivamente del 73,9% e del 68,3%. In particolare, la Cina ha mantenuto una strategia di forte investimento in capitale fisso per decenni, alimentando la sua crescita economica rapida e la trasformazione industriale. Tali alti livelli di investimento sono stati cruciali per lo sviluppo delle infrastrutture e la modernizzazione tecnologica, sebbene abbiano anche sollevato preoccupazioni sulla sostenibilità del debito e l’efficacia nell’allocazione delle risorse. Nepal, Algeria, Uzbekistan, e Mongolia, con percentuali che variano tra il 60,9% e il 66,3%, mostrano anch’essi un significativo impegno nell’espansione del capitale fisso. Questi paesi, molti dei quali in via di sviluppo, sembrano puntare su investimenti infrastrutturali per stimolare la crescita economica. Ad esempio, l’Algeria, con il suo 65,5%, potrebbe essere focalizzata sullo sviluppo delle sue risorse naturali e sulla costruzione di infrastrutture necessarie per sostenere tali attività. Paesi come Tanzania, Bahrain, e Senegal, con percentuali di formazione lorda di capitale tra il 51,6% e il 56,2%, riflettono economie in fase di trasformazione, dove gli investimenti sono fondamentali per sostenere la crescita economica. Il Bahrain, un piccolo ma ricco paese del Golfo, probabilmente investe pesantemente in infrastrutture per diversificare la sua economia oltre il petrolio. Allo stesso modo, la Tanzania e il Senegal, entrambi paesi africani, potrebbero essere nella fase di potenziamento delle infrastrutture per favorire lo sviluppo economico e migliorare le condizioni di vita. Il caso di Panama e della Corea del Sud, con percentuali rispettivamente del 48,8% e del 48,5%, suggerisce economie che stanno cercando di sostenere la loro crescita attraverso investimenti continui in capitale fisso. La Corea del Sud, in particolare, è nota per il suo avanzato sviluppo tecnologico e industriale, e un alto tasso di formazione di capitale è in linea con la sua strategia di mantenere un’economia competitiva a livello globale. Il Vietnam e l’Indonesia, con il 46,8%, mostrano paesi asiatici in rapida crescita che stanno investendo significativamente nelle loro economie per mantenere il loro slancio di crescita. Il Vietnam, in particolare, ha visto una crescita economica impressionante negli ultimi anni, spinta da riforme economiche e un’alta domanda di esportazioni. L’Estonia, con il 46,5%, rappresenta un esempio di piccolo paese europeo che investe pesantemente in capitale fisso, probabilmente per rafforzare la sua economia digitale e tecnologica, essendo uno dei leader mondiali nell’e-governance. L’India, con il 43,5%, nonostante la sua enorme popolazione e crescita economica, riflette un livello di formazione di capitale significativo ma non eccezionalmente alto. Questo potrebbe indicare che, pur essendoci importanti investimenti in infrastrutture, ci sono ancora aree di miglioramento per sostenere una crescita economica più robusta e inclusiva. Passando a paesi come Germania e Francia, con percentuali del 29,6% e del 35,9% rispettivamente, vediamo economie sviluppate che mantengono un livello moderato di investimenti in capitale fisso. Questi livelli, sebbene più bassi rispetto ai paesi emergenti, riflettono probabilmente una stabilità economica e infrastrutturale già raggiunta, dove l’enfasi potrebbe essere più sulla manutenzione e aggiornamento piuttosto che sulla costruzione di nuove infrastrutture. Gli Stati Uniti, con un 27,3%, mostrano una percentuale relativamente bassa, il che può riflettere una combinazione di fattori come un’economia matura, un mercato finanziario avanzato che facilita l’investimento privato, e una possibile maggiore enfasi su settori non capital-intensive come i servizi e la tecnologia. Infine, i paesi con percentuali molto basse, come la Grecia (14,3%), la Lituania (13,2%) e il Sudafrica (13,1%), indicano economie che potrebbero affrontare sfide significative in termini di investimento. Questi bassi livelli di formazione di capitale potrebbero essere il risultato di crisi economiche, instabilità politica o vincoli di bilancio che limitano la capacità di investire in nuove infrastrutture e capitali fissi. In conclusione, la formazione lorda di capitale come percentuale del PIL offre una chiara indicazione delle priorità di investimento di un paese e della sua strategia di sviluppo economico. Alti livelli di investimento sono generalmente visti come positivi per la crescita a lungo termine, ma è fondamentale che questi investimenti siano sostenibili e ben gestiti. La variabilità tra paesi riflette una gamma di strategie economiche e livelli di sviluppo, offrendo uno spaccato delle diverse sfide e opportunità affrontate da ciascun paese. Analizzare questi dati può fornire preziose indicazioni sulle prospettive future di crescita economica e sul potenziale di sviluppo sostenibile a livello globale.

Gli investimenti in capitale fisso a livello globale tra il 2013 ed il 2022. L’analisi della formazione lorda di capitale in percentuale del PIL per il periodo 2013-2022 mette in luce una varietà di dinamiche economiche tra i paesi, che riflettono sia successi significativi che sfide complesse. Partendo dai paesi che hanno mostrato il maggiore incremento, l’Angola si distingue con una crescita impressionante del 788,57%, passando dal 3,5% del PIL nel 2013 al 31,1% nel 2022. Questo aumento massiccio può essere attribuito a una serie di fattori, tra cui probabilmente significativi investimenti in infrastrutture e settore energetico, mirati a sfruttare le risorse naturali del paese per stimolare lo sviluppo economico. Allo stesso modo, la Costa d’Avorio ha visto un incremento notevole del 616,28%, da un modesto 4,3% a un 30,8%. Questo potrebbe riflettere un periodo di stabilità politica e riforme economiche che hanno attratto investimenti esteri e sostenuto la crescita del capitale. Il Brunei ha registrato un aumento del 585,33%, passando dal 7,5% al 51,4%. Questo aumento significativo può essere visto come una strategia per diversificare l’economia oltre il settore petrolifero, investendo pesantemente in infrastrutture e progetti di sviluppo. Malta e Cipro hanno anch’essi mostrato aumenti significativi rispettivamente del 418,97% e del 352,31%, suggerendo un periodo di forte sviluppo economico e attrazione di investimenti esteri, probabilmente legati anche al settore turistico e ai servizi finanziari. Mozambico ha mostrato un incremento del 258,42%, passando dal 27,9% al 100%. Questo incredibile balzo può essere spiegato con massicci investimenti in progetti di estrazione e infrastrutture, spesso sostenuti da investimenti esteri, in particolare dalla Cina. Tuttavia, questo livello di investimento solleva domande sulla sostenibilità e sull’efficacia nella creazione di un valore economico duraturo. Anche altri paesi hanno mostrato incrementi significativi, come il Pakistan (219,61%), Kuwait (197,10%), e Islanda (189,52%). Per il Pakistan, questo incremento potrebbe riflettere sforzi concertati per migliorare le infrastrutture e attrarre investimenti stranieri, nonostante le sfide economiche e politiche. Il Kuwait, con una crescita del 197,10%, ha probabilmente investito notevolmente nel tentativo di diversificare la propria economia oltre il settore petrolifero. L’Islanda, dal canto suo, ha visto un incremento del 189,52%, suggerendo una ripresa e un’espansione economica sostenuta dopo la crisi finanziaria del 2008. D’altro canto, alcuni paesi hanno visto una diminuzione significativa della formazione lorda di capitale in percentuale del PIL. Tra questi, il Kenya ha mostrato una delle diminuzioni più drammatiche, passando dal 22,9% al 12,1%, una riduzione del 47,16%. Questo declino potrebbe essere attribuito a una combinazione di fattori, tra cui instabilità politica, problemi di governance e difficoltà economiche che hanno ostacolato gli investimenti. La Namibia ha registrato una diminuzione del 52,66%, passando dal 41,4% al 19,6%. Questo potrebbe riflettere una serie di problemi economici, tra cui la riduzione degli investimenti nel settore minerario e problemi di bilancio. L’Armenia ha visto una riduzione del 53%, da un 38,3% a un 18%, forse indicativa di una diminuzione degli investimenti esteri e problemi economici interni. L’Ucraina ha mostrato una delle riduzioni più significative, con un calo del 57,06%, passando dal 16,3% al 7%. Questo drastico calo è certamente influenzato dalla guerra in corso con la Russia, che ha devastato l’economia e ridotto drasticamente gli investimenti. La Tunisia ha registrato una diminuzione del 57,59%, da un 29% a un 12,3%, riflettendo probabilmente instabilità politica e sfide economiche post-rivoluzione. Infine, il caso del Mozambico, che ha visto un incremento straordinario del 258,42%, pone domande sulla sostenibilità di tali investimenti. Anche se un aumento così significativo può indicare un periodo di rapida costruzione di capitale, è essenziale valutare se questi investimenti sono stati ben gestiti e se hanno portato a miglioramenti tangibili nella qualità della vita e nella crescita economica sostenibile. In conclusione, l’analisi della formazione lorda di capitale in percentuale del PIL tra il 2013 e il 2022 rivela un panorama complesso e variegato. Paesi come Angola, Costa d’Avorio, Brunei, e Malta hanno mostrato incrementi spettacolari, probabilmente grazie a una combinazione di investimenti esteri, stabilità politica e riforme economiche. Tuttavia, paesi come Kenya, Namibia, Armenia, Ucraina e Tunisia hanno visto significative riduzioni, spesso a causa di instabilità politica, problemi economici e riduzione degli investimenti. Questi dati evidenziano l’importanza di un ambiente politico ed economico stabile e di una buona governance per sostenere l’investimento in capitale e promuovere una crescita economica sostenibile.

Politiche economiche per incrementare il valore della formazione lorda di capitale in percentuale del PIL. Incrementare il valore della formazione lorda di capitale in percentuale del PIL è un obiettivo cruciale per molte economie, soprattutto quelle in via di sviluppo e in transizione, poiché rappresenta un modo per stimolare la crescita economica a lungo termine, migliorare le infrastrutture e aumentare la produttività. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario adottare una serie di politiche economiche ben ponderate e coordinate.Una delle prime politiche da considerare è la creazione di un ambiente macroeconomico stabile. Stabilità economica significa controllare l’inflazione, mantenere tassi di interesse ragionevoli e garantire una gestione fiscale prudente. Un ambiente economico stabile riduce l’incertezza, che è essenziale per attirare investimenti sia domestici che esteri. Le imprese e gli investitori sono più inclini a investire in infrastrutture, macchinari e altre forme di capitale fisso quando possono prevedere con maggiore certezza i ritorni sui loro investimenti.Un’altra politica cruciale è il miglioramento del quadro istituzionale e normativo. Questo implica riformare le leggi relative agli investimenti, rendendole più trasparenti e meno burocratiche. Procedure semplici e veloci per ottenere licenze e permessi possono ridurre i costi e il tempo necessario per avviare nuovi progetti di investimento. Inoltre, un sistema giuridico efficace e affidabile che protegge i diritti di proprietà e fa rispettare i contratti è fondamentale per creare fiducia tra gli investitori.L’attrazione di investimenti diretti esteri (IDE) è un altro elemento chiave per incrementare la formazione lorda di capitale. I governi possono adottare politiche specifiche per attrarre IDE, come offrire incentivi fiscali, creare zone economiche speciali e firmare accordi bilaterali di investimento. Le zone economiche speciali, in particolare, possono offrire infrastrutture di alta qualità, regimi fiscali favorevoli e accesso semplificato ai mercati esteri, creando un ambiente ideale per gli investimenti industriali e tecnologici.Investire nell’istruzione e nella formazione della forza lavoro è un altro fattore critico. Una forza lavoro ben formata e qualificata è più produttiva e attrae maggiori investimenti in capitale fisso. I governi devono quindi promuovere politiche educative che migliorino le competenze tecniche e professionali della popolazione. Programmi di formazione professionale, incentivi per l’apprendimento continuo e collaborazioni tra istituti di istruzione e industria possono aiutare a colmare il divario tra le competenze offerte e quelle richieste dal mercato del lavoro.Le infrastrutture sono una componente fondamentale della formazione lorda di capitale. Investire in infrastrutture di qualità come strade, ferrovie, porti, aeroporti e reti di telecomunicazioni può significativamente aumentare la produttività economica e attrarre investimenti. I governi possono finanziare tali investimenti attraverso una combinazione di spesa pubblica diretta, partenariati pubblico-privati e prestiti internazionali. La pianificazione e l’esecuzione efficaci dei progetti infrastrutturali sono essenziali per garantire che questi investimenti producano i massimi benefici economici.Il settore finanziario svolge un ruolo cruciale nel facilitare la formazione di capitale. Un sistema bancario solido e ben regolamentato, insieme a mercati dei capitali sviluppati, può fornire le risorse necessarie per finanziare investimenti in capitale fisso. Le politiche dovrebbero mirare a migliorare l’accesso al credito, specialmente per le piccole e medie imprese, che spesso hanno difficoltà a ottenere finanziamenti. La promozione di mercati dei capitali profondi e liquidi, comprese le borse valori e i mercati obbligazionari, può anche fornire canali alternativi per raccogliere capitali.L’innovazione tecnologica e la ricerca e sviluppo (R&S) sono componenti essenziali per incrementare la formazione di capitale. I governi possono incentivare la R&S attraverso sovvenzioni, crediti d’imposta e supporto diretto a istituzioni di ricerca e sviluppo. Favorire l’adozione di nuove tecnologie nelle imprese può aumentare la produttività e stimolare ulteriori investimenti in capitale fisso. Le politiche dovrebbero anche promuovere la collaborazione tra università, centri di ricerca e settore privato per sviluppare e commercializzare innovazioni tecnologiche.Una politica commerciale aperta può stimolare la formazione di capitale permettendo alle imprese di accedere a mercati più ampi e risorse più diversificate. La riduzione delle barriere commerciali, la partecipazione ad accordi commerciali regionali e internazionali e la promozione delle esportazioni possono creare opportunità per le imprese di crescere e investire in nuovo capitale. Una maggiore integrazione nei mercati globali può anche attrarre investimenti stranieri diretti, che spesso portano con sé trasferimento di tecnologia e competenze manageriali avanzate.La sostenibilità ambientale è un aspetto crescente delle politiche economiche. Investire in tecnologie verdi e infrastrutture sostenibili non solo risponde alle pressanti sfide climatiche, ma può anche stimolare nuovi settori economici e creare posti di lavoro. Le politiche devono incentivare l’uso di energie rinnovabili, l’efficienza energetica e le pratiche aziendali sostenibili. I governi possono anche promuovere l’adozione di standard ambientali nelle costruzioni e nei trasporti, assicurando che la crescita economica non comprometta le risorse naturali.La governance e la trasparenza sono fondamentali per creare un ambiente favorevole agli investimenti. La corruzione e la mancanza di trasparenza possono significativamente ridurre la fiducia degli investitori e aumentare i costi degli investimenti. Riforme volte a migliorare la trasparenza, rafforzare l’applicazione della legge e combattere la corruzione sono essenziali. I governi devono implementare pratiche di buona governance, inclusi bilanci pubblici trasparenti, procedure di appalto aperte e meccanismi di controllo efficaci.Infine, l’adattamento delle politiche fiscali può incentivare la formazione di capitale. I governi possono offrire incentivi fiscali per investimenti in capitale fisso, come ammortamenti accelerati, crediti d’imposta per investimenti in nuove attrezzature e infrastrutture, e riduzioni delle tasse per le imprese che reinvestono i loro profitti. Queste misure fiscali possono rendere gli investimenti in capitale più attraenti per le imprese, stimolando così la crescita economica.In sintesi, incrementare la formazione lorda di capitale in percentuale del PIL richiede un approccio olistico che coinvolge stabilità macroeconomica, miglioramento del quadro normativo, attrazione di investimenti esteri, sviluppo delle competenze, investimento in infrastrutture, sviluppo del settore finanziario, promozione dell’innovazione, politiche commerciali aperte, sostenibilità ambientale, buona governance e incentivi fiscali. Ogni paese deve adattare queste politiche alle proprie specifiche circostanze economiche e sociali, ma l’obiettivo finale rimane quello di creare un ambiente che favorisca gli investimenti produttivi e stimoli una crescita economica sostenibile e inclusiva.

Conclusioni. Il valore degli investimenti in capitale fisso in percentuale del PIL è cresciuto del 32,28% tra il 2013 ed il 2022 passando da un ammontare di 25,6 unità fino ad un valore di 33,9 unità. Vi sono delle nazioni che hanno visto crescere il valore degli investimenti in capitale fisso in percentuale del PIL è stato superiore alla media ovvero: Angola con +788,57%, Cote d’Ivoire con +616,28%, Brunei Darussalam con +585,33%, Malta con +418,97%, Cipro con 352,31%. Vi sono dei paesi nei quali il valore degli investimenti in capitale fisso in percentuale del PIL è diminuita significativamente ovvero Namibia con -52,66%, Armenia con -53,00%, Ucraina con -57,06%, Tunisia con -57,59%, Guinea con -61,03%.

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Professor of Risk Management at University of Bari Aldo Moro.