Mettiti in comunicazione con noi

31 Marzo 2025

Alessandra Vanni, il mistero di Siena 22

Una sera di agosto, una radura nei pressi di un cimitero, un taxi fermo. Una giovane donna uccisa. Un assassino rimasto senza volto.

Pubblicato

su

Credit foto https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/16/il-delitto-del-taxi-chi-ha-ucciso-alessandra-vanni-il-mistero-di-siena-22-e-un-giallo-senza-colpevoli/7260231/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Questa è veramente una brutta storia. Si certo, gli omicidi sono sempre brutti ma questa è una di quelle storie da brividi.

Una sera di agosto, una radura nei pressi di un cimitero, un taxi fermo. Una giovane donna uccisa. Un assassino rimasto senza volto.

La sera è quella dell’8 agosto 1997. Il cimitero è quello di Castellina in Chianti provincia di Siena.

Il taxi è il Siena 22. La donna uccisa è Alessandra Vanni che guidava Siena 22.

Alessandra Vanni guidava il taxi per passione. Qualcuno all’epoca avrà pensato “un lavoro da uomini”. Non potevano sapere che il mondo stava cambiando.

Tre anni dopo le donne sarebbero entrate nelle Forze Armate e nei Carabinieri. Altro che lavoro da uomini.

Fare il/la tassista significa conoscere luoghi e tante persone. I turni possono essere pesanti e ci sono pericoli per la sicurezza.

Nelle vetture è previsto un sistema di sicurezza attivabile in caso di aggressione e che avverte la centrale

Alessandra Vanni conosce rischi e fatiche ma questo è il suo lavoro.

Con questo pensiero intorno alle 23 dell’8 agosto 1997 accetta una corsa. Potrebbe non farlo visto che ha terminato il turno. Ma che vuoi farci quando c’è la passione.

Da Siena si reca in direzione di Quercegrossa. Alcuni testimoni la vedono poi passare due volte davanti al bar di Quercegrossa. Secondo alcuni testimoni c’era una persona in auto con lei. Secondo altri due.

Un testimone la vede poi fermarsi davanti alla bottega di un fabbro in località Fonterutoli. Vede anche un uomo scendere dal taxi per poi sedersi sul sedile anteriore del passeggero.

A Castellina in Chianti dei testimoni vedono il taxi nei pressi della radura dove verrà ritrovata.

Attorno alla mezzanotte il fidanzato, anche lui tassista, la chiama via radio. La cercano anche gli altri colleghi.

Sarà un pensionato a ritrovarla. Morta nel suo taxi.

Uccisa. Soffocata con una corda che poi l’assassino ha usato per legarla al sedile di guida.

Nessun segno di difesa. L’assassino non la picchia e non tenta di violentarla. Manca l’incasso della serata.

Alessandra viene colta di sorpresa. Non riesce ad attivare il sistema di allarme.

Inizialmente gli investigatori pensano che potrebbe esser stato l’ultimo cliente ad ucciderla. Poi invece ipotizzano che Alessandra potrebbe aver incontrato qualcuno con cui aveva appuntamento.

Perché dare appuntamento in un luogo isolato e tetro ?

Manca l’incasso ma non sembra una rapina. Perché l’assassino prima uccide la vittima e poi la lega al sedile. Perché legare una persona morta? Un gesto simbolico o forse temeva che potesse liberarsi.

Anche nel caso dell’omicidio di Serena Mollicone abbiamo una complessa legatura delle mani nonostante lo stato comatoso.

Probabilmente in entrambi i casi gli assassini volevano far credere che l’omicidio fosse avvenuto nello stesso luogo di ritrovamento, legando Serena ad un albero e Alessandra alla struttura metallica del sedile. Quindi è possibile che Alessandra Vanni sia stata uccisa in un luogo diverso.

L’unica traccia lasciata dall’assassino è l’impronta di una scarpa sul cruscotto.

Per legarla l’assassino usa un nodo frutto di azione improvvisata, forse con una corda trovata nel taxi. Per ucciderla agisce in modo da far incrociare la corda sul collo della vittima. Che così lascia un segno a croce.

Alcuni giorni dopo l’omicidio ai carabinieri di Castellina in Chianti arriva una lettera anonima. In latino. “Quis est dignus aperire librum et solvere signacula eius?”, tradotto in italiano “Chi è degno d’aprire il libro e di romperne i sigilli?”. Una citazione del capitolo 5 dell’Apocalisse di Giovanni.

Un mitomane? Forse ma negli stessi giorni viene ritrovata, divisa a metà, una croce rubata al cimitero di Castellina.

Negli anni verranno seguite molte piste. Senza risultato.

Rimangono solo ipotesi e domande.

Alessandra Vanni intorno alle 23 e 20 parte da Piazza Matteotti a Siena.

Parte e si avvia verso Quercegrossa. Qui sembra cercare qualcuno o qualcosa. Sale in auto una seconda persona?

A Fonterutoli probabilmente uno dei due passeggeri si siede accanto ad Alessandra. E qui che viene uccisa?

In caso contrario perché accetta di recarsi in una zona isolata? Era forse minacciata con una pistola? L’assassino conosceva il sistema d’allarme presente sul taxi? Di certo Alessandra non sarebbe andata di notte volontariamente in un posto del genere.

Mentre sono fermi nella radura la persona seduta accanto alla vittima spinge Alessandra ad avvicinarsi a lui per poi strangolarla? Si potrebbe ipotizzare che la vittima viene strangolata mentre consegna il denaro.

La dinamica è complessa e con molti punti oscuri.

Non è chiaro il movente. Alessandra vede o sente qualcosa che non dovrebbe? Possibile ma se devo fare qualcosa di illegale prendere un taxi è la cosa meno indicata. Potrebbe aver riconosciuto qualcuno. Un volto visto sui giornali o in televisione.

Un maniaco? Possibile, l’omicidio in qualche maniera ricorda l’omicidio del tassista ad opera di Zodiac. Inoltre alcune settimane prima c’era stato il tentativo di strangolare una donna nei dintorni di Querciagrossa.

Sicuramente l’assassino aveva un appoggio logistico nella zona di Castellina perché dopo l’omicidio o si è allontanato con un veicolo o ha trovato rifugio in una abitazione nei dintorni.

Sicuramente a Querciagrossa era presente un luogo e/o una persona cruciale nella dinamica dell’omicidio.

La persona o le persone che salgono sul taxi sembrano avere dimestichezza con il crimine. Probabilmente armate e determinate.

Resta da verificare nuovamente un collegamento con l’omicidio di Milva Malatesta e con l’ombra dei delitti seriali in Toscana agli inizi degli anni 80.

Alessandra Vanni muore nel buio, sentendo la vita spegnersi. Nessuno poteva salvarla.

Qualcuno, però, può ancora darle giustizia.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©