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23 Dicembre 2024

Dott. Francesco Manfredi: “Vi spiego come introdurre allo sport un portatore di disabilità in Puglia”

Come si intraprende una carriera sportiva se si ha una disabilità? Ce lo spiega il Dott. Francesco Manfredi, della Lega del Filo d’oro di Molfetta

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DI FABRIZIO RESTA

Credit foto: per gentile concessione del Dott. Francesco Manfredi

Il Dott. Francesco Manfredi, medico fisiatra, ortopedico e medico paralimpico, presso la Lega del Filodoro di Molfetta, si occupa dell’avviamento allo sport per persone con disabilità. Lo sport è una parte essenziale per uno stile di vita attivo e sano, anche e soprattutto per i portatori di disabilità. Esistono diverse tipologie di sport per persone con disabilità; lo dimostrano, tanto per fare un esempio, le Paralimpiadi, che ogni quattro anni dimostrano le capacità di questi atleti in una vasta gamma di diverse discipline sportive e senza peccare di immodestia, gli atleti azzurri sono una delle realtà più belle del mondo. Ma come si approccia un portatore di disabilità al mondo dello sport? Qui i medici giocano un ruolo importante, allo scopo di supportare gli atleti fornendo loro esperienza, ma soprattutto cercare assieme a loro di scoprire le potenzialità e la passione dei portatori di disabilità verso un percorso sportivo. Il Dott. Francesco Manfredi ha dedicato la sua vita a questo scopo e dietro di lui c’è una bella realtà, fatta di grandi risultati e tra gli altri, grandi campioni, come Luca Mazzone: due medaglie d’argento nel nuoto ai Giochi paralimpici di Sydney 2000; nel paraciclismo si è invece aggiudicato tre ori, cinque argenti e due bronzi paralimpici e diciotto titoli mondiali.

Salve Dott. Manfredi. Come è nata questa sua passione per l’avviamento allo sport delle persone portatori di disabilità?

Ho lavorato per tanti anni al Giovanni XXIII di Bari, occupandomi prevalentemente di persone con disabilità. Poi, volendo sempre più dedicarmi al mondo della disabilità, ho dovuto dare le dimissioni volontarie per poi essere ora il medico responsabile della Lega del Filodoro di Morfetta. Per anni mi sono occupato dell’ambulatorio di neuro-ortopedia di età evolutiva presso il Giovanni XXIII e non di rado è accaduto che ragazzi con disabilità volendo fare qualcosa di diverso, volendo avviarsi verso un mondo sportivo, mi hanno chiesto di poter fare qualcosa nel mondo del ciclismo, dell’equitazione, del nuoto. Poi tanti altri invece non conoscevano neanche l’attività sportiva e quindi ho dovuto in qualche modo insistere con i ragazzi e con la propria famiglia affinché si potesse iniziare un percorso sportivo.

Qual’è il bilancio della sua attività?

Non di rado questi ragazzi sono arrivati poi a livello nazionale e internazionale. Quindi sicuramente sono tante le soddisfazioni che possiamo avere in questo momento dai ragazzi.In particolar modo il Giovanni XXIII è stato per me un vivaio di ragazzi con disabilità che potevano poi essere avviati.

Ma quindi come si fa ad avviare un ragazzo o un adulto anche con disabilità al mondo sportivo?

Possiamo dire che qualsiasi persona con disabilità, purché lo voglia, può praticare sport, con qualsiasi tipo di disabilità, sia fisica che mentale, che sensoriale. Basti pensare che all’ultima Paralimpiade di Parigi è arrivata anche un atleta sordo cieca, quindi pensate che ormai non ci sono limiti assoluti per nessuno per poter praticare un’attività sportiva anche di alto livello, però anche questo dobbiamo distinguere le attività sportive di alto livello o un’attività sportiva promozionale o semplicemente un’attività motoria e poi per quale tipo di disabilità.

Le disabilità possono essere fisiche, cognitivo-comportamentali o sensoriali, fra i sensoriali abbiamo la sordità e la cecità, ma sono persone che hanno bisogno di particolari attenzioni nell’avviamento dello sport perché non per tutti è accessibile qualsiasi tipo di sport. Quindi bisogna vedere le indicazioni e controindicazioni, perché ci possono essere persone con una disabilità fisica che vorrebbero fare un’attività sportiva anche importante con tanta volontà e agonismo, ma di fatto le loro condizioni fisiche non le lo consentono. Quindi a parte un semplice certificato di idoneità all’attività sportiva non agonistica per poter incominciare, viene fatto sicuramente a tutti i ragazzi con qualsiasi tipo di disabilità, fisica, mentale o sensoriale. Indipendentemente dalla loro disabilità, chiunque può avere un certificato di idoneità all’attività non agonistica nel mondo sportivo, che vuol dire semplicemente che non ha controindicazioni importanti, cardiovascolari e neurologiche soprattutto, perché un ragazzo con questo vale per qualsiasi bambino, per qualsiasi persona che voglia attivarsi per fare l’attività sportiva, deve sempre presentare un certificato medico per dimostrare che non ci sono controindicazioni e questa è la base per tutti.

Dopodiché?

Una volta capito che tipo di sport si vuole praticare ci si può rivolgere al Comitato Italiano Paralimpico il Comitato Italiano Paralimpico è il comitato al pari del CONI che disciplina le varie attività sportive, le varie discipline sportive, per cui all’interno del Comitato Italiano Paralimpico ci saranno le varie federazioni. Tanti anni fa esistevano tante discipline sportive per persone con disabilità, ma tutte quante erano assimilate in un’unica federazione, che chiaramente comprendeva tutte le discipline sportive, quindi c’era la FISD, Federazione Italiana Sportiva per le Persone con Disabilità. Di fatto all’interno della FISD tutte queste discipline sportive erano organizzate internamente, ma non c’era assolutamente il senso dell’inclusione reale.

Ed ora?

Quello che poi è avvenuto, negli anni successivi, grazie al Presidente Luca Pancalli, che è stato lungimirante, ancora oggi è lui Presidente del Comitato Italiano Paraolimpico, nel riuscire a far entrare le varie discipline sportive delle persone con disabilità nelle varie federazioni olimpiche, non paraolimpiche, olimpiche. Giusto per essere chiari, un esempio su tutti è il ciclismo. Nel ciclismo gli atleti paralimpici come Zanardi, come Luca Mazzone, come Podestà e tanti altri, sono atleti di altissimo livello che contribuiscono nelle loro gare a livello internazionale al medagliere della federazione italiana ciclismo tutta, quindi per intenderci noi abbiamo la federazione del ciclismo che può vantare sicuramente un posto molto importante nel ranking internazionale non tanto per il ciclismo dei normodotati ma quanto per il ciclismo delle persone con disabilità e questo fa tanto onore al mondo paralimpico.

Quali Federazioni esistono oggi?

Esistono tantissime federazioni che a loro interno hanno aperto il settore paralimpico, questo è il ciclismo che ha il settore paralimpico, come anche la vela, l’equitazione e poi ci sono altre federazioni nate appositamente per quelle discipline sportive che necessitano di una particolare attenzione e dedizione, una su tutte è il nuoto, il nuoto paralimpico, la FIMP, che hanno avuto tantissime medaglie all’ultima Paralimpiade, veramente tante, e sono atleti d’eccellenza, però richiedono delle modalità di organizzative che non possono essere incluse nella FIN, la relazione interna nuoto olimpica, proprio perché ci sono delle peculiarità che sono specifiche per le persone con disabilità. Un’altra federazione molto importante è la federazione del power share, sarebbero le federazioni delle sport con le carrozzine elettriche, che vengono utilizzate da disabili gravi, molto gravi, che hanno potenzialità motorie bassissime e quindi vivono sulle carrozzine elettriche muovendole con un joystick. Ora con quel joystick possono utilizzare la carrozzina per giocare a calcio in carrozzina elettrica o a hockey. Quindi in questo grandissimo ventaglio di federazioni sicuramente un qualsiasi bambino o ragazzo o anche adulto che voglia avviarsi allo sport ha una vasta scelta.

Che cosa bisogna fare per cominciare a praticare uno sport?

La cosa più semplice è andare sul sito del Comitato Italiano Paralimpico e trovare una società sportiva vicino a casa propria, questa è la cosa più importante, quindi ormai sono tantissime le società sportive paralimpiche in Italia e quindi è molto facile trovarne una proprio nei prezzi di casa propria, ma qualora uno dovesse riuscirci può chiamare direttamente il comitato paralimpico regionale e chiedere informazioni direttamente a qualcuno, perché sono sempre molto attenti a rispondere alle esigenze di tutti. Una volta che un ragazzo ha deciso quale disciplina sportiva vuole praticare, a quel punto i tecnici della società sportiva inizieranno un avviamento, una iniziazione, anche per vedere se l’atleta, il futuro atleta ha bisogno di convincersi a quella disciplina o meno, nel senso che molti ragazzi vorrebbero fare chissà quanti sport e poi nel momento in cui si avvicinano sicuramente possono anche ripensarci, quindi non bisogna convincere nessuno, bisogna semplicemente informare e far conoscere. Quindi la cosa più importante nello sport è proprio questa, il piacere di fare un’attività scelta, quindi nessuno deve convincere nessuno perché molto spesso nello sport ci si avvicina proprio in questo modo, sul convincimento del genitore che gli dice devi fare questo sport perché ti fa bene. Un esempio su tutti è il nuoto, dove o con disabilità o senza disabilità tanti ragazzini vengono avviati al nuoto perché si dice che faccia bene. Quindi la cosa importante è che qualsiasi disciplina sia, ogni ragazzo deve avvicinarsi con tanta curiosità e saranno i tecnici che riusciranno a far avvicinare i ragazzi allo sport in modo adeguato, con un giusto approccio pedagogico sportivo, questo vale per tutti, non solo per le persone con disabilità, è ovvio.

…..e una volta deciso?

Una volta che si è deciso di intraprendere un’atleta sportiva, il tecnico, il presidente della società sportiva decide di far entrare questo ragazzo nella propria squadra e quindi va classificato.

Cosa vuol dire classificato?

Vuol dire che l’atleta deve avere una sua classificazione per poter essere competitivo perché deve poter gareggiare con altri atleti con le pare potenzialità. Chiaramente un ragazzo che ha un’amputazione di una gamba non può gareggiare con un altro ragazzo che ha una tetraparesi spastica o che ha l’amputazione di entrambi le gambe o che ha una lesione midollare, cioè ognuno deve avere la sua categoria. Chiaramente se fossimo veramente fiscali accadrebbe che ogni atleta, siccome ogni persona ha una disabilità a sé e mai nessuno è uguale a un altro, gareggerebbe da solo alla fine, invece no, per questo nascono le categorie e per questo nascono appunto le varie discipline sportive all’interno delle categorie, un esempio su tutti è il nuoto per esempio, nel nuoto la disabilità fisica prevede 10 categorie, da S1 a S10.

Cosa vuol dire?

Che l’S1 sono ragazzi con gravissima disabilità, tetraparesi, dove fanno da soli in autonomia un’intera vasca, mettendoci a volte anche dei minuti per arrivare da una parte all’altra. questi gli S1, quelli più gravi. Gli S10 invece sono proprio i più lievi, sono magari atleti che per un incidente hanno perso parte del piede e quindi magari hanno braccia e gambe e corpo perfettamente integri e quindi solo per quel piede che è penalizzante nel tuffo, nella virata, e anche nel battere le gambe, vengono penalizzati e quindi chiaramente vengono messi in S10, quindi non c’è una normalità per poter gareggiare con i normodotati, però posso gareggiare in S10, quindi da S1 a S10 poi in mezzo ci sono tante variabili, quindi se andassimo a metà della categoria tipo S5, troveremo le persone proprio che hanno problemi agli arti inferiori, solamente agli arti inferiori e meno agli arti superiori…e così la S6, sempre le arti inferiori e niente le arti superiori, è salendo, quindi da S1 a S10 c’è una grandissima variabilità, ma all’interno di ogni categoria c’è sempre un grande problema, l’omogeneità talvolta viene discussa, quindi ci sono le categorie, le classificazioni e a volte anche i ricorsi, i ricorsi dell’atleta e della società che si siete penalizzate perché nella propria corsia in Vasca si trova un atleta con una diversa disabilità e quindi bisogna a quel punto ricorrere alle commissioni d’appello per poter vedere realmente se una persona con disabilità è di quella categoria o di un’altra, perché anche lì ci possono essere dei errori legati al veridico classificatore, al tecnico classificatore che ha classificato i ragazzi in una certa categoria, ma non solo, ma ci pensiamo anche alla variazione di un miglioramento o un peggioramento della patologia stessa e quindi dalla classificazione effettuata magari l’anno prima ci può essere una variazione. Quindi una persona con disabilità che vuole praticare il sport può andare tranquillamente sul sito, sul Comitato Italiano Paralimpico, dove nel Comitato Italiano Paralimpico ci sono le varie federazioni. Ognuna di queste ha all’interno un personale esperto per poter avviare le persone all’età sportiva. Successivamente, all’avviamento, alla iniziazione, devono essere fatte le classificazioni. Le classificazioni che vuol dire inserire gli atleti in categorie e questo le fa un tecnico e un medico paralimpico. All’interno del comitato terapeutico olimpico ci sono quindi qualsiasi tipo di disabilità può essere inserita fisica, cognitivo comportamentale nella federazione specifica che si chiama FISDIR e ho anche le sensoriali che quindi sono per atleti con cecità o sordità. Un esempio può essere per esempio l’asceliosi multipla, atleti con l’asceliosi multipla che vengono classificati in un certo modo, in un certo periodo, in un giorno, dopo 3-4 mesi hanno dei miglioramenti perché magari stanno facendo terapia o dei peggioramenti, quindi è chiaro che poi le classificazioni cambiano.

Nel caso di più patologie che succede?

Quando ci troviamo di fronte a delle disabilità con più patologie e lì la situazione diventa più delicata, per esempio se c’è una persona con disabilità mentale che però ha anche altre patologie, che possono essere legate a disabilità motore o altro, chiaramente difficilmente rientra nelle categorie del Comitato Italiano Paralimpico e quindi ci sono delle altre realtà, come per esempio lo Special Olympic Italia, che fa capo allo Special Olympic International, che si occupano proprio di disabilità importanti che mai arriverebbero all’agonismo sportivo che impone il Comitato Italiano Paralimpico, perché nel Comitato Italiano Paralimpico c’è l’agonismo, sono sport agonistici. Certo, si può anche non arrivare all’agonismo, ma in linea di massima il percorso è quello federale. Nello Special Olympic invece non c’è un agonismo in modo assoluto, c’è un sano agonismo verso se stessi, infatti il messaggio importantissimo, il giuramento dell’atleta dello Special Olympic è che io possa vincere, che ci possa tentare con tutte le mie forze, ma se non ci dovessi riuscire io avrò tentato con tutte le mie forze.

Ci parli dello Special Olympic

Lega tutto un percorso a un percorso rieducativo, riabilitativo, inclusivo attraverso il mezzo sportivo. Lo Special Olympic nasce dalla Fondazione Kennedy degli Stati Uniti, è un ente internazionale molto, molto importante e quindi sicuramente da considerare quando ci sono disabilità un pochettino più complesse. Il giuramento dell’atleta Forse prima l’ho detto un po’ sbagliato, comunque lo si può trovare ovunque, ma dovrebbe essere che io possa vincere, ma se non dovessi vincere, che ci abbia tentato con tutte le mie forze. Dovrebbe essere questo, che è molto bello, però è esplicativo il fatto che è una gara con se stessi, cioè io ci devo riuscire.

Quindi chiunque può andare sul sito e da lì poi si apre veramente un mondo.

Fermo restando che per quanto riguarda Bari sono l’unico medico paralimpico della Puglia e quindi sono a completa disposizione per chiunque volesse avviarsi e chiunque può fare una chiacchierata con me, mi può contattare. Io sono sempre a disposizione di tutti, sempre nello spirito della inclusività, della promozione, del benessere di tutti. Di tutti, in particolar modo delle persone con disabilità, ma non perché abbiano qualcosa in meno rispetto agli altri, ma soprattutto perché magari sono meno informati, questo è, perché purtroppo è l’informazione che spesso manca in tanti settori.

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