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17 Febbraio 2025

Anche il Festival di Sanremo ha bisogno della sua “bruttina” stagionata”

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Credit foto www.raiplay.it

Di Rosamaria Fumarola

Per Carlo Conti gli accordi contrattuali con i suoi collaboratori vanno evidentemente applicati senza interpretazioni estensive e  gli ingaggi riguardano un ruolo all’interno del quale muoversi esclusivamente da attori. Chi abbia accettato il contenuto dell’accordo lo ha condiviso o semplicemente  ha ritenuto che per soldi si possa essere disposti a fare qualunque cosa, anche in danno della propria dignità. Peraltro nel suo essere “democristiano” Conti ha condotto il Festival di Sanremo mantenendolo in un clima di rispettoso equilibrio: Bianca Balti a tutti è sembrata liberissima di esprimersi e lo stesso può dirsi per Geppi Cucciari o Elettra Lamborghini e per tutti coloro che durante le cinque serate della kermesse sul palco si sono avvicendati. Di giorno in giorno telegiornali e quotidiani hanno commentato le performance canore degli artisti, le mises di ciascuno e soprattutto quelle delle collaboratrici del conduttore, ovverosia le vallette di Conti, perché che le donne del festival ancora oggi siano vallette non vi può essere dubbio alcuno. Questo tuttavia non sembra destare alcuna preoccupazione. Tutti ricordiamo la grande Franca Valeri, che per una vita intera ha interpretato lo stesso ruolo, quello della bruttina, giovane o anziana, borghese o popolana, ma sempre bruttina, come se esistessero delle caste rigide quanto quelle indiane che impediscono ad una donna di essere altro da come esteriormente appare o che rendano impossibile il suo cambiamento estetico. Il ruolo della bruttina che deve subire l’ “innocente” ironia del conduttore è quest’ anno toccato solo a Katia Follesa, dunque dobbiamo ritenere di essere fortunati perché si è verificato durante il corso di una sola serata. Nessuno comunque se ne è lamentato, tantomeno la Follesa che proprio per quella interpretazione è stata evidentemente ingaggiata. È una comica di talento ed una donna intelligente, tuttavia al suo posto io non avrei accettato il ruolo. Dal primo momento in cui l’artista è apparsa sul palcoscenico Conti le ha consigliato di non agitare troppo le braccia scoperte, perché non essendo magrissime la pelle ballonzolava. Lo sfottò si è poi mantenuto sempre sulla forma fisica della Follesa, che è riuscita a restare nella parte della bruttina grassoccia dal principio alla fine, mentre Carlo Conti ha destinato alle altre due collaboratrici della serata, Miriam Leone ed Elettra Lamborghini,  i suoi complimenti, in maniera velata o esplicita. Si obietterà che la Follesa è appunto una comica e che in quanto tale deve essere disposta a fare ironia anche su sé stessa. Il punto però è che in quanto comica di talento ha mille volte dimostrato di essere capace di fare ironia e che dunque lo si può fare su qualunque cosa, non necessariamente sul corpo delle donne. Conti però ha deciso diversamente. Che il corpo femminile sia ancora un argomento sensibile è testimoniato dal fatto che tutte le donne, anche quelle disposte a ridere di sé, fanno di tutto per apparire esteticamente al meglio, perché è ancora questo quello che viene loro chiesto e cioè di essere belle e perché essere dotate di altre qualità può avere peso ma mai come l’essere attraenti. Nessuno si è lamentato dell’ennesima rappresentazioni stereotipata delle donne offerta sul palcoscenico di Sanremo e questo perché quella narrazione ricalca un cliché a cui tutti sono abituati e che si crede non produca danni. Che le cose non stiano così lo testimonia il numero sempre crescente di persone affette da disturbi alimentari o il ricorso ossessivo alla chirurgia estetica anche da parte dei giovanissimi. Certo le notizie che riguardano questioni ben più cogenti dello sfottò concordato di Carlo Conti a Katia Follesa e che apprendiamo tutti i giorni dai tg meritano un’ attenzione diversa, eppure l’episodio in oggetto racconta molto di un retaggio di cui tutti dicono di volersi liberare ma che è sempre pronto a fare capolino anche quando basterebbe davvero poco per farne definitivamente a meno.

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Giornalista pubblicista, scrittrice, critica jazz, autrice e conduttrice radiofonica, giurisprudente (pentita), appassionata di storia, filosofia, letteratura e sociologia, in attesa di terminare gli studi in archeologia scrivo per diverse testate, malcelando sempre uno smodato amore per tutti i linguaggi ed i segni dell'essere umano