27 Aprile 2025
Mauro De Mauro, Enrico Mattei e il pezzo che manca
La necessità di rapire De Mauro e di rendere incerta la sua sorte sembra legata più a qualcosa che si stava compiendo che a fatti passati.

Di Pierdomenico Corte Ruggiero
Questa è una vicenda “antica” ma ancora inquietante. Ancora pericolosa come un vecchio chiodo arrugginito che sembra innocuo ma se ti ferisce rischi il tetano.
Una vicenda che inizia il 16 settembre 1970. Quando scompare nel nulla il giornalista Mauro De Mauro. Si trova a pochi metri dalla sua abitazione, in via Magnolie 58 a Palermo. Parcheggia la sua auto quando viene circondato da due o tre persone. Che lo “invitano” a risalire in auto. De Mauto in compagnia degli sconosciuti si allontana con la sua auto.
Auto che verrà ritrovata in via Pietro D’Asaro.

Mauro De Mauro, invece, non verrà mai ritrovato.
Un passato nella X Flottiglia Mas comandata da Junio Valerio Borghese e negli apparati di polizia della Repubblica Sociale Italiana.
Dopo esser stato assolto dall’accusa di collaborazionismo, De Mauro si trasferisce a Palermo.
Mauro De Mauro è un giornalista. Uno bravo. Che si occupa soprattutto di mafia.
Con scoop eccezionali che gettavano luce sull’organizzazione mafiosa. Sui contatti inconfessabili tra politica e mafia. Da parola ai pentiti e ai testimoni contro la mafia.
La mafia aveva la sua forza nell’anonimato. Le indagini di De Mauro non potevano non dare fastidio.
Nel 1970 Mauro De Mauro riceve incarico dal regista Francesco Rosi, suo amico, di scrivere una sceneggiatura sull’ultimo viaggio in Sicilia di Enrico Mattei. Quando l’aereo di Mattei, 27 ottobre 1962, esplode in volo a causa di una bomba stava appunto facendo rientro dalla Sicilia.
Il film, “Il caso Mattei” verrà realizzato con il grandissimo Gian Maria Volontè nella parte di Enrico Mattei.
De Mauro, per preparare questa sceneggiatura, ascolta molti testimoni. Visita molti luoghi.
Il punto cruciale è che la bomba non può che esser stata messa in Sicilia, nell’aeroporto di Fontanarossa.
Non è facile entrare nell’aeroporto e nel velivolo per piazzare la bomba.
Serve un “controllo del territorio” che oggettivamente è proprio della mafia.
Perché mai la mafia doveva prestarsi ad uccidere Enrico Mattei? Forse per compiacere le “sette sorelle” per il tramite della famiglie statunitensi di cosa nostra. Forse perché Mattei si opponeva a delle speculazioni su impianti da costruire in Sicilia.
Sicuramente De Mauro svolge un’inchiesta accurata.
Quindi può essere il movente per la sua scomparsa prima e omicidio poi.
Esiste anche la possibilità che De Mauro conoscesse particolari del golpe Borghese previsto per il successivo 8 dicembre.
Per la magistratura la pista legata alla morte di Enrico Matteri è la più probabile.
Resta però un pezzo mancante.
Sicuramente Mauro De Mauro era un pericolo. Sapeva troppo.
Allora perché non ucciderlo direttamente? Una raffica di mitra appena sceso dall’auto o ucciso a coltellate come tentarono di fare il 22 ottobre dello stesso anno, sempre a Palermo in via Maqueda, con Candido Ciuni. Ciuni che riesce a salvarsi dalle coltellate ma sarà ucciso nel suo letto in ospedale. Dopo tanti anni non è chiaro il perché di tanto accanimento https://www.isiciliani.it/28-ottobre-1970-candido-ciuni-e-lo-scontro-con-il-boss/.
Invece De Mauro decidono di prelevarlo. In un modo particolare. Professionale.
Non viene usata la violenza e per allontanarsi usano l’auto di De Mauro. Niente urla o tentavi di resistenza. L’allarme scatta tardi.
De Mauro probabilmente conosceva le persone che lo avvicinano. Quasi sicuramente armate.
De Mauro non viene ucciso subito perché dovevano estorcergli delle notizie? Doveva rivelare dove aveva nascosto dei documenti? Possibile.
Il corpo non viene fatto ritrovare. Lasciando l’inchiesta nel limbo. Senza corpo è tutto più difficile.
Un limbo che poteva risultare decisivo per concludere progetti in via di esecuzione.
Quasi certamente la morte di Mauro De Mauro è legata alla morte di Enrico Mattei e al ruolo della mafia. Ma, forse, non solo a quello.
Anche al ruolo della mafia nel “golpe Borghese” e più in generale del ruolo della mafia come braccio armato di strategie della tensione dirette da apparati dello Stato.
Ad esempio, perché Totò Riina era così sicuro che lo Stato avrebbe ceduto dopo le bombe degli anni 90? Conosceva il linguaggio delle bombe perché la mafia aveva partecipato ad azioni negli anni di piombo? Possibile, come potrebbe indicare la scelta di viale dei Gladiatori a Roma per il fallito attentato del 23 gennaio 1994 https://ilsud-est.it/attualita/inchiesta/2024/01/15/la-banda-della-uno-bianca-scorpione-viale-dei-gladiatori-e-la-strage-di-bologna/.
La necessità di rapire De Mauro e di rendere incerta la sua sorte sembra legata più a qualcosa che si stava compiendo che a fatti passati.
Del resto molti “misteri italiani” sono legati da un filo rosso. Rosso come il sangue versato.
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