27 Gennaio 2025
Tra le righe alla ricerca della verità, intervista a Mauro Valentini
uesta settimana parliamo di un libro inchiesta su un caso poco noto, la storia di Alda Albini. Un libro che racconta la storia di un mistero irrisolto e che chiede giustizia, considerando che la procura ha archiviato come incidente. Gli autori del libro sono il generale Luciano Garofano e il giornalista Mauro Valentini. Noi abbiamo intervistato Mauro.
Di Maria Tuzi
RUBRICA STORIE IRRISOLTE
Questa settimana parliamo di un libro inchiesta su un caso poco noto, la storia di Alda Albini. Un libro che racconta la storia di un mistero irrisolto e che chiede giustizia, considerando che la procura ha archiviato come incidente. Gli autori del libro sono il generale Luciano Garofano e il giornalista Mauro Valentini. Noi abbiamo intervistato Mauro. Grazie Mauro
Mauro prima del tuo libro su Alda Aldini, vorremmo parlare di te. Dove nasce il tuo interesse umano e professionale per la cronaca nera?
Io prima scrivevo di cinema e mi occupavo di storie che però non erano necessariamente di cronaca, ma ho avuto due incontri che mi hanno cambiato la carriera dal punto di vista giornalistico. Il primo è con Pietro Orlandi e il secondo con Guglielmo Mollicone. Con loro ho iniziato a scrivere reportage che riguardano le storie di Emanuela e di Serena, da lì ho capito che questa era la mia strada.
Hai trattato molto casi, qualcuno in particolare ti ha segnato?
Non ho scritto né di Emanuela né di Serena, ma queste storie mi hanno toccato dentro per l’amicizia che ho con Pietro e con Guglielmo. Invece tra i casi che ho trattato che mi hanno toccato, potrei dire di Marco Vannini, quel libro è importante anche dal punto di vista giudiziario, scritto con Marina, la mamma di Marco. Ma il libro che mi ha cambiato la vita è il libro inchiesta su Marta Russo. Questo libro ha cambiato la mia concezione dello scrivere, ma ha anche cambiato la visione di quella storia. Ora siamo arrivati a una verità storica diversa da quella giudiziaria,e un po’ me ne prendo il merito.
Ritieni che ci sia ancora da fare per una corretta trattazione giornalistica e giudiziaria dei cosiddetti cold case?
Sulla trattazione giudiziaria dei cold case credo che siamo molto più avanti rispetto a qualche anno fa. C’è molta più attenzione e molta più preparazione da parte dei colleghi. Le trasmissioni sui casi sono molte,forse anche troppe,ma tutte hanno un’attenzione per quanto riguarda la lettura delle carte e una particolare attenzione che si ha verso i possibili accusati che non c’era anni fa. Credo siamo nella direzione giusta.
In base alla tua esperienza com’è possibile trovare il giusto equilibrio tra emotività ed oggettività nella narrazione della cronaca nera?
Per quanto mi riguarda questa è la domanda delle domande,la mia collana che curo, si chiama dentro le storie e questo già la dice lunga. Quando scrivo storie non sono fuori da quello che accade, io mi immergo nelle storie che scrivo e quando mi immergo riesco a tirare fuori quello che voglio tirare fuori, che non sono le carte processuali, a quello ci pensano i giudici. Io racconto cosa succede nell’animo delle famiglie che subiscono eventi delittuosi, ma anche di chi è accusato ingiustamente. Questa è la parte più sensibile che mi riguarda, perché molti sono accusati ingiustamente e la loro vita è stravolta. Non riesco ad essere distaccato quando racconto.
Raccontaci della vicenda di Alda Aldini, del lavoro investigativo/narrativo tuo e del generale Garofano?
La vicenda di Alda Albini è l’archetipo di quando, da parte delle procure può accadere di essere abbandonati al proprio destino e alla mancanza di giustizia. Questa donna scompare e per un mese provano a cercarla da tutt’altra parte, perché chi l’ha fatta scomparire riesce a depositare facendo girare il cellulare per Grosseto, perché io e il generale Garofano siamo convinti che ci sia una mano assassina dietro questa storia. Poi il corpo della donna viene ritrovato per caso da alcuni bambini, e da qui cambia tutta la vicenda. In questo modo si capisce, da tutti gli elementi trovati, che quello che è accaduto è qualcosa di delittuoso, eppure la procura di Grosseto archivia: la prima volta dicendo che la signora verso le 00:30 si era decisa a fare l’equilibrista su un ponte, la seconda volta archivia affermando che potrebbe essere omicidio ma loro non hanno trovato elementi importanti,per cui chiudono il caso lasciando di fatto la signora Alda Albini senza giustizia. Questa storia somiglia molto a quella di Liliana Rossanovic, che è molto più famosa perché i giornali se ne sono occupati, altrimenti anche questo caso sarebbe stato archiviato come suicidio. Io e Luciano Garofano abbiamo deciso di raccontare questa storia per accendere un faro su quello che può essere l’abbandono al diritto della giustizia. Io credo che un Paese civile debba garantire la verità per dare giustizia ad una vittima.
La legge del 2012 è stato un inizio, ma a tuo giudizio cosa si può fare in più per la ricerca delle persone scomparse?
Per gli scomparsi non si fa abbastanza perché il pregiudizio dell’allontanamento volontario fa perdere troppo tempo. La legge del 2012 prevede un accoglimento della denuncia immediata, ma poi nonostante la denuncia tutto avviene nella ricerca di una persona che si è allontanato volontariamente, ma in base alla nostra esperienza sappiamo che l’allontanamento volontario riguarda l’uno per mille dei casi, per gli altri si tratta di incidente oppure eventi delittuosi. In questo modo si dà troppo vantaggio all’assassino non cercando la vittima e quel vantaggio poi non lo recuperi più.
Puoi anticiparci i tuoi progetti futuri?
Sto cercando di completare il mio terzo romanzo noir. Una storia psicologica che riguarda il mondo degli scomparsi e non solo, ma sono quasi pronto per uscire con un nuovo libro verità, più che inchiesta, dove racconterò, insieme alla giornalista di Fanpage Simona Bertrame, racconteremo la storia di Linda Moberg, una donna sopravvissuta al tentativo di omicidio da parte del marito. Lei ci racconta la propria esperienza di donna sottomessa, vessata e che ha subito violenza per anni. Noi sappiamo che raccontando una storia, contiamo di guarire altre.
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