19 Maggio 2025
È morto José “Pepe” Mujica, il presidente più umile del mondo — e il più coerente

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
L’America Latina dice addio a una delle sue più grandi coscienze politiche. Guerrigliero, presidente, filosofo e contadino, Mujica ha vissuto con sobrietà, ha amato con profondità e ha lottato fino alla fine per un continente giusto, unito e solidale.
Un faro etico in tempi oscuri
José Mujica è morto il 13 maggio 2025, all’età di 89 anni. La camera ardente è durata due giorni e ha attirato migliaia di persone: lunghe file si sono formate davanti al Palazzo Legislativo, dove il suo corpo è stato esposto con onori di Stato. Giovani, anziani, contadini, studenti, famiglie intere: tutti volevano dare l’ultimo saluto a “Pepe”.
È stato emozionante vedere giovani arrivati anche da altri Paesi, con fiori, bandiere dell’Uruguay e dell’America Latina, e cartelli con le sue frasi indimenticabili. Nonostante la tristezza, non c’era disperazione: il popolo seguiva ciò che lo stesso Mujica aveva chiesto:
“Se un giorno non ci sarò più, continuate a lottare, io sarò con voi.”
Il suo corpo sarà cremato il 15 maggio, e le ceneri saranno conservate nella sua chacra, accanto alla sua cagnolina a tre zampe, simbolo della semplicità e tenerezza con cui ha vissuto. Un gesto semplice e profondamente simbolico, come tutto ciò che ha fatto.
Un addio che ha unito generazioni, ideologie e frontiere
Tutti gli ex presidenti viventi dell’Uruguay erano presenti alla cerimonia, così come autorità di diversi orientamenti politici. José “Pepe” Mujica è stato omaggiato persino da suoi ex avversari — in un raro momento di unità nazionale segnato dal rispetto.
Erano presenti anche i presidenti Gabriel Boric (Cile) e Luiz Inácio Lula da Silva (Brasile), che si trovavano in missione ufficiale in Cina al momento della morte. La cerimonia è stata posticipata affinché Lula potesse tornare in Uruguay e salutare l’amico. Nel 2018, fu Mujica a visitare Lula durante la sua ingiusta detenzione a Curitiba — un gesto di solidarietà che ora si ripete, con lo stesso peso simbolico.
“La solidarietà non è dare quello che ti avanza, ma condividere quello che hai.”
Un ribelle con una causa, fino alla fine
Da giovane, Mujica fu uno dei leader del Movimiento de Liberación Nacional-Tupamaros, e sopportò 13 anni di prigionia in condizioni disumane. Una volta libero, non cercò vendetta, ma giustizia. Ha dedicato la sua vita a costruire un Uruguay più degno, più giusto, più libero.
Anche dopo la presidenza (2010–2015), ha continuato a sostenere il Frente Amplio e l’integrazione latinoamericana. La sua ultima grande azione pubblica è stata il sostegno all’elezione di Yamandú Orsi, attuale presidente dell’Uruguay, anch’egli espressione del Frente Amplio.
Un amore rivoluzionario
“Lucía è molto più di una compagna. È parte di ciò che sono.”
Per oltre 50 anni, Mujica ha avuto al suo fianco Lucía Topolansky, ex guerrigliera, senatrice ed ex vicepresidente. Compagna di vita e di lotta, Lucía è stata la sua forza silenziosa, la presenza stabile con cui ha condiviso il carcere, i sogni e i raccolti. Il suo saluto discreto, con il pugno chiuso, ha commosso il continente.
La politica come pratica della libertà
“La politica non è una professione, è una passione. Un modo per servire, non per servirsi.”
Come presidente, legalizzò l’aborto, il matrimonio egualitario e la marijuana. Continuò a vivere nella sua chacra, guidava un vecchio Maggiolino, e donava quasi tutto il suo stipendio. Il suo modo di vivere era un grido contro il consumismo, l’ingiustizia e la vanità del potere.
“Non sono povero. Sono sobrio. Leggero. Vivo con poco per non essere schiavo di nulla.”
Un latinoamericano senza confini
“Dobbiamo unirci come regione, o saremo schiavi in un mondo diviso.”
Mujica ha abbattuto confini fisici, ideologici, culturali e generazionali. Parlava con i capi di Stato e con i senza terra, con studenti universitari e contadini, con bambini e anziani. Il suo linguaggio era quello della dignità, la sua causa era la libertà collettiva.
Un addio che è anche un seme
“Finché avrò forze, continuerò a lottare. La lotta è il senso della vita.”
La morte di Mujica non è una fine, ma un richiamo. Un richiamo alla coerenza, alla tenerezza rivoluzionaria, alla radicalità della speranza. Il suo esempio continua a vivere in ogni gesto di solidarietà, in ogni ribellione contro l’ingiustizia, in ogni giovane che osa credere in un mondo migliore.
José “Pepe” Mujica, presente. Oggi e sempre.
