Economia & lavoro
La parola all’esperto Nino Carmine Cafasso, giuslavorista e consulente del lavoro
di BARBARA LA ROSA
“Da oggi scattano 4000 licenziamenti di Stato. Il rischio è quello di una bomba sociale. Il Governo è inadempiente, ora intervenga subito”
Sono 4.000 i lavoratori e le lavoratrici ex LSU del mondo della scuola che, a partire da oggi, si trovano senza lavoro dopo la rottura del tavolo negoziale tra Governo (MIUR e Ministero del Lavoro) e sindacati, rottura avvenuta pochi giorni fa. Possiamo definirlo un “Licenziamento di Stato” perché di fatto è stato causato dal provvedimento, deciso dal Governo, di internalizzazione i servizi di pulizia nelle scuole che garantivano, fino a oggi, i lavoratori ex LSU, “scuole dove, proprio in queste ore, si lotta contro il tempo per igienizzare aule, laboratori e palestre. Inaccettabile” è la denuncia arriva dai sindacati confederale e dal giuslavorista Carmine Cafasso, titolare dello studio “Cafasso&Figli”.
Eppure, il risultato del drammatico epilogo della rottura delle trattative tra Governo, imprese e sindacati, avvenuto dopo due giorni di confronto al Ministero del Lavoro per cercare ulteriori soluzioni, è che 4.000 operatori delle pulizie scolastiche restano a casa e che 7.000, sugli 11.000 che saranno assunti, subiranno una drastica riduzione dell’orario di lavoro e un taglio del 50% dello stipendio.
In un momento già delicato per il nostro Paese, anche a causa dell’allarme Coronavirus, il Governo dà così un colpo di grazia al settore dei servizi, mettendo sul lastrico non solo coloro che effettuano la pulizia delle scuole, con gravi conseguenze per il nostro tessuto economico, ma esponendo al contempo la salute dei nostri giovani. Il consulente del lavoro, Nino Carmine Cafasso, è tornato con forza, più volte, a denunciare il caso, dopo aver ascoltato le ragioni dei sindacati confederali (Filcams Cgil, Fisacat Cisl e Uil Trasporti), impegnati a risolvere la vertenza e difendere i lavoratori, i quali hanno raccontato alle agenzie di stampa della rottura delle trattative e della palese non volontà del MIUR e del Ministero del Lavoro di risolverlo.
Stiamo parlando, giusto per dare un po’ di cifre e per spiegare la situazione odierna. Ad esempio nella regione Puglia ci sono 1.611 posti disponibili per il profilo professionale di collaboratore scolastico nelle cinque province (530 a Bari, 163 a Brindisi, 259 a Foggia, 441 a Lecce, 218 a Taranto), rispetto ai 11.263 posti disponibili a livello nazionale; di 2219 domande inoltrate (458 a Bari, 161 a Brindisi, 412 a Foggia, 660 a Lecce, 528 a Taranto) a fronte delle 12.977 domande inoltrate a livello nazionale; del numero minimo di 1009 contratti a tempo determinato previsti dal bando (513 a Bari, 151 a Brindisi, 123 a Foggia, 222 a Lecce) a fronte dei 6.632 contratti a livello nazionale; del numero minimo di 1.204 contratti a tempo parziale al 50% previsti nel bando rispetto al numero minimo di 9100 a livello nazionale. Come si vede dalla realtà nuda e cruda dei numeri, dietro i quali ci sono sempre delle persone che, prevalentemente monoreddito, sostengono altrettante famiglie, di 608 domande che eccedono i posti disponibili.
Eppure, questi 4 mila lavoratori, il Governo, in prima istanza, aveva voluto salvarli dal licenziamento, assumendoli nella Pubblica Amministrazione. Il problema è che tra i requisiti per l’assunzione ci sono anche il possesso del diploma di scuola superiore e la fedina penale pulita. È risaputo, invece, che molti di loro hanno frequentato soltanto le scuole elementari o medie e che altrettanti di loro, appartenendo alla categoria dei lavoratori socialmente utili, sono ex carcerati, reintrodotti nel mondo del lavoro dopo aver pagato il loro debito con la giustizia, ma ancora segnalati come tali, cioè con la fedina penale ‘sporca’.
Ma l’attuale governo, dunque, quello di colore gialloverde, ha cambiato le carte in tavola, in merito ai requisiti richiesti per l’assunzione. Dal 2017, infatti, occorrono almeno dieci anni di anzianità lavorativa, un titolo di studio obbligatorio (la licenza media) e l’assenza di precedenti penali, altrimenti questi lavoratori perdono i requisiti per poter restare nel mondo della scuola. “Ma molti di loro non hanno un’anzianità così alta – spiega Angelo D’Insanto, segretario della Fisacat Cisl della Campania – non hanno mai preso una licenza media perché hanno iniziato a lavorare da giovanissimi oppure hanno pagato, da giovani, i loro conti con la giustizia e, certo, non hanno il certificato penale pulito, ma non hanno mai più sgarrato da allora”. Eppure, parliamo di cifre davvero risibili. Come si diceva, sui 16 mila lavoratori LSU rimasti nel mondo della scuola, ne sono stati assunti 11.250 (7000 full time, 4000 part time), quindi ne restano fuori solo 5 mila.
“Perché il governo non fa qualcosa, o fa solo promesse? Dove sta il risparmio per i conti dello Stato per assumere così poche persone molte delle quali hanno visto perdere i loro requisiti all’assunzione perché il governo ha cambiato le carte in tavola? Si mettano le mani in tasca e risolvano la situazione, al di là dei tecnicismi e dei formalismi!” è la denuncia, forte e vigorosa, del combattivo sindacalista Cisl.
“Il Governo era a conoscenza dei requisiti posseduti dagli ex LSU, era cosciente che, con il processo di internalizzazione dei servizi, essi sarebbero stati esclusi a priori” è ancora la denuncia del consulente del lavoro, Nino Carmine Cafasso, titolare dello studio “Cafasso&Figli”, che ha sollevato in più occasioni ed in tutti i modi il dramma e l’assurdità della condizione di lavoratori che, nel corso del tempo (oltre 20 anni!), hanno guadagnato un diritto al lavoro che va rispettato, ma che ora gli viene negato.
“Non possiamo e non dobbiamo dimenticare – continua nella sua denuncia Cafasso – che oltre 4000 lavoratori, per effetto di una norma voluta dal Governo Conte, si ritroveranno disoccupati, senza salario e con il mero sussidio di disoccupazione. Per risolvere questa grave emergenza sociale bisogna trovare una veloce soluzione che non può che vedere ritornare allo stesso tavolo Governo, sindacati ed imprese, attualmente ancora appaltatrici dei servizi che, anche attraverso affidamenti temporanei ed in attesa di una soluzione governativa definitiva, possano garantire l’occupazione e il salario di 4000 lavoratori”.
“Oggi si consuma ciò che molti, a partire da me” – spiega ancora il consulente del lavoro, Carmine Nino Cafasso – avevano già denunciato chiedendo al Governo di scongiurare un simile e tragico scenario. Gli Ex LSU sono dislocati in tutta Italia, con una concentrazione maggiore circoscritta alla Campania. Le frizioni sociali, con pericoli per l’ordine pubblico, saranno inevitabili, specie a Napoli. Ma ancora oggi una soluzione è possibile: si potrebbe serenamente proseguire in quello che è stato il rapporto di lavoro di cui, fino ad oggi, hanno goduto i lavoratori che potrebbero rimanere dipendenti delle aziende private, evitando il ricorso all’errore dell’internalizzazione.
Chiedo – ha ripetuto Cafasso in un comunicato stampa – a tutte le forze politiche di tutte le Regioni interessate, ai Sindaci e ai Parlamentari, di unirsi al nostro accorato appello per richiedere al Presidente del Consiglio, di riprendere il confronto ed una soluzione positiva della trattativa, così come mi aveva già confermato in diretta il Sottosegretario del Ministero del Lavoro, Peppe De Cristofaro, a “Millennium”, il programma di TVLuna. Ora tocca a Giuseppe Conte. È necessario intervenire nel modo più rapido e risolutivo possibile. I lavoratori attendono solo di vedersi restituita la dignità e i diritti che ancora hanno”.