07 Aprile 2025
Il futuro è in disputa — e questa serie è un appello

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera
Il futuro è in disputa — e questa serie è un appello
Viviamo un tempo di transizione profonda, radicale, ma ancora poco compreso dalla maggior parte delle persone. Un tempo in cui il lavoro — pilastro dell’organizzazione sociale moderna — scompare o si trasforma in frammenti precari, mentre la vita quotidiana viene catturata, sorvegliata e mercificata dagli algoritmi. Intelligenze artificiali, automazione, piattaforme digitali — queste non sono semplici tecnologie: sono strumenti di potere, dispositivi di controllo, meccanismi di accumulazione e esclusione.
Il potere, oggi, si riorganizza attorno a piattaforme private, globali, opache, che nessuno ha eletto ma che decidono cosa vediamo, cosa compriamo, come viviamo. Ciò che un tempo sembrava fantascienza — robot, sorveglianza totale, vite programmate da macchine — è diventato la nostra realtà quotidiana.
Ma la domanda centrale rimane: chi sta costruendo questo futuro? Chi decide la direzione del cambiamento tecnologico? Chi controlla le macchine che ora ci controllano?
E, soprattutto: a chi servono queste tecnologie — e chi viene lasciato indietro, sacrificato, reso invisibile?
Mentre i discorsi ufficiali celebrano l’“innovazione” come promessa di progresso, benessere e libertà, la realtà è ben diversa: aumenta la disoccupazione, la precarietà dilaga, le comunità si disgregano, le disuguaglianze si approfondiscono. Il capitale applaude l’automazione, perché aumenta i profitti e riduce i costi umani. Ma per milioni di lavoratori e lavoratrici, l’“innovazione” significa solo precarietà, sorveglianza e marginalizzazione.
Questa serie nasce da un’urgenza politica e storica. Non per offrire soluzioni semplici o risposte pronte all’uso, ma per porre domande scomode, necessarie, radicali.
Per scuotere coscienze. Per aprire spazi di pensiero critico e immaginazione politica. Per denunciare il presente e alimentare una riflessione collettiva su ciò che stiamo diventando.
Nei sei testi che compongono questa serie, cercheremo di leggere i segni del collasso in corso — economico, ecologico, esistenziale. Esploreremo la nuova logica del capitale digitale, le sue promesse e le sue menzogne. Guarderemo al futuro delle nuove generazioni e ai rischi di una società governata da algoritmi, disumanizzata, automatizzata, devastata. Ma parleremo anche di resistenza. Di alternative. Di possibilità. Perché il futuro non è scritto. Il futuro è un campo di battaglia.
Siamo convinte che un altro futuro sia possibile. Ma non arriverà da solo. Dovrà essere conquistato, costruito con intelligenza collettiva, lotta organizzata, solidarietà concreta. Serve coraggio, serve visione, serve immaginazione politica. E serve unirsi, adesso.
Questa è una serie per chi sente che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel presente. Per chi non accetta la normalizzazione della barbarie. Per chi è arrabbiata, disillusa, ma ancora capace di sognare.
Per chi ha paura, sì — ma anche la voglia di lottare.
Cominciamo oggi con la domanda che sarà il filo rosso di tutto il percorso:
Tecnologia per chi?
