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01 Giugno 2025

L’auto della P.M. Francesca Fresch incendiata e l’emergenza cronica di Cassino

Il controllo del territorio non può essere legato al concetto di “impegniamoci nei luoghi a più alta visibilità”. I danni economici e sociali della malavita sono tali da giustificare investimenti anche nelle piccole realtà.

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Molte città italiane dal punto di vista dell’ordine pubblico presentano elevate criticità. Con lo Stato che controlla a fatica strade e quartieri.

Nelle nostre grandi città succede da decenni.

La provincia, invece, era vista come l’isola felice.

Non è più così. A dimostrarlo molti casi.

Per raccontarli tutti ne citiamo uno.

Quello di Cassino. Città piena di storia. Che custodisce il lato migliore dell’ingegno umano: cultura e spiritualità. Ma allo stesso tempo testimonia il peggio della natura umana: la brutalità folle della guerra.

Ultimamente si parla di Cassino sempre più nelle pagine di cronaca giudiziaria.

Com’è avvenuto nei giorni scorsi per un fatto gravissimo. L’incendio dell’auto del magistrato Francesca Fresch in servizio presso la Procura della Repubblica di Cassino https://www.lanotiziagiornale.it/francesca-fresch-nel-mirino-dei-clan-a-cassino-quando-indagare-diventa-un-rischio-di-vita/ .

Dopo questo episodio in molti e con grande solennità affermano che ” è tempo di aprire gli occhi”.

Peccato che la situazione sia più complessa.

Credit foto archivio “L’Unità” 25 marzo 1983

Articolo del 1983 che parla di camorra a Cassino. Di traffico di droga. Di criminalità giovanile usata come manodopera dalla camorra. Dell’incendio doloso che nel 1981 ha danneggiato l’emittente Gari TV. Sono passati quarantadue anni eppure sembra oggi. Anzi è oggi.

Non è finita. Nel 1994 gli investigatori e la Banca d’Italia bloccano la costituzione della “Banca Industriale del Lazio” a Cassino. Sospetta di essere una “lavanderia” di denaro sporco. Trentuno anni fa non un secolo.

Credit foto archivio “Il Messaggero”

Nel 2000 viene descritto un “Basso Lazio assediato” dalla malavita.

Credit foto archivio “Il Messaggero”

Nel 2016 incendio doloso che distrugge uno degli archivi del Comune di Cassino.

Credit foto archivio “Il Messaggero”

Parliamo quindi non di una “malattia malavitosa” acuta per Cassino ma decisamente cronica.

Le forze dell’ordine e la magistratura hanno sempre dato il massimo. Con ottimi risultati.

La politica e la “società civile” invece hanno spesso, troppo, voltato lo sguardo. Nel 1983 “L’Unità” scriveva “Laddove c’è impunità, la legge passa in mano al più forte, dal guappo al notabile che ha avallato le speculazioni che fanno di Cassino una città-mostro”.

Dopo l’incendio dell’auto di un magistrato non è più possibile sottovalutare.

Molti lo hanno definito attacco allo Stato. Bisogna però fare una riflessione.

Tutte le organizzazioni criminali sanno che attaccare lo Stato porta ad una reazione forte. Incendiare l’auto di un magistrato è una scelta assolutamente suicida. Non intimorisci i magistrati con un’auto bruciata. Quindi le ipotesi sono sostanzialmente tre.

Il gesto di criminali di strada. Che agiscono seguendo il copione della serie tv “Gomorra”. Soggetti giovani. Violenti ma con inesistente intelligenza criminale.

In alternativa l’azione di un gruppo più organizzato. Una vendetta. Un gruppo che, però, non agisce su Cassino, non temendo quindi la reazione dello Stato nella Città Martire, ma in altre zone della giurisdizione della Procura di Cassino. A titolo d’esempio la dottoressa Fresch nel 2024 aveva diretto le indagini dell’operazione “Braccio di ferro”.

Ultima opzione, un soggetto isolato. Una scheggia impazzita. Uno dei tanti nomi in uno dei fascicoli della dottoressa Fresch. Forse uscito dal giro ma con voglia di vendicarsi.

Sicuramente gli autori saranno arrestati e per un certo periodo Cassino sarà fortemente presidiata dalle Forze dell’ordine. Basterà?

No. Primo perché la malavita viene alimentata dal disagio sociale ed economico.

Che andrebbe eliminato. Bellissimo proposito, un po’ come la pace nel mondo.

In attesa del miracolo, l’unica risorsa spendibile subito è il controllo del territorio e la repressione.

Seguendo anche la logica militare del combattimento urbano.

Dove vince chi ha il controllo delle strade. Totale e continuo. Con un continuo flusso di dati di intelligence per muovere con velocità e precisione le pedine operative.

Lo Stato vince, quindi, se ha il controllo del territorio.

La città bisogna controllarla metro per metro. Tenendo conto delle peculiarità geografiche e urbanistiche.

Nel caso di Cassino la sua posizione geografica la porta a contatto con Molise, Campania, Abruzzo e provincia di Latina. L’autostrada e la ferrovia la rendono facilmente raggiungibile.

Il presidio dei punti d’accesso autostradali e ferroviari è stata sempre la prima preoccupazione delle forze dell’ordine. Sarebbe il caso di provare ad implementare il controllo sperimentando  l’uso sul campo in tempo reale del sistema di riconoscimento facciale SARI.

Dal punto di vista urbanistico ogni città ha una sua struttura peculiare. Quella di Cassino favorisce il crimine di strada.

Molte traverse e strade secondarie. Spesso con scarso traffico specialmente in certe fasce orarie.

Di notte, poi, il controllo è ancora più difficile.

Il controllo del territorio richiede uomini e mezzi. Che spesso mancano. Sono utili le operazioni ad “alto impatto” ma che per loro natura non possono durare a lungo.

Considerata la carenza di uomini e mezzi una soluzione è utilizzare i moltiplicatori di forza. Cioè strumenti o fattori che possono amplificare l’efficacia e la capacità d’azione delle forze dell’ordine.

Ad esempio l’uso di pattuglie in borghese appiedate e su motociclette come i “Falchi”. Capaci di arrivare senza essere notati. Di muoversi in strade strette.

Impiegare le tecniche di sorveglianza ed intelligence studiate ed applicate dai reparti “Cacciatori” dei carabinieri. Valutando di creare un reparto “Cacciatori” per il Lazio ad esempio.

Utilizzare telecamere occulte mobili, stile fototrappole, per affiancare le telecamere fisse facilmente identificabili.

Uso dei droni. In questo  caso anche di droni più performanti. Di derivazione militare. Capaci di rimanere in volo per molte ore. Come il Leonardo Falco Xplorer o il Leonardo Awhero. Considerato che l’Arma dei Carabinieri è Forza Armata si potrebbero usare i fondi del controverso piano di riarmo per acquistarli.

Droni che permetterebbero il controllo continuo di ampie fasce di territorio, anche interprovinciale, con alta risoluzione, in tempo reale e senza possibilità di essere notati. Mentre ai comandi territoriali, ad esempio comando compagnia per i carabinieri e commissariato per la polizia, si potrebbe valutare di assegnare droni più piccoli ed utilizzabili in contesti urbani.

Nelle scuole, nei luoghi di ritrovo dei giovani, la presenza in borghese delle forze dell’ordine deve essere costante. Affiancata dalla presenza di professionisti specializzati nelle varie forme di disagio giovanile.

L’azione della Guardia di Finanza deve essere potenziata. Considerando l’uso sempre più esteso dell’Intelligenza Artificiale per analizzare ed incrociare i dati.

Queste sono tutte cose che i magistrati e le forze dell’ordine sanno già benissimo.

Il problema è che la politica latita nelle soluzioni.

Il controllo del territorio non può essere legato al concetto di “impegniamoci nei luoghi a più alta visibilità”. I danni economici e sociali della malavita sono tali da giustificare investimenti anche nelle piccole realtà.

L’auspicio è che Cassino possa diventare laboratorio per nuove strategie sociali e di ordine pubblico per il contrasto della malavita. Come merita una città simbolo. 

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