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Agricoltura

Grano bloccato nei porti dell’Ucraina, aumenta il prezzo di pane e pasta.

L’attacco militare Russo all’Ucraina, rischia di portare gravissime conseguenze anche per il nostro Paese. All’aumento del prezzo del gas e delle bollette energetiche si sommerà anche l’aumento del prezzo di pane, pasta e dolci.

nico catalano

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DI NICO CATALANO

Credit foto: erika.pederzoli license CC BY-NC-SA 2.0

L’attacco militare Russo all’Ucraina, rischia nelle prossime settimane di procurare gravissime conseguenze anche per il nostro Paese. Al serio problema rappresentato dall’organizzazione per l’accoglienza di un’ondata senza precedenti di profughi provenienti dalle zone interessate dai combattimenti, si sommerà l’aumento del prezzo delle forniture di gas, seguito da quello indiscriminato delle bollette energetiche con un aggravio monetario considerevole per le famiglie italiane. Ma sarà il comparto dell’agroalimentare a subire le maggiori conseguenze. Infatti Ucraina e Russia, rappresentano da sempre il granaio dell’Europa intera, e peraltro produttrici di un grano proteico e di alta qualità industriale. Con la guerra e le consecutive sanzioni annunciate dall’Unione Europea, atte a bloccare gli scambi commerciali con la Russia, l’approvvigionamento del grano e più in generale di tutti i cereali, rappresenterà un notevole problema soprattutto per il settore molitorio italiano. Una situazione questa, che se dovesse perdurare, costringerà le imprese italiane del settore agroalimentare a rifornirsi di grano e cereali vari su altri mercati, geograficamente più lontani: Canada, Stati Uniti o Australia. Tale particolare condizione determinerà, un conseguente aumento dei prezzi che in Italia, colpirà maggiormente i consumatori finali. In questi ultimi giorni, con le operazioni belliche che impediscono alle navi la navigazione nel mar Nero e quindi le operazioni di carico dei cereali, sulle borse merci di Parigi e Chicago, i prezzi del grano sono aumentati rispettivamente di quaranta e cinquanta punti. Un trend questo, che non fa sperare nulla di buono per il futuro prossimo, difatti secondo le stime pubblicate da Assoutenti, nelle prossime settimane la pasta, potrebbe arrivare a costare il trenta per cento in più rispetto allo scorso anno, mentre il pane, già rincarato di circa il tre per cento lo scorso mese di gennaio, potrebbe subire ulteriori aumenti di oltre il dieci per cento, così come biscotti e dolciumi. Una situazione dovuta al rincaro delle materie prime in seguito agli eventi bellici, ma anche al fatto che il nostro Paese non è autosufficiente dal punto di vista dell’approvvigionamento alimentare. Pertanto per soddisfare la richiesta interna di pasta, pane e dolci, ogni anno in Italia si importano oltre trenta milioni di quintali di grano. Nel settore agroalimentare, anni di politiche agricole sbagliate hanno ridotto la produzione italiana di cereali, così come nel settore energetico, veti incrociati e una diffusa sindrome di nimby hanno reso il nostro Paese dipendente dalle forniture di gas estero. Una mancanza di visione e strategia, che la politica ha il dovere di sanare velocemente per non penalizzare ulteriormente il Paese.

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Agronomo, ricercatore ecologista, divulgatore e saggista