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Inchiesta

Maurizio Carrafa, l’omicidio irrisolto di un militare della VAM

Erano gli anni della Guerra Fredda. Erano gli anni della naja. Migliaia di giovani chiamati a servire, in armi, il Paese.

Per molti, anche se per non tutti, un’esperienza positiva.

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Credit foto archivio "Il Messaggero"

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Erano gli anni della Guerra Fredda. Erano gli anni della naja. Migliaia di giovani chiamati a servire, in armi, il Paese.

Per molti, anche se per non tutti, un’esperienza positiva.

Ad alcuni militari di leva vennero affidati compiti importanti. Come agli avieri della Vigilanza Aeronautica Militare. La V.A.M.

La V.A.M vigilava sugli aeroporti, sui siti radar e le postazioni missilistiche. Avieri addestrati all’suo delle armi e alla sorveglianza. Un compito delicato, svolto tenendo fede al motto “Cave adsum”.

Anche la V.A.M ha avuto i suoi caduti. Uno di essi ucciso in servizio. Maurizio Carrafa.

Carrafa era un ragazzo come tanti. Viveva a Roma, con la sua famiglia, in via dei Gelsomini 67.

Chiamato a prestare servizio militare, era stato assegnato alla V.A.M. Dopo il corso a Viterbo era stato inviato presso l’aeroporto di Pratica di Mare. A pochi km da Roma. Una bella fortuna per Maurizio.

La sua fortuna, però, finisce il 14 agosto 1968. La vigilia di Ferragosto. Un periodo sacro per gli italiani. Tutti in vacanza.

Non per Maurizio Carrafa. Niente licenza per lui. La notte tra il 14 e il 15 agosto 1968 è di servizio presso il cancello ovest dell’aeroporto di Pratica di Mare.

Un servizio da fare normalmente in due. Non quella sera. In tanti sono andati in licenza. Bisogna arrangiarsi.

La postazione dove presta servizio Carrafa è composta da una garitta, una sbarra e un cancello. Deve controllare e annotare gli accessi. La postazione è scarsamente illuminata. A pochi metri l’attuale via Arno e a poche centinaia di metri una villetta.

Credit foto archivio “Il Messaggero”

Ovviamente Maurizio Carrafa è armato. Nella fondina una pistola Beretta e imbraccia un mitra Beretta MAB. Ha un foglio e una matita per segnare gli accessi.

Alle 22.30 dalla villetta sentono delle urla provenire dalla garitta e subito dopo una vettura che si allontana. Passano pochi minuti e sentono anche l’inconfondibile rumore di una fucilata. Non danno peso alla cosa. Sarà un bracconiere.

Credit foto archivio “Il Messaggero”

Intorno alle 23 un sergente, durante il giro d’ispezione, trova il corpo di Maurizio Carrafa tra la sbarra e il cancello. Presenta ferite alla spalla, alla fronte. La gola è tagliata. Una grande macchia di sangue a terra.

Le armi sono sparite. In una mano la vittima stringe due chiavi: quella del suo armadietto e quella di una valigia che aveva lasciato a casa. Perché stringeva quelle chiavi? Inoltre vicino al corpo viene trovata la matita del militare. Stava per annotare qualche ingresso prima di essere ucciso?

 Un militare ucciso e le armi rubate. Le indagini scattano immediate. Con un grosso interesse mediatico.

https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL5000084816/2/italia-inspiegabile-omicidio-occupa-pagine-cronaca-roma-7.html

Il primo punto da cui partono gli investigatori sono le urla sentite intorno alle 22.40. L’assassino? No, non è l’assassino. In realtà erano le urla di un ufficiale che, lasciando l’aeroporto, aveva trovato Carrafa all’interno della garitta. Contrariamente agli ordini.

Carrafa viene colpito da pallettoni sparati, frontalmante, da un fucile da caccia. Una ferita da arma da fuoco alla spalla e una alla fronte. Poi l’assassino si avvicina e taglia la gola alla vittima.

Taglia la gola per impedire alla vittima di urlare. I testimoni dalla villetta dichiarano di aver sentito solo la fucilata. Possibile che Carrafa non abbia urlato?

Azzurro: postazione di Maurizio Carrafa Giallo: villetta

Viene anche accertato che tra le 22.45 e le 23 manca l’energia elettrica nella zona dove avviene l’omicidio. Una casualità secondo gli investigatori. Solo fortuna?

Viene scandagliata la vita di Maurizio Carrafa. Negli ultimi tempi appariva nervoso, aveva paura di fare servizio di vigilanza. Si parla anche di una lite con un commilitone, in realtà un semplice screzio come tanti. Viene seguita anche la pista passionale, senza risultato.

Viene ipotizzato anche un giro di contrabbando all’interno dell’aeroporto di Pratica di Mare. Giro scoperto da Carrafa e per questo viene ucciso. A pochi metri dalla postazione di Carrafa, alcune ragazze esercitavano il mestiere più antico del mondo, anche questa pista non porta a nulla.

Il caso venne archiviato e quindi resta la domanda. Chi ha ucciso Maurizio Carrafa?

Nel 1968 l’Italia stava cambiando. Aumentavano le tensioni sociali. Nasceva la lotta armata. Anche la malavita stava cambiando.

Servivano armi nuove. Anche per i malviventi. L’assassino di Maurizio Carrafa usa armi “rozze” un fucile da caccia e un coltello. Armi con cui non puoi affrontare le Forze dell’ordine. Pochi mesi dopo  l’uccisione di Maurizio Carrafa, a Milano, due bersaglieri vengono aggrediti. Gli aggressori riescono ad impossessarsi di un mitra.

Il 18 agosto 1969 vengono incendiate due vetture, di proprietà di due avieri, parcheggiate ai bordi dell’aeroporto di Pratica di Mare.

L’unico dato certo è che l’assassino porta via un piccolo arsenale. Probabilmente le armi rubate a Maurizio Carrafa sono in qualche deposito giudiziario. Sequestrate a qualche malvivente o estremista.

Non ci sono molte speranze di ritrovarle ma un ragazzo morto facendo il proprio dovere merita almeno un tentativo.  

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