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09 Febbraio 2025

Fabio Cagnazzo, quei ventitré minuti di troppo

Continua il nostro racconto, la nostra analisi, dell’omicidio del sindaco Angelo Vassallo e dell’arresto del colonnello Fabio Cagnazzo.

Concentriamo la nostra attenzione sul giorno del delitto.  Cinque settembre 2010.

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Credit foto https://www.gentecomuneweb.it/frosinone-comando-provinciale-carabinieri-saluto-commiato-del-colonnello-fabio-cagnazzo/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Continua il nostro racconto, la nostra analisi, dell’omicidio del sindaco Angelo Vassallo e dell’arresto del colonnello Fabio Cagnazzo.

Concentriamo la nostra attenzione sul giorno del delitto.  Cinque settembre 2010.

Tra le 21.30 e le 22 nella frazione di Acciaroli comune di Pollica viene ucciso Angelo Vassallo.

Viene raggiunto, mentre era seduto in auto, da colpi calibro 9 per 21 sparati probabilmente da una Tanfoglio Baby.

Credit foto “Armi e Tiro”

I colpi sono stati sparati attraverso il finestrino che era aperto. L’auto aveva in freno a mano inserito.

Credit foto archivio “Il Messaggero”

Secondo una perizia svolta dalla parte civile l’assassino spara mentre era seduto su un motorino.

Prima di continuare l’analisi della dinamica dell’omicidio e delle accuse contro il colonnello Cagnazzo bisogna spendere due parole su Acciaroli. Splendida località di mare nel comune di Pollica.

Località che attirava interessi leciti ed illeciti legati al commercio, edilizia e traffici di varia natura. Angelo Vassallo, ad esempio, avrebbe negato una concessione balneare sollecitata da un ex generale di Carabinieri. Padre di una donna condannata con il suo compagno per un omicidio legato allo spaccio di droga commesso nel maggio 2011.

Un  testimone dichiara di aver visto, nel punto dove verrà ucciso Vassallo, una donna ed un uomo in attesa.

Credit foto archivio storico “Il Messaggero”

Acciaroli aveva visto la presenza, in soggiorno obbligato, del boss della ndrangheta Francesco Muto  che aveva portato ad una presenza malavitosa e ad un patto camorra-ndrangheta.

Contro Angelo Vassallo vengono sparati molti colpi. Secondo alcuni troppi per essere il lavoro di professionisti. Inizialmente i giornali parlano di “rabbia” da parte dell’assassino . Forse non era premeditato e l’omicidio arriva dopo un tentativo di “chiarimento” o intimidazione.

Credit foto “Corriere del Mezzogiorno” 10 settembre 2010

Quasi sicuramente Vassallo conosceva l’assassino e forse si ferma a parlare con lui. Con loro.

Arriviamo ora al colonnello Fabio Cagnazzo. Arrestato con l’accusa di aver avuto un ruolo di regia e di depistaggio nell’omicidio di Angelo Vassallo. Omicidio compiuto da un carabiniere che prestava servizio con Cagnazzo. Il suo braccio destro. Questa la ricostruzione della Procura.

Il movente sarebbe legato ad un traffico di droga che Fabio Cagnazzo gestiva ad Acciaroli e che Angelo Vassallo aveva scoperto ed era pronto a denunciarlo in giorno successivo ad un carabiniere di cui si fidava.

Un dato certo è che Angelo Vassallo era duramente impegnato a contrastare il traffico di droga e non faceva sconti nemmeno all’allora fidanzato della figlia che era coinvolto in traffico di sostanze stupefacenti.

Credit foto “Il Corriere della Sera”

Detto ciò abbiamo solo le dichiarazioni dei alcuni pentiti perché ad oggi non esiste prova o indizio oggettivo di questo giro di spaccio di droga gestito con il coinvolgimento del colonnello Fabio Cagnazzo.

Passiamo agli elementi contro Cagnazzo.

Proprio nella fascia oraria in cui viene ucciso Vassallo il colonnello si stava recando in comitiva presso il ristorante del fratello di Angelo Vassallo ad Acciaroli. Improvvisamente, però, Fabio Cagnazzo lascia la comitiva e ha un “buco” di ventitré minuti. Niente alibi. Però… Secondo la ricostruzione della Procura il delitto è stato premeditato e attentamente pianificato.

Quindi Fabio Cagnazzo doveva crearsi un alibi perfetto e poteva esserlo il cenare in comitiva. Invece no. Ha la brillante idea di crearsi un buco nell’alibi proprio mentre avviene l’omicidio.

Secondo sempre la tesi accusatoria Cagnazzo acquisisce, senza delega del magistrato, video di sorveglianza per portarli presso il suo comando di Castello di Cisterna per visionarli e cancellare eventuali immagini compromettenti. Anche qui però…

La competenza territoriale era dei carabinieri di Vallo della Lucania. Fabio Cagnazzo era in ferie, come ogni anno ad Acciaroli dove la moglie aveva una casa. Sapeva benissimo che agire fuori giurisdizione avrebbe attirato l’attenzione come il Gabibbo sulla neve.

Inoltre se il delitto era premeditato era sufficiente evitarle le telecamere. In più a quanto è dato conoscere non esiste prova di manomissione del video.

Fabio Cagnazzo avrebbe alterato consapevolmente la scena del crimine. In due modi.

Primo, solleva con una ramo un bossolo per poi metterlo a terra. Si può criticare il modo non proprio da CSI ma parlare di depistaggio sembra troppo. Nell’analisi balistica contano i segni lasciati sul fondello dal percussore e dall’espulsore; le rigature lasciate dal movimento di rinculo sul corpo cilindrico; i segni sul collarino lasciati dall’estrattore. Segni che non vengono alterati da un rametto.

Aggiungiamo che la ricostruzione delle traiettorie si basa su elementi che non vengono influenzati dalla manovra del colonnello Cagnazzo.

Credit foto libro “Il segnalamento e il sopralluogo” di Salvino Paternò e Pierfranco Diana Laurus Robuffo editore

Ancora, Cagnazzo sarebbe stato visto prelevare dalla scena del crimine delle cicche di sigaretta. Anche qui qualcosa da dire c’è.

Questo sarebbe, per l’accusa, un delitto pianificato ed eseguito da carabinieri. Ora il principio di Locard è insegnato ai carabinieri che si occupano di polizia giudiziaria. Un delitto studiato da professionisti e poi cicche con prezioso Dna lasciato così? Sarà….

I comportamenti investigativi del colonnello Cagnazzo sembrano indicare che viene sorpreso dal delitto. Agisce in maniera troppo vistosa e plateale per essere compatibile con una sua azione di pianificazione e depistaggio.

Prendere un video e correre a Castello di Cisterna, analizzare gli elementi sulla scena del crimine davanti a decine di testimoni, quale depistatore lo farebbe? Può essere invece l’azione, non proprio ortodossa, di un investigatore esperto che sa che ogni minuto è prezioso in una indagine. Basterebbe analizzare le indagini sull’omicidio del tenente dei Carabinieri Marco Pittoni per capire che il metodo investigativo del colonnello Cagnazzo è basato sull’azione a tambur battente.

Torneremo presto ad analizzare ancora più dettagliatamente questi ed altri elementi.

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