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Oasi Culturale

“Il cinque maggio” Alessandro Manzoni scrive un’ode in memoria di Napoleone Bonaparte

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de IlSudEst a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo.
Questa settimana parleremo della famosa e bellissima ode scritta da Alessandro Manzoni in memoria di Napoleone Bonaparte.
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di Sara D’Angelo

“Il cinque maggio” è senza ombra di dubbio una delle più famose poesie di Alessandro Manzoni. Sebbene il titolo non sia completo dell’anno, in questo caso la storia insegna l’inopportunità di specificare la data esatta di un evento dall’eco mondiale.
Napoleone Bonaparte morì il 5 maggio 1821 durante l’esilio sull’isola di Sant’Elena, una terra di origine vulcanica al centro dell’oceano Atlantico.
Gli ultimi anni della vita di Napoleone furono scanditi dal suo rientro a Parigi (1815) per un periodo di “Cento Giorni”, fatto che decretò la fine del suo potere con la sconfitta della battaglia di Waterloo il 18 giugno 1815.
Alessandro Manzoni riconosce l’abilità delle gesta dell’imperatore Napoleone Bonaparte, così da comporre un’ode che ha come titolo la data della sua morte. La poesia fu composta in soli tre giorni, tra il 17 e il 19 luglio dello stesso anno le imprese eroiche dell’imperatore Napoleone Bonaparte furono innalzate agli onori attraverso l’elogio in strofe delle opere compiute dal grande genio militare.
“Il cinque maggio” è un’ode composta da 108 versi, affinché sia possibile distinguere i vari passaggi storici dell’illustrazione personaggio, l’intera opera è stata suddivisa in tre parti :

  • la prima si rivolge all’argomento trattato
  • la seconda descrive le avventure militari dell’imperatore.
  • la terza chiude con la sconfitta e l’esilio.
  • Questa scrematura di eventi storici è data dalle lunghe battaglie condotte da Napoleone Bonaparte che, insieme al tempo dell’esilio, rappresentano due punti fermi nella biografia del condottiero assorbito dalla spiritualità vissuta durante l’ultimo tempo della sua vita.
    La fede lo sostenne nella prova, la preghiera strinse ancora più forte il contatto con Dio. Fu la sofferenza a porre al primo posto l’umanità del condottiero francese, isola nell’isola dove morì nella Verità di Dio. 
    La censura austriaca tentò invano di bloccare la diffusione l’opera del Manzoni, che in un tempo successivo fu pubblicata da un editore torinese e tradotta in molte lingue. Si presenta singolare l’utilizzo alternato dei tempi verbali passato remoto e presente: i giorni della gloria e dell’esilio affidato alla fede sono tenuti distinti dalla severità del verbo interrogato nei momenti di “un prima” e “un dopo”.
    Le prime strofe dell’ode omaggiano con un inchino letterario la notizia della morte di Napoleone. La Terra si ritrova spoglia del suo corpo, il silenzio chiede di rispettare l’ultimo respiro abbandonato ai ricordi della gloria.  
    L’ uomo di passioni forti sperimentò sconfitte in seno al potere regale, fu vincitore, fu preda catturata nella gabbia dell’isola dove trovò la morte.

“Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà”.

La tomba del condottiero francese si gloria di contenere le ceneri dell’uomo irripetibile sulla Terra. Il prigioniero fu condannato a morte, è certezza definita dal soggetto-uomo protetto da Dio e il destino umano che lo trattiene nei disegni ambigui alla luce del mondo.
L’ eterno lo attese nella casa celeste dove l’umana brama non è ammessa, dove l’erba del sentiero beato cresce sotto lo sguardo del Divino Creatore.
“Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”.

RIPRODUZIONE RISERVATA © 

Sara D’Angelo