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07 Aprile 2025

Fantozzi e la signora Pina, dopo cinquant’ anni l’Italia allo specchio

Dopo tanti anni Fantozzi oltre a farci ridere deve farci riflettere. Molto.

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Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Ci ha fatto ridere. Anzi ci fa ridere. A volte in maniera amara. Ci fa riflettere.

Lui il ragioniere per eccellenza. Ugo Fantozzi matricola 7829/BIS.

Compie 50 anni. Arrivato nelle nostre vite nel marzo 1975.

Italia completamente diversa da oggi. Certo c’era la crisi economica. Gli anni erano diventati di piombo. Incertezza e paura regnavano. Come oggi verrebbe da dire.

Invece no. C’era ancora la voglia di alzare la testa.

Ugo Fantozzi è il simbolo di questo stato d’animo.

Noi vediamo il ragioniere come l’eterno sconfitto. Zerbino dei potenti. Che sopravvive per poi sfogare il rancore sulla moglie Pina e la figlia Mariangela.

Certo è anche questo ma è soprattutto l’italiano che cerca di cambiare la propria condizione cosciente che non ci riuscirà. Ma non si arrende, ci prova comunque. Tentativi che possono essere patetici o coraggiosi. Dipende dal punto di vista.

Oggi molti vedono il ragionier Fantozzi come un privilegiato che con il suo stipendio riusciva a vivere dignitosamente con tanto di vacanza.

Purtroppo è una visione superficiale. Anche perché la tranquillità economica dei Fantozzi degli anni 70 era garantita dalla spesa pubblica che ora pesa come un macigno sui conti dello Stato.

Pochi invece analizzano lo spirito ribelle del ragionier Fantozzi.

Non solo con il famoso “ Per me… La Corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca”. Il lancio del sasso contro il palazzo della mega ditta. Lo scatto di orgoglio durante la partita di biliardo. La scritta in cielo “Il Megapresidente è uno stronzo”.

Fantozzi legge, per farsi una coscienza politica prima e per scegliere consapevolmente alle lezioni poi. Anche questa è una ribellione.

Sono una ribellione anche i suoi hobby e le sue vacanze. In realtà esperienze agghiaccianti. Partite di calcio su campi alluvionati, corsa con biciclette residuati di guerra, gite sul lago con barche di sesta mano.

Noi li vediamo come tragici tentativi destinati a fallire. Ridiamo. Eppure quello era il modo per rimanere vivi.

L’Italia degli anni 70 e 80 aveva pochi mezzi e molte criticità. Eppure non ci si fermava.

La Bologna che il 2 agosto 1980 mobilita ogni risorsa per affrontare un’emergenza senza precedenti. L’Italia che disorganizzata, scossa e incerottata, con slancio di enorme generosità corre in Irpinia. Gli italiani corsi a Vermicino per gettarsi senza esitare in quel pozzo.

Le piazze festanti del luglio 1982. Non solo una festa di sport ma l’urlo liberatorio più forte delle raffiche di mitra.

Fantozzi rappresentava perfettamente quell’Italia. Era l’italiano medio. Con difetti e pregi.

Ora, dopo cinquant’anni, è ancora così?

Oggettivamente no. Lo spirito di ribellione è scomparso.

Molti sfoghi da tastiera e poco altro.

Una rabbia montante ha reso molti simili ai megadirettori che cercano il Fantozzi di turno su cui sfogarsi. Il migrante, lo straniero, il diverso. La persona da umiliare sui social.

Viviamo la piaga di una finta cultura che alimenta pericolose derive.

Il largo disinteresse per la cosa pubblica.

Fantozzi, il mediocre per eccellenza, ha oggi una sua dignità.

Tanto più rispetto ai falsi vincenti di oggi.

Siamo ancora capaci di sporcarci in un campaccio di periferia? Di dire davanti al potente di turno “è una cagata pazzesca”? Abbiamo la capacità di ritentare dopo mostruosi fallimenti?

Ci faceva pena il ragionier Fantozzi. La “merdaccia”. Eppure a farci pena dovevano essere i suoi aguzzini. Con una vita vuota, così immensamente ripugnanti.

Di Fantozzi dovevamo conservare il suo essere goffamente Araba Fenice.

Invece la signora Pina è ancora, purtroppo, il simbolo di tante donne infelici. Che forse non subiscono violenze fisiche ma molte violenze psicologiche. Pina non ama il suo uomo, “lo stima”. Lo difende e molto lo sopporta per tutta una serie di ragioni che poco hanno a che fare con l’amore.

Pina e Ugo cercano di separarsi. Non sono felici della loro condizione. Eppure nei momenti in cui stanno per superare il limite riescono a rispettarsi. Perché se vedi la sofferenza negli occhi dell’altro/a ti devi fermare.

Oggi la barriera del rispetto sembra cadere e nelle famiglie troppo spesso irrompe la cronaca nera.

Dopo tanti anni Fantozzi oltre a farci ridere deve farci riflettere. Molto.

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