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17 Marzo 2025

Molestie, precariato e uomini in crisi: guida di sopravvivenza femminile fino al 2225

La parità di genere? Ancora un miraggio. Ma niente paura: secondo le stime, basterà aspettare solo 200 anni per raggiungere gli stessi diritti e opportunità degli uomini. Un battito di ciglia rispetto ai 300.000 anni di esistenza dell’Homo sapiens.

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Di Maddalena Celano

Benvenute nel 2025, care donne. La parità di genere? Ancora un miraggio. Ma niente paura: secondo le stime, basterà aspettare solo 200 anni per raggiungere gli stessi diritti e opportunità degli uomini. Un battito di ciglia rispetto ai 300.000 anni di esistenza dell’Homo sapiens.

Nel frattempo, potete consolarvi con qualche grande conquista: lavorare il doppio per guadagnare meno, essere molestate online da uomini frustrati e sentirvi dire che “ormai il femminismo ha vinto” mentre il vostro capo promuove un collega meno competente.

Ma guai a lamentarsi! Se osate far notare queste ingiustizie, c’è sempre qualcuno pronto a spiegare che il vero problema siete voi, con le vostre pretese di carriera, di rispetto, di non essere stuprate.

Nel frattempo sono usciti i “consolanti” dati ISTAT, Eurostat, il Rapporto Gender Equality Index e i dati della Fondazione Ellen MacArthur sull’ occupazione femminile, sulla povertà femminile e sulla partecipazione femminile alla vita politica. 

Uomini fragili e arrabbiati: benvenuti nel mondo incel

Se pensavate che il peggior problema maschile fosse la crisi della virilità, vi sbagliavate. Il vero dramma è che alcune donne non vogliono avere a che fare con certi uomini, e questi ultimi la prendono malissimo. Nasce così la comunità degli incel (involuntary celibates, celibi involontari), un sottobosco online di uomini convinti che il mondo sia ingiusto perché le donne, invece di adorare la loro mediocrità, osano scegliere con chi stare.

Gli incel si dividono in due categorie: quelli che si lamentano tutto il giorno nei forum, insultando le donne e idealizzando la sottomissione femminile, e quelli che passano all’azione.

Elliot Rodger, nel 2014, ha ucciso sei persone perché nessuna ragazza voleva uscire con lui.

Alek Minassian, nel 2018, ha investito e ucciso dieci persone a Toronto per vendicare “tutti gli uomini rifiutati”.

Ogni giorno, in tutto il mondo, migliaia di donne ricevono minacce, molestie e insulti da uomini che si sentono defraudati di un diritto mai esistito: quello di avere una donna ai propri piedi.

E guai a parlarne troppo: si rischia di ferire la sensibilità di questi poveri maschi incompresi.

Molestie online: un passatempo senza limiti

Il web è un luogo meraviglioso. Permette di accedere alla conoscenza, connettersi con il mondo e, ovviamente, perseguitare giornaliste, attiviste e qualsiasi donna osi avere un’opinione pubblica.

I dati parlano chiaro:

Il 73% delle donne ha subito molestie online, soprattutto sui social.

Il 25% delle giornaliste riceve minacce di morte o stupro regolarmente.

Il 40% delle donne tra i 18 e i 35 anni ha dovuto bloccare contatti, cambiare numero o cancellare account per sfuggire a stalker virtuali.

Eppure, se ne parliamo, qualcuno ci accuserà di “fare le vittime” o di “non saper accettare una critica”. Certo, perché dire a una donna “meriti di essere stuprata” è solo un’opinione, giusto?

Lavoro e carriera: se ti impegni, forse nel 2225…

Sappiamo che alcune donne hanno il coraggio di aspirare a posizioni di potere, invece di limitarsi a servire il caffè. Peccato che il sistema abbia altri piani:

Solo il 15% dei sindaci in Italia è donna.

Le deputate e senatrici sono ferme al 34%.

Nel Governo Meloni, il 75% dei ministri è uomo.

Solo il 6% delle testate giornalistiche più importanti ha una direttrice donna.

Nelle 50 maggiori aziende italiane, gli uomini ricoprono posizioni apicali in 48 casi su 50.

Ma attenzione: se ne parlate troppo, vi accuseranno di voler “fare le vittime” o, peggio, di non apprezzare il fatto che “oggi le donne possono fare tutto”. Certo, possono, ma chissà come mai poi non riescono.

Maternità, precarietà e altre gioie della vita

Qualcuno ha detto che le donne devono solo “impegnarsi di più”. Eppure, i dati raccontano una storia diversa:

L’Italia ha il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa.

Il 69% delle donne single lavora, ma tra le madri in coppia la percentuale scende al 57%.

L’80% dei congedi parentali è ancora preso dalle donne, perché il ruolo di “madre a tempo pieno” non passa mai di moda.

Il part-time involontario è otto volte più diffuso tra le donne che tra gli uomini.

Il 20% delle madri lascia il lavoro dopo il primo figlio perché “tanto ci pensa lei”.

Ma certo, la parità è dietro l’angolo. Basta solo aspettare fino al 2225.

In attesa di tempi migliori…

Care donne, per oggi non pensateci. Chiudete i social, ignorate i commenti sessisti e fate finta che non ci vogliano due secoli per ottenere la parità.

Sorridete mentre ricevete l’ennesimo “auguri” da chi magari ieri ha fatto una battuta sessista in ufficio, e fate un bel respiro.

La lotta continua.