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28 Aprile 2025

Francesco, il Papa della giustizia: muore la coscienza viva della Chiesa nel XXI secolo

Un pastore che ha osato mettere i poveri, i migranti, le donne e gli emarginati al centro della dottrina, sfidando il clericalismo conservatore con la fermezza degli umili.

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Credit foto Papa Francisco - Immagine: Reuters

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera

La morte di Papa Francesco, annunciata nella mattina del 21 aprile 2025, chiude un ciclo che ha spezzato secoli di tradizione autoritaria in Vaticano. Se ne va non solo il primo papa latinoamericano della storia — ma anche la voce più lucida e umanista che la Chiesa Cattolica abbia prodotto nel XXI secolo. Un pastore che ha osato mettere i poveri, i migranti, le donne e gli emarginati al centro della dottrina, sfidando il clericalismo conservatore con la fermezza degli umili.

Lula e Francesco: l’amicizia tra due giganti del Sud del mondo

Francesco e Lula rappresentavano, in ambiti diversi, un medesimo progetto di mondo: etico, egualitario, centrato sulla dignità umana. Fu il Papa a prendere posizione contro l’Operazione Lava Jato, quando pochi osavano farlo. Fu lui a inviare a Lula un rosario benedetto in segno di solidarietà durante la sua prigionia politica. E fu lui a riceverlo appena liberato, dicendogli con affetto e coraggio:

“È molto bello vederti camminare libero.”

Con la sua morte, il Brasile perde un amico. Un difensore della giustizia e della verità. In suo onore, il presidente Lula ha decretato sette giorni di lutto ufficiale, dichiarando:

“Abbiamo condiviso i nostri ideali di pace, uguaglianza e giustizia. Ideali di cui il mondo ha sempre avuto bisogno. E sempre ne avrà.”

Un addio di Stato: il Brasile presente all’ultimo saluto a Francesco

Venerdì 25 aprile 2025, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha partecipato alla cerimonia di addio a Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, in Vaticano. La delegazione brasiliana comprendeva la First Lady Janja Lula da Silva, l’ex presidenta Dilma Rousseff, il presidente della Corte Suprema Luiz Roberto Barroso, il presidente del Senato Davi Alcolumbre, il presidente della Camera Hugo Motta, oltre a ministri e parlamentari.

Durante la cerimonia, Lula ha dichiarato:

“Io e Janja abbiamo partecipato insieme alla delegazione alla Basilica di San Pietro, a Roma, per il nostro primo addio a Papa Francesco, condividendo emozione e devozione con tutti coloro che sono venuti a rendere i meritati omaggi al Santo Padre.”

Il funerale e la messa esequiale di Francesco sono previsti per sabato, segnando l’inizio del Novemdiales, nove giorni di lutto e preghiera in memoria del pontefice.

Un Papa che ha rotto con il lusso vaticano

Francesco ha rinunciato ai fasti papali. Ha rifiutato gli appartamenti tradizionali, indossava scarpe semplici, portava la sua valigia, pagava le proprie spese anche da papa. Ha respinto i titoli pomposi e le reliquie dorate dell’impero ecclesiastico.

In tempi di ostentazione e fariseismo istituzionale, ricordava al mondo che la spiritualità non si misura con l’oro, ma con l’empatia. Disse una volta:

“Preferisco una Chiesa incidentata, ferita e infangata per essere uscita nelle strade, a una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze.”

Le donne e il Papa che ha saputo ascoltare

Francesco non ha rivoluzionato formalmente il ruolo delle donne nella Chiesa — che restano escluse dal sacerdozio. Ma è stato il primo Papa ad aprire reali spazi di ascolto e valorizzazione. Ha nominato donne in incarichi prima inaccessibili, ha convocato dibattiti sul diaconato femminile e ha affermato:

“Una Chiesa senza le donne perde la maternità.”

Francesco e gli esclusi: migranti, LGBTQIA+, poveri

Fu a Lampedusa, nel 2013, davanti ai corpi dei migranti morti nel Mediterraneo, che Francesco lanciò la sua prima denuncia profetica:

“La globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere.”

Disse anche:

“Se una persona è gay, cerca Dio e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?”

Riconobbe i diritti civili delle unioni omosessuali e dichiarò che le persone trans sono figlie di Dio.

Il Papa che preferiva atei sinceri a cattolici ipocriti

In un’omelia del 2017, Francesco dichiarò:

“È meglio essere ateo che cattolico ipocrita.”

E aggiunse:

“È meglio vivere come ateo che dare contro-testimonianza da cristiano.”

Francesco e il comunismo: un avvicinamento attraverso la giustizia sociale

Quando gli fu chiesto se fosse comunista, rispose:

“Sono i comunisti che pensano come i cristiani. Cristo parlava di una società in cui i poveri, i fragili e gli esclusi siano i protagonisti.”

L’ultimo messaggio: un appello per la pace in Palestina

Durante la sua ultima apparizione pubblica, nella Pasqua del 2025, già visibilmente debilitato, Francesco lanciò un appello contro il genocidio nella Striscia di Gaza:

“Pace per il martoriato popolo della Palestina e di Israele, affinché cessino le armi e prevalga il cammino del dialogo e della convivenza.”

E ora, Vaticano?

Francesco non ha ufficialmente restaurato la Teologia della Liberazione — tanto perseguitata in passato. Ma ne ha riabilitato i principi. Ha riparlato di povertà, di giustizia strutturale, di dignità degli oppressi.

La Chiesa, abbandonando i poveri e perseguitando profeti come Dom Pedro Casaldáliga e Dom Hélder Câmara, ha perso milioni di fedeli. E ha lasciato spazio a chiese della prosperità — molte con progetti autoritari e fondamentalisti.

Francesco ha cercato di invertire questa rotta. Se il Vaticano dovesse retrocedere ora, rischierebbe di perdere non solo fedeli — ma anche la sua anima.

Se avrà il coraggio di andare avanti, potrà ritrovare ciò che il Vangelo non ha mai smesso di essere: la buona novella dei poveri.

In memoria di Francesco.