10 Febbraio 2025
La storia di Franco Caminiti e della sua lotta contro la ndrangheta
Questa settimana raccontiamo la storia di Franco Caminiti da oltre trent’anni nel mirino della ‘ndrangheta.
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Di Maria Tuzi
RUBRICA STORIE IRRISOLTE
Questa settimana raccontiamo la storia di Franco Caminiti da oltre trent’anni nel mirino della ‘ndrangheta. Grazie Franco per aver risposto alle nostre domande.
- Chi era Franco Caminiti prima di avere le vita sconvolta dalla ndrangheta?
R . Franco prima di denunciare era una persona tranquilla, serena come tutti i padri di famiglia che pensava solamente al lavoro e alla famiglia.
All’epoca ero proprietario di una Sala Giochi e lavoravo circa 16 ore al giorno, a tutti sembravo che fossi un eroe, perché lottavo da solo contro lo strapotere della “ndrangheta”, contro lo Stato e le Istituzioni che facevano orecchie da mercante, mentre invece mi sentivo una persona normale come tutti gli altri.
- Può darci una descrizione della ndrangheta e del suo modo di operare?
R . La Ndrangheta è una struttura del territorio Calabrese strutturata ormai in tutto il Mondo. Oggi la ‘Ndrangheta è l’organizzazione mafiosa più potente e pericolosa che possa esistere. Nata nei primi del 800 nella provincia di Reggio Calabria per poi estendersi su tutto il territorio nazionale e mondiale. Io la definisco una multinazionale del crimine organizzato, oggi un po’ meno sanguinaria rispetto al passato e sempre più orientata ad una organizzazione mercatistica. Mentre in passato, s’imponeva con la violenza, oggi, si è integrata nella società corrompendo tutti. È molto potente economicamente, ben equipaggiata militarmente e ha numerosi contatti con la politica, la pubblica amministrazione, la finanza e la massoneria deviata. Ricordiamoci che dove circola denaro lì c’è la ndrangheta, questi sono i motivi per cui è ritenuta tra le organizzazioni criminali più potenti al mondo. Oggi è presente in rete è al passo con la digitalizzazione, con i nuovi sistemi di trasferimento di denaro, comunica attraverso i social, la ndrangheta è già dentro tutte queste nuove tecnologie, non è più quella di una volta con il cappello in testa ed il fucile dietro le spalle. C’è un esercito di ndranghetisti che sono diventati mafiosi per esigenza, per mancanza di lavoro, per l’assoluta impossibilità in questa regione di avere di fronte uno Stato che risponda nei modi essenziali alle esigenze di vita di un giovane moderno.
- Può sembrare una domanda dalla risposta scontata ma così non è, perché lei ha deciso di denunciare?
Ho deciso di denunciare perché la denuncia in quel momento per me rappresentava uno strumento di collaborazione tra il cittadino e lo Stato, affinché quest’ultimo venga a conoscenza di fatti di cui, in assenza di denuncia, probabilmente non verrebbe mai a conoscenza. Oggi dico maledetto il giorno in cui sono stato chiamato a dare il mio contributo allo Stato, non sapendo in quale inferno sarei precipitato. Hanno sequestrato la mia vita per poco più di 12 anni, tra indagato e processi lunghi quando sarebbe bastato fare una semplice verifica sulla mia persona, processi con la conclusione “ Assolto perché il fatto non sussiste “.
- Quali conseguenze, arresti e condanne, hanno avuto le denunce che ha fatto?
Ad oggi ho fatto circa 65 denunce, da una di queste è scaturito il Processo Azzardo dove sono state arrestate 3 persone, condannate in 1°, in Appello e Cassazione accusate di estorsione nei miei confronti. Altre operazioni fatte in seguito alle mie denunce – Processo Gambling, Operazione Casco, Operazione Las Vegas ed altre ancora. Grazie al mio contributo per le dichiarazioni fatte e sottoscritte e di tutta la documentazione consegnata alle varie Istituzioni, in tanti hanno fatto carriera …
- Quanti attentati ha dovuto subire?
Tanti sono stati gli attentati in tutti questi anni, a partire dal 10/11/1994 scasso con furto di denaro durante la notte all’interno della mia attività.
18/11/1994 durante la notte Bruciata l’autovettura nuova (6 mesi di vita) Peugeout 106
28/10/1996 danneggiamento Fiat 126
15/11/1996 furto autovettura Fiat Croma
26/5/1997 rapina a mano armata presso l’Attività
06/09/1997 tentata estorsione
18/09/1997 furto arredi presso attività
09/10/1997 danneggiamento Lancia Y
18/05/1998 Incendio Seta Ibiza Nuova
Dal 05/06/1998 al 20/01/2008 fatte circa 16 Denunce per intimidazioni (lettere anonime, cartucce, telefonate di minacce, furti varie ecc.)
31/12/2008 e 3/01/2009 N° 2 incendi (nello spazio di 2 gg) alla mia attività, nel secondo quello più tragico stava perdendo la vita mio figlio, il quale avvisato telefonicamente da una persona che ha visto il fuoco, è arrivato presso l’attività prima di me, per cercare di spegnere il fuoco. Arrivato sul posto e non riuscendo a fare niente per troppo fumo e fuoco, non trovavo mio figlio, preoccupato, giravo in mezzo al fumo ed al fuoco trovandolo svenuto in un angolo sotto i portici dell’attività, con tutta la mia disperazione ho tirato il corpo con l’aiuto di un carissimo ragazzo spostandolo lontano dal fumo e dalle fiamme, ho cercato di fare la respirazione bocca a bocca e massaggi cardiaci, non riuscendo gridavo chiedendo aiuto, ma nessuno mi sentiva, anche se oltre 50 persone si godevano lo spettacolo , ad un certo punto vedo arrivare un Vigile del Fuoco con in mano una bombola di ossigeno, gliela prendo dalle mani e la sbatto sul petto di mio figlio, in quel momento mi ero accorto che dalla bocca gli fuoriusciva una schiuma bianca e improvvisamente aveva girato gli occhi all’indietro, con quel colpo dato sul petto si è ripreso un po’, nel frangente era arrivato un medico che abitava li vicino, con una siringa in mano e gli ha fatto una puntura, in tanto era arrivata l’autombulanza del 118, il medico con gli infermieri lo hanno caricato di corsa sull’autombulanza e portato presso l’Ospedale dove è rimasto in rianimazione per circa 10 gg., ancora ad oggi dopo tanti anni gli sono rimasti dei danni permanenti…
12/02/2011 , Attentato alla mia vita con 5 o più colpi di pistola, tutti sparati ad altezza della testa lato posteriore sx, mentre ero a bordo della mia autovettura Smart, un proiettile ha preso di striscio il braccio dx, mentre gli altri sono rimasti incastrati sull’autovettura, mi sono salvato soltanto perché mi sono accorto del sopraggiungere di una moto con due persone a bordo che affiancavano la mia autovettura, ho cercato di tagliargli la strada ma l’auto essendo in movimento e sbandata andando a sbattere contro un muretto sparti traffico su un’altra carreggiata ed così mi sono salvato..
27/03/2011 Tentata estorsione con Arresto di tre persone “Processo Azzardo “ condannate in 1°, in Appello e Cassazione.
Dal maggio 2011 ad giugno 2013 fatte 9 denunce per: busta proiettili con minacce di morte, furto BMW 320 nuova, minacce di morte spedite a vari quotidiani locali, ecc.
N 2 denunce 16/09/2013 Recapitata busta con dentro 200 gr. di Esplosivo con innesco a batteria pronta ad esplodere. Anche in questo caso mi sono salvato perché non sapendo cosa ci fosse dentro, mai pensando che si poteva trattare di esplosivo vado ad aprire la busta ed un filo di corrente elettrica mi rimane tra le mani, mi allontano subito ed avverto i Carabinieri. I quali già avevanoallertato la Polizia scientifica che sopraggiunti sul posto e dopo avere disinnescato il tutto il comandante mi ha detto “sig. Caminiti oggi siete rinato 2 volte vi siete salvato in quanto la batteria all’interno del pacco era quasi scarica, adesso andate dalla madonna ad accendere due ceri “
Da settembre 2013 a dicembre 2016 n. 16 denunce per minacce varie contenenti cartucce, proiettili, biglietti di morte e varie.
29/12/2016 2° Attentato alla mia vita, mentre rientravo a casa e stavo per parcheggiare all’interno del condominio della mia abitazione sono stato raggiunto da circa 4 proiettili sparati ad altezza uomo. Anche stavolta sono stato miracolato grazie alla presenza di parecchie autovetture sia parcheggiate intorno al mio posto auto che in entrata ed uscita dal condominio che ha complicato l’operato dei malviventi.
Da gennaio 2017 ad oggi ho fatto altre 5 denunce per minacce varie.
- Ha una qualche forma di protezione da parte dello Stato?
Non ho nessuna forma di protezione, in quanto mi è stata tolta perché non c’erano i requisiti per mantenere quella che mi era stata assegnata a periodi alterni.
- Come si spiega l’abbandono e l’isolamento che lei denuncia da anni?
Chi denuncia le mafie ormai lo fa perché non accetta di piegarsi allo strapotere della criminalità organizzata, non perché crede più nello Stato. E’ la drammatica condizione di molti che si trovano acollaborare con le Istituzioni italiane. E lo mostra la mia drammatica storia che da Testimone di Giustizia contro la ‘ndrangheta sono diventato l’attentatore di me stesso, in attesa dell’ennesimo attentato, continuando a ricevere minacce e agguati.
Non è solo la lentezza della Giustizia a spaventarmi, ma quando parli di mafie, corruzione, evasione fiscale, politica corrotta, sei immediatamente attaccato, querelato, isolato. Lo Stato prima ti dice di denunciare e poi ti abbandona. Per questo, per combattere le mafie moderne, è urgente che si mettono in campo meccanismi strategici nuovi che premiano realmente chi collabora con la giustizia invece di isolarlo. Oggi serve moltissimo parlare di mafie perché in tanti hanno sentito parlare di questo fenomeno criminale ma in pochi sanno realmente di cosa si tratta. Ho parlato tanto di quello che ho vissuto, dei percorsi che ho fatto con tanti ragazzi che ho incontrato in tante scuole italiane. Sono riflessioni che possono interessare soltanto chi vuole combattere a viso aperto le mafie. Basta piegarsi per non avere problemi, invece io, come altri uomini che in silenzio teniamo in piedi questo Paese, dico NO. Non perché ho voglia di fare l’eroe, ma semplicemente perché ritengo di fare la cosa giusta.
- Rifarebbe ciò che ha fatto?
Si, lo rifarei ma in modo diverso. Oggi denunciare significa perdere tutto per cui si è lavorato e costruito per una vita, significa che quello che non riesce a toglierti la ndrangheta in una vita intera te lo toglie lo Stato in un giorno. «Se denunci resti solo come un cane». Basta pensare che «L’altra mattina dovevo recarmi al lavoro e non avendo più l’auto volevo farmi accompagnare da mia moglie con un altro mezzo. E lei mi ha detto: “Se ci sparano ammazzano entrambi. Meglio che uno resti a casa, così rimane vivo. Abbiamo ancora dei figli…”. Non me lo ha detto per paura ma per calcolo. Siamo ridotti a questo, ormai». “Vivo nel terrore che mi possano uccidere da un momento all’altro. E nessuno fa niente. Sono invisibile”. “Ogni giorno mi sveglio e non so se uscire di casa”,
“Se questo è il prezzo che bisogna pagare, visto intorno a me si è aperto un deserto, non so chi è disposto a collaborare con la giustizia italiana, ma tanto le mie sono solo parole al vento” . Oggi non ci sono protezioni per i Testimoni di Giustizia, in quanto veniamo considerate persone scomode, addirittura mi sono dovuto difendere dai processi a mio carico, terminati dopo 12 anni con l’assoluzione della formula “Assolto perché il fatto non sussiste”. Chi denuncia oggi deve essere pronto a rinunciare a tutto e difendersi dagli “attacchi” dello Stato e non più dagli attacchi della ndrangheta, mentre chi commette l’estorsione se la cava con niente. “Non ho mai preteso nulla dallo Stato, solo che mi si riconoscesse il diritto a lavorare e condurre la mia attività”.
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