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10 Agosto 2025

Democrazia sotto assedio: il Brasile tra attacchi interni ed esterni

Silenzio e complicità saranno ricordati — come già accaduto nei capitoli più bui della storia.

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Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

Da quando Luiz Inácio Lula da Silva è tornato alla Presidenza, nel gennaio 2023, il Brasile vive sotto un assedio politico permanente. L’estrema destra, sconfitta alle urne, non ha mai accettato il risultato e, con appoggi esterni, mantiene un processo continuo di destabilizzazione delle istituzioni. Il golpe dell’8 gennaio 2023 — quando il Congresso, la Corte Suprema Federale (STF) e la Presidenza furono invasi e devastati — non è finito; ha solo cambiato forma. Nel 2026, il Brasile terrà nuove elezioni presidenziali, e tutta questa offensiva interna e internazionale, inclusa la recente occupazione del Congresso, è direttamente legata all’obiettivo di impedire la rielezione di Lula. Si tratta di una strategia articolata che ripete lo schema storico di blocco ai governi progressisti che promuovono inclusione sociale e sovranità nazionale.

Il Congresso come trincea dell’estrema destra

Martedì scorso, il Partito Liberale (PL) di Jair Bolsonaro, insieme agli alleati del PP e di União Brasil, ha occupato fisicamente la Presidenza della Camera e del Senato, paralizzando le sedute. Obiettivo: forzare il voto su tre misure esplosive e incostituzionali:

  • Amnistia per i golpisti dell’8 gennaio;
  • Fine del “foro privilegiato” — istituto che prevede il giudizio diretto presso la Corte Suprema per le autorità federali, evitando ricorsi multipli nei gradi inferiori. In Brasile, si vuole abolirlo non per moralizzare la giustizia, ma per proteggere circa 80 parlamentari indagati per corruzione e appropriazione indebita di fondi pubblici;
  • Impeachment del ministro Alexandre de Moraes, relatore dei processi contro Bolsonaro.

Non si è trattato di una legittima ostruzione parlamentare della minoranza, come avviene nelle democrazie, ma di un’occupazione fisica del Legislativo per imporre l’impunità. È un crimine contro l’ordine istituzionale che deve essere punito.

Guerra tariffaria globale e resistenza politica

Mentre l’estrema destra agisce dall’interno, il governo statunitense di Donald Trump promuove una guerra tariffaria, imponendo tariffe del 50% sui prodotti brasiliani — nonostante un saldo commerciale favorevole — come ritorsione politica. Questa guerra tariffaria avrà conseguenze economiche gravissime per tutto il mondo, colpendo soprattutto i paesi meno attrezzati e, di conseguenza, i loro popoli.

È in contrasto con i principi che regolano il sistema multilaterale del commercio — organizzato dall’OMC, di cui il Brasile è membro fondatore dal 1995 — e rappresenta un attacco diretto alla legittimità globale. Oltre al valore simbolico, la risposta brasiliana è stata chiara: a differenza di altri blocchi che si sono piegati, il Paese rifiuta di inginocchiarsi. Questa fermezza spaventa la destra globale che teme la rielezione di Lula nel 2026.

Ostaggio di un Congresso ostile

Il PT ha il secondo gruppo parlamentare del Congresso, ma Lula non dispone di una maggioranza. Ogni passo avanti dipende da accordi con partiti conservatori che boicottano sistematicamente il governo e proteggono i propri alleati coinvolti in scandali.

Il Brasile nella geopolitica e cosa c’è in gioco

Alla presidenza dei BRICS, Lula cerca di guidare un fronte internazionale di resistenza alla convergenza autoritaria. La guerra tariffaria e gli attacchi all’OMC sono parte di un conflitto strategico tra più potenze, che include sanzioni, disinformazione e cooptazione di agenti locali.

Vincere questa sfida richiede più di misure commerciali: serve una presa di coscienza dei popoli affinché facciano pressione sui propri governi per capire cosa è davvero in gioco. Sul piano interno, significa anche chiamare a rispondere i parlamentari che si sono appropriati del Legislativo per salvare un ex presidente che ha disonorato il Brasile.

In un mondo in cui il fascismo avanza mascherato da populismo, difendere la democrazia non significa solo proteggere un singolo paese, ma preservare un principio fondamentale che garantisce libertà e dignità a tutti i popoli. Silenzio e complicità saranno ricordati — come già accaduto nei capitoli più bui della storia.