02 Febbraio 2025
Storie senza tempo di infanzia violata.
Queste sono storie di piccole vittime senza giustizia, di cui dobbiamo serbare memoria .
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
La recente tragica vicenda della piccola Sofia rapita a Cosenza ha sconvolto la pubblica opinione https://www.avvenire.it/attualita/pagine/neonata-rapita-e-ritrovata-i-genitori-come-morire-e-risorgere. I bambini sono lo scrigno che racchiude bontà e speranza. Quando un bimbo subisce una qualsiasi forma di violenza è uno spicchio di speranza che viene meno.
Davanti a vicende come quella di Sofia, ci si interroga. Sui perché, su cosa fare per evitare che si ripetano. Iniziano analisi sociologiche, psicologiche.
Si inizia anche a pensare che certe cose ” prima ” non avvenivano.” Prima ” il tessuto famigliare era più unito, i bambini potevano giocare soli per strada. I controlli erano più stringenti e la legge più severa. Ma è vero ? Queste infamie sui bambini sono la triste esclusiva della nostra epoca ? Purtroppo no.
La violenza sui bambini è presente in ogni periodo storico. Il più feroce assassino seriale di bambini in Italia ha agito durante il ventennio fascista. Gli anni dell’ordine, del controllo poliziesco esasperato. Tutto ciò non ha impedito ” al Mostro di Roma ” di agire indisturbato dal 1924 al 1927.
Colpisce sette volte, solo tre vittime riescono a salvarsi. Il modus operandi è sempre lo stesso : un signore vestito elegantemente avvicina una bambina, la convince a seguirlo. Arrivati in un luogo isolato la violenta e la strangola. Il terrore si impadronisce di Roma. L’immagine di Mussolini danneggiata. L’ ordine è categorico: il mostro deve essere arrestato.
Invece viene arrestato Gino Girolimoni. Il fascismo prova a farlo passare per il feroce assassino . Girolimoni però come candidato mostro ha un difetto, è innocente. Innocenza che verrà dimostrata da una magistratura non ancora totalmente fascistizzata e da un poliziotto caparbio, Giuseppe Dosi. Ufficialmente il ” mostro di Roma ” non è stato mai individuato.
Passa la guerra, passa il fascismo. Il 18/02/1950 a Roma , nel quartiere Primavalle, Anna Maria Bracci esce di casa. Deve comprare olio e carbone, è una bambina ma deve aiutare la madre ad allevare i suoi fratelli e sorelle. Anna Maria esce di casa. Per sempre .
Dopo qualche giorno il suo corpo viene ritrovato in un pozzo. Nella zona di Pineta Sacchetti, località la Nebbia. Subisce tentativo di violenza sessuale, viene stordita a bastonate. La borsa con l’olio e il carbone è poggiata vicino al pozzo. Per l’omicidio di Anna Maria viene arrestato e processato Lionello Egidi.
Assolto in primo grado, condannato in secondo e definitivamente assolto. Il delitto rimane senza colpevole.
Passano gli anni. Arriva il miracolo economico, l’era atomica, la contestazione, gli anni di piombo. La crisi petrolifera, il divorzio. Arriviamo al 1975 e troviamo due vicende tragicamente simili.
Quelle di Alessandra Sandri e Ottavia De Luise.
Alessandra vive a Bologna. Il 07/04/1975 prende l’autobus per recarsi a scuola. Invece scompare nel nulla . Già le prime indagini indicano la pista della pedofilia. Pista che non viene percorsa. Su Alessandra cala il silenzio.
Ottavia De Luise vive in Basilicata, a Montemurro. Il 12/05/1975 torna a casa dopo aver giocato con la cugina. Anche lei sparisce nel nulla. Anche nel suo caso la pista della pedofilia non viene battuta.
Recentemente le due inchieste sono state riaperte ma la morte dei principali sospettati ha impedito di procedere.
Queste sono storie di piccole vittime senza giustizia, di cui dobbiamo serbare memoria .
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