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17 Marzo 2025

L’Europa deve far pagare le tasse agli oligarchi americani

L’Europa si deve convincere che il nemico non è Putin ma Trump e prima si organizza per vincere organizzandosi fiscalmente, legalmente e militarmente senza necessità di fare debiti colossali che qualche altro dovrà pagare.

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credit foto https://www.foodweb.it/2024/12/dazi-ipotesi-e-prospettive-del-secondo-mandato-trump/

Di Fulvio Rapanà

Ritengo del tutto inutile aspettare che Trump plachi la sua furia devastatrice contro il popolo e le istituzioni repubblicane degli Stati Uniti e sul resto del mondo. Siamo ancora “alla sesta settimana” e solo per citare le ultime: minaccia di imporre dazi del 200% sul vino europeo che sarebbe soprattutto francese e italiano in risposta ai dazi europei sul whiskey Boutbon ; dazi del 100% ai paesi BICS, e non,  se osano creare un circuito di compensazione bancaria alternativo allo SWIFT basato sul dollaro; minacce di ritorsioni a tutto il mondo “che si è approfittato della generosità e bontà  degli Stati Uniti”. Nel mirino ci sono le auto coreane, giapponesi e perché no anche le tedesche vendute negli USA più di Tesla, GM e Ford, ma anche prodotti farmaceutici e chip per computer. Trump si rivolge alle aziende che esportano negli  USA  “se venite a produrre negli Stati Uniti non pagherete dazi”. Non lo dice ma il pensierino di far trasferire la Ferrari da Maranello al…Texas!!.  Nazioni ed economie che formalmente non sono ancora state toccate dai regalini di Trump, per come è costruito il commercio internazionale, sono già state indirettamente colpite. La Nissan ad esempio ricava il  27% delle sue vendite negli USA con auto prodotte in Messico, la Honda ricava il 13% e la Volkswagen il 43%!!. Trump capisce solo “le mazzate”, come dicono a Wall Street, e divide il mondo fra chi è capace di darle e chi le deve prenderle. La Russia le dà l’Ucraina le prende,  Mask le dà e l’Europa le prende, DOGE le dà e USAID le prende. A questo punto è urgente far capire che anche l’Europa, oltre ad avere le mani libere sulle alleanze,  è capace di dare colpi diretti e precisi che possono mettere gli USA in grande difficoltà prendendo di mira  quella parte dell’economia USA più dipendente dall’estero e dai consumi globali  condizionando l’accesso ai mercati europei  al pagamento ad una tassazione equa,  non sui beni,  che colpisca  direttamente i maggiori azionisti delle grandi aziende hi-tech e media. Si tratterebbe di una tassazione equa e non punitiva, in linea con le tasse pagate dalle aziende che operano su quel territorio,  che potrebbe essere nazionale o europea. Tasse imposte  direttamente ai maggiori azionisti delle aziende come Musk, Zuckenberg, Bezos, Tihel, Allison  ecc. Questi signori legittimamente sono passati dai Democratici a Trump per avere protezione,  contro le antitrust, contro le normative che regolano i danni reputazionali dei gestori ma soprattutto contro  le tasse sia negli Usa che in Europa che nel resto del mondo. Gli Stati Unti, concordo con Musk ,è sull’orlo della bancarotta con i titoli di stato declassati, un debito federale di circa 35000 miliardi di dollari e un costo sugli interessi di quasi 1000 miliardi superiore a quanto gli USA spendono per la difesa e la sicurezza. L’alternativa alla bancarotta è o far pagare le tasse a chi detiene la ricchezza o abbattere lo stato federale riducendone il costo annuale di 2000/3000 miliardi di dollari. Trump è stato votato e ha l’appoggio dei ricchi americani per portare avanti questa seconda soluzione. Una variabile dentro questa seconda soluzione è quella di riequilibrare la bilancia commerciale Federale che registra un deficit nel 2024 di circa 1000 miliardi. Per raggiungere questo obiettivo Trump deve  ridurre le importazione e utilizza scorrettamente i dazi sulle merci importate. Da questa equazione deriva la guerra commerciale scatenata da trampone che  infligge alle economie prese di mira  colpi durissimi quasi mortali per cui non ci si può nascondere dietro il brodetto, come fa l’Europa,   delle contro sanzioni mirate al Bourbon  o alle Harley Davidson.  E’ necessario picchiare altrettanto duramente e con determinazione  mirando alla parte migliore  dell’economia americana che oltretutto è quella che guadagna di più, occupa  meno e paga meno tasse. Se Facebook vuole operare in Europa Zuckenberg in persona dovrebbe essere tenuto a pagare una tassa o al fisco italiano o a quello Comunitario . Queste aziende con la scusa della extraterritorialità praticamente non pagano tasse né in Europa né negli USA. Meta paga sull’intero volume di affari tasse per lo 0,45. Apple ha pagato in Irlanda per anni tasse dello 0,50% invece che aliquote progressive come quelle pagate dalle aziende nazionali. Quest’anno finalmente in Europa si sono svegliati e l’antitrust Europea ha inflitto ad Apple una multa fra tasse non pagate more interessi ecc, di 13 miliari di euro. Si tratta  sempre di balzelli sulle aziende che potrebbero incidere sulle scelte occupazionali, logistiche ecc. Mentre facendo pagare i proprietari delle aziende tutto questo svanirebbe non ci sarebbe più una competizione fra i diversi sistemi fiscali vigenti in Europa spostando la competizione far gli utenti e le piattaforme.  Ovviamente questa è una idea grezza, che però non sono il primo a proporre e che sta ridiventando  attuale a seguito della guerra commerciale. Restano da verificare una serie di variabili: quale aliquota fiscale, calcolata su cosa, come verrebbe riscossa, cosa fare se gli oligarchi si rifiutassero di pagare. Le conseguenze della guerra commerciale porta con se effetti gravissimi per cui sarebbe la volta buona per ripensare le relazioni economiche internazionali in modo duraturo e radicale. Gli USA non saranno più i nostri alleati e nemmeno partner ma concorrenti commerciali e potrebbe essere anche geostrategici. Se si aspetta che “la nottata deve passare” con la fine dell’era Trump e il ritorno dei Democratici si sbagliano i calcoli perché Biden con toni e determinazione diversa è la stessa cosa di Trump, non ha ripreso le posizioni nelle istituzioni internazionali, né a eliminato le tariffe poste da Trump . Fra quattro anni i mobili e tutto ciò che stava nella casa comune di Stati Uniti ed Europa sarà stato distrutto e anche volendo rimettere a posto ci vorranno decenni per riappacificare le due parti recuperando la reputazione che gli USA hanno buttato nel tombino. Come scrive Gabriel Zucman, professore a Berkeley, “ La risposta migliore, più equilibrata che l’Europa e le altre nazioni colpite da Trump  è di creare un nuovo quadro economico globale o condiviso  che neutralizzi la concorrenza fiscale, combatta le disuguaglianze e protegga il nostro pianeta. In base a tale impostazione i paesi importatori (Europa)dei servizi (di Facebook, X ecc) dovrebbero far rispettare le norme fiscali oltre i loro confini, assicurando che le multinazionali e i loro proprietari paghino una giusta quota di partecipazione finanziaria all’economia del territorio”.                                                                          

       Anche le attività delle aziende andrebbero regolamentate. Primo, obbligandole a detenere i dati sensibili dei censiti in un database nazionale, o europeo, in server posizionati sul territorio dello stato in cui operano e vietando di esportarli in quelli  aziendali o di Oracle negli Stati Uniti. Chi si fida più degli Stati Uniti e della correttezza delle sue aziende. Chi si fida di  Larry Allison l’amministratore  CEO di Oracle  entusiasta sostenitori di Trump, io no. Secondo, obbligando le multinazionali a far transitare i flussi di cassa, rivenienti dalla raccolta pubblicitaria,  dalle banche con filiali sul territorio e  vigilate dalle banche centrali o dalla BCE. La tenuta del data base dei cittadini americani censiti da Tik Tok è stata la scusa principale con la quale Biden ha fatto votare una legge che obbligava ByteDance  a svendere il ramo  americano di Tik Tok ad una azienda americana pur avendo Oracle certificato che il data base era contenuto nei loro server e non in quelli del Partito Comunista Cinese. Una delle tante bugie e prove false o falsificate messe in piedi per penalizzare le multinazionali estere che fanno soldi negli Stati Uniti. L’Europa si deve convincere che il nemico non è Putin ma Trump e prima si organizza per vincere organizzandosi fiscalmente, legalmente e militarmente senza necessità di fare debiti colossali che qualche altro dovrà pagare.

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