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11 Maggio 2025

Il col. Fabio Cagnazzo, i soliti quattro gatti e Rita De Crescenzo

perché l’arresto di un ufficiale pluridecorato come Fabio Cagnazzo non ha suscitato quel dibattito pubblico che era invece doveroso?

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Ovviamente la prima domanda è cosa lega il colonnello Fabio Cagnazzo, l’espressione i soliti quattro gatti e Rita De Crescenzo? Un attimo di pazienza e ci arriviamo.

La vicenda di Fabio Cagnazzo è tristemente nota. Validissimo ufficiale dei carabinieri che ha ottenuto importantissimi risultati investigativi.

Affetti e vita privata sacrificati per l’Arma. Per scelta, con amore.

Nel novembre scorso viene arrestato con l’accusa di aver avuto un ruolo nell’omicidio di Angelo Vassallo sindaco di Pollica.

Lo scorso 8 maggio sono state rese note le motivazioni della sentenza della Cassazione che annulla l’ordinanza del Riesame che confermava la custodia cautelare per Cagnazzo.

Motivazioni che vanno a colpire le fondamenta dell’impianto accusatorio. Le dichiarazioni di Eugenio D’Atri dichiarate inutilizzabili ai fini della richiesta della misura cautelare. Non solo.

La Cassazione indica al Riesame che la partecipazione del colonnello Cagnazzo al fantomatico traffico di droga deve essere dimostrata con elementi concreti. Che evidentemente mancano e se manca il movente come si può ipotizzare il depistaggio?

Di prendere atto che Cagnazzo non poteva partecipare all’esecuzione dell’omicidio. Che la sua assenza dal ristorante non può essere automaticamente valutata come elemento a carico. La Cassazione ci ricorda che  onus probandi incumbit ei qui dicit, non ei qui negat . Chi accusa deve fornire le prove.

La Suprema Corte chiede al Riesame di valutare in modo approfondito l’attendibilità di Romolo Ridosso. Soprattutto di verificare se le sue dichiarazioni hanno come unico scopo avere benefici penitenziari: “Le motivazioni meramente utilitaristiche di una chiamata in reità, e l’intento di conseguire vantaggi di vario genere, inquinano la genuinità della fonte e rendono arduo sceverare, in seno ad un narrato giudicato solo parzialmente attendibile, i contenuti affidabili da quelli spuri o falsati”.

Riassumendo non bastano le parole dei pentiti. Servono elementi di prova. “Chiacchere e tabacchiere di legno, il Banco di Napoli non ne accetta in pegno”.

Sentenza importante quella della Cassazione.

Bisogna dire che da mesi i famosi soliti quattro gatti hanno anticipato molti dei rilievi della Cassazione.

Chi sono questi soliti quattro gatti? Sono quelli che quando le cose vanno male non abbandonano la nave. Per stima, per amore, per dovere. Quando la musica finisce e gli “amici” se ne vanno, loro restano.

Significativo l’elenco, ci scusiamo se abbiamo omesso qualcuno, di questi quattro gatti nel caso del colonnello Cagnazzo. Elenco che non vuole essere un dividere in buoni e cattivi ma ha lo scopo di ricordare quanto sia importante la difesa della presunzione di non colpevolezza. Perché potremmo essere tutti Fabio Cagnazzo.

I famigliari, i veri amici ed estimatori del colonnello Cagnazzo. I suoi legali. Che hanno messo la mano sul fuoco per lui

Noi che abbiamo cercato di evidenziare i molti punti deboli dell’impianto accusatorio https://ilsud-est.it/attualita/cronaca/2025/04/14/il-colonnello-le-tarantelle-e-il-dovere-di-farsi-pappice/ ; https://ilsud-est.it/attualita/inchiesta/2025/02/10/fabio-cagnazzo-quei-ventitre-minuti-di-troppo/ ; https://ilsud-est.it/attualita/cronaca/2025/03/10/fabio-cagnazzo-i-primi-atti-di-polizia-giudiziaria-nellomicidio-vassallo/ .

Le giornaliste Mary Liguori e Manuela Galletta che lucidamente e analiticamente https://www.giustizianews24.it/2024/11/24/omicidio-vassallo-e-lora-del-riesame-le-opacita-nel-racconto-del-pentito-i-tanti-ho-dedotto-e-la-prova-regina-che-non-ce/ https://www.giustizianews24.it/2025/02/18/omicidio-vassallo-si-va-verso-il-processo-ecco-perche-il-gip-ha-negato-i-domiciliari-a-cagnazzo-per-motivi-di-salute/ https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/cronache/giudiziaria/2025/05/10/vassallo-unindagine-flop-tra-buchi-e-contraddizioni non si sono unite al coro mediatico fatto di silenzi o di facili accuse.

I sindacato Unarma. Sindacati che nel mondo militare sono una novità recente. Nati per coniugare i diritti dei lavoratori e i doveri militari.

L’Arma è stata caratterizzata da una disciplina ferrea. Letteralmente “obbedir tacendo e tacendo morire”.

I sindacati nell’Arma sono quindi una rivoluzione. Che non è piaciuta a tutti ma che è obiettivamente una conquista.

Lo dimostra anche la vicenda del colonnello Cagnazzo. Unarma aveva già preso posizione.

Significativo anche il comunicato del 1° maggio scorso.

Vengono usate parole importanti: “vive l’ingiustizia di un’accusa che non gli appartiene”; “uomo d’onore”; ufficiale che ha servito con amore”; “silenzi assordanti”.

Parole che hanno più valore dopo un post che definiva il colonnello Cagnazzo “soggetto”. Resta doveroso ricordare che i parenti delle vittime hanno diritto ad avere giustizia. La giustizia dei tribunali non dei social.

Tribunali che giudicano sui fatti.

La sentenze poi vanno accettate. Da tutti. Anche dai famigliari delle vittime.

Resta ora Rita De Crescenzo. Cosa la lega a Fabio Cagnazzo?

Nell’epoca dei social tutti conoscono Rita De Crescenzo quindi saltiamo le presentazioni.

Recentemente è stata motivo di contrasto e dibattito nella città di Cassino https://www.leggocassino.it/2025/05/03/cassino-birra-revocato-linvito-a-rita-de-crescenzo. Doveva essere tra gli ospiti di “Cassino Birra 2025”. Doveva.

I post indignati, per i trascorsi della De Crescenzo, hanno portato l’organizzazione a revocare l’invito. Una parte della cittadinanza e della stampa ha invece sostenuto le ragioni della De Crescenzo. Tanto da aprire un dibattito.

Nulla di particolare direte. In realtà non proprio.

Cassino è una città importante anche per Fabio Cagnazzo. La città dove è stato acclamato per aver chiuso le indagini sull’omicidio di Serena Mollicone. Venne portato in trionfo. Venne.

Per lui, però, dopo l’arresto nessun dibattito. Il silenzio o un generico “saprà difendersi in tribunale”. Qualche asettico articolo di cronaca. Pochino usando l’espressione di Aldo Moro riferita all’azione di Paolo VI.

Esiste una certa difficoltà, da parte della pubblica opinione, a difendere il principio di presunzione di non colpevolezza.

Ci si batte per l’innocenza di Rosa e Olindo. Di Alberto Stasi. Condannati con sentenze definitive.

Poi, però, davanti al detenuto in attesa di giudizio cala il silenzio. Se va bene o altrimenti la scomunica social latae sententiae: basta l’accusa per essere condannati.

Dovremmo invece attenerci a poena ferendae sententiae.

Probabilmente Fabio Cagnazzo dovrà affrontare un processo. Dopo la pronuncia della Cassazione, però, ci si chiede se esiste la ragionevole previsione di condanna posta come filtro dalla riforma Cartabia. Soprattutto ci si chiede quali motivazioni possono ancora giustificare la custodia cautelare.

Bisognerà ragionare sulla dinamica dell’omicidio Vassallo https://ilsud-est.it/attualita/inchiesta/2025/03/31/lomicidio-di-angelo-vassallo-la-scena-del-crimine/ che potrebbe aprire nuovi scenari. Andrà verificata la presenza o meno di “regie occulte”.

Resta sospesa una domanda, una riflessione, perché l’arresto di un ufficiale pluridecorato come Fabio Cagnazzo non ha suscitato quel dibattito pubblico che era invece doveroso?

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