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02 Giugno 2025

Storia di ordinario lassismo

Ancora una volta le ciliegie raggiungono prezzi record, fino a 23 euro al chilo, mentre i produttori locali restano schiacciati da una filiera agroalimentare distorta, dove a guadagnare è solo la minoranza della grande distribuzione. A febbraio 2025 avevamo pubblicato su questo giornale un’inchiesta ignorata dai grandi editori, che proponeva una soluzione concreta attraverso i temporary shop. Così, mentre oggi tutti parlano del problema, ieri nessuno ha voluto ascoltare. Un’amara conferma del fatto che, quando si tratta di tutelare i più deboli, il sistema preferisce voltarsi dall’altra parte.

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di Alessandro Andrea Argeri

“Ciliegie come oro: ecco perché costano fino a 20 euro al chilo” (ilsole24ore), “Ciliegie a prezzi record: a Milano oltre i 23 euro al chilogrammo, mentre scende il prezzo dell’altra frutta estiva” (Panorama), “Ciliegie, prezzi alle stelle. I passaggi di filiera che “gonfiano” i listini” (il Salvagente), “Ciliegie, i prezzi a Milano arrivano a 23 euro al chilo: crolla la produzione in Puglia a causa gelo” (Corriere della Sera). Ci fermiamo qui, sebbene potremmo citare ancora altri titoli riguardanti il prezzo esorbitante a cui anche quest’anno sono arrivate le ciliegie. “Tutto normale”? “Prevedibile”?  Il 17 febbraio 2025 uscì su ilsudest una mia inchiesta, basata su uno studio di un economista turese, dal titolo: “L’inganno della grande distribuzione (e come i temporary shop possono salvare l’agricoltura)”, in cui si analizzava la distorsione economica della filiera agroalimentare, con un focus sulla produzione di ciliegie in Puglia. L’indagine evidenziava il divario tra il prezzo pagato ai produttori e quello finale al consumatore, per poi proporre una soluzione concreta: l’adozione dei temporary shop come modello di vendita diretta per ridurre il peso degli intermediari e garantire maggiori guadagni agli agricoltori.

Oggi ne scrivono tutti, tuttavia ai tempi nessun grande giornale si mostrò interessato alla pubblicazione, persino gratuita, perché lo scopo del nostro lavoro era soprattutto quello di informare per rendere un servizio alla comunità, quando forse avremmo potuto cercare un privato a cui vendere il progetto. Intanto l’inchiesta uscì con mesi di anticipo rispetto all’inizio della campagna cerasicola in modo da poter stimolare riflessioni, discussioni, qualsiasi cosa in grado di invertire il solito giochino tossico in cui, forti di una posizione di vantaggio nella filiera, a guadagnare è sempre una piccola minoranza a scapito della maggioranza.

In un colloquio col Comune di Turi tenutosi ad aprile, l’attuale assessore all’agricoltura disse di non volersi intromettere “assolutamente” nell’economia del Paese, poi si negarono i prezzi esorbitanti a cui arrivano le nostre ciliegie. Le nostre stime? Troppo eccessive, anche se erano numeri degli anni precedenti. Quando chiesi cosa potessero fare le istituzioni per tutelare i cittadini, mi fu risposto: “Un po’ di pubblicità, al massimo di informazione, per il resto lasciamo iniziativa ai privati”. A un secondo incontro non è mai stata fissata una data. Avremmo almeno potuto informare…

Ebbene, chi l’avrebbe mai detto? Anche quest’anno i piccoli produttori, più deboli e meno tutelati, sono stati sbranati dai pesci grossi: il solito spettacolo in cui sappiamo ma preferiamo abbandonarci all’inerzia delle cose, come se il degrado fosse ineluttabile. Poco importa se si è trattato di ignavia, incompetenza, impotenza o incapacità, davvero non si poteva agire in alcun modo? Guarda un po’: nessun grande giornale ha voluto pubblicare un’inchiesta contro la grande distribuzione dell’agroalimentare; al Comune invece diamo il solito “non pervenuto”. I miei più sinceri complimenti per essere sempre vicini ai lettori, ai cittadini, alla gente comune, infatti tutti leggono e vanno a votare!

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).