Mettiti in comunicazione con noi

04 Novembre 2024

Una danza funebre anche se techno è sempre dolente

Se si fa proprio questo punto di vista, si vedranno quelle danze come omaggi dolenti, necessari per salutare per un’ ultima volta chi si è amato e non l’esibizione autoreferenziale di chi ambisce spasmodicamente a vincere un talent.

Avatar photo

Pubblicato

su

Credit foto La Stampa.it

Di Rosamaria Fumarola

In Veneto un quindicenne perde la vita per un incidente stradale mentre con la sua Vespa si reca a scuola. Durante il funerale il nonno lo celebra con una danza ripresa dai presenti e condivisa sui social, che è apparsa subito per ciò che era, un inno alla vita, l’omaggio di un essere umano disperato che offre al mondo una lettura della morte diversa da quella consueta. In tanti hanno provato commozione per questa celebrazione, altri hanno reagito condannando la scelta dell’uomo. Tempo prima in Francia un marito aveva omaggiato la memoria della moglie, docente morta per mano di un suo allievo, danzando al ritmo di uno swing al funerale, suscitando la commossa partecipazione di tutti coloro che hanno assistito alla celebrazione, in video o di persona. Perché allora nel primo caso c’è stata anche indignazione?

Ad uno sguardo superficiale la musica scelta sembra fare la differenza. È la musica che decreta la danza e questa nel secondo caso è indiscutibilmente elegante tanto che pare organizzata secondo un preciso disegno coreografico. La musica scelta faceva evidentemente parte della storia privata della coppia, così come quella techno su cui il nonno veneto ha danzato al funerale del nipote. Non si tratta chiaramente della partecipazione ad un talent in cui si valutano le esibizioni dei partecipanti. A mio avviso è questo un primo importante dato dal quale partire. Che qualcuno abbia ripreso la scena è infatti soltanto incidentale poiché non era nell’intenzione dei congiunti la condivisione social delle celebrazioni, che avevano una finalità esclusivamente privata. Se la ratio era privata lo era ovviamente anche il suo linguaggio. Ci si aspettava che il signore veneto danzasse su una musica adatta alla sua età? Ma la musica scelta era quella amata dal nipote quindicenne e non poteva preferirsene un’ altra.

Come sopra scritto tutto ciò è quanto emerge ad uno sguardo superficiale perché ad una valutazione più attenta in entrambi i casi il dolore è il medesimo, autentico, tanto da far apparire i due uomini sublimati nel corpo, diversi dagli altri, mutati fisiologicamente, due sagome ritagliate nella carta velina, non più carne e sangue. Se si fa proprio questo punto di vista, si vedranno quelle danze come omaggi dolenti, necessari per salutare per un’ ultima volta chi si è amato e non l’esibizione autoreferenziale di chi ambisce spasmodicamente a vincere un talent.

RIPRODUZIONE RISERVATA © C

Giornalista pubblicista, scrittrice, critica jazz, autrice e conduttrice radiofonica, giurisprudente (pentita), appassionata di storia, filosofia, letteratura e sociologia, in attesa di terminare gli studi in archeologia scrivo per diverse testate, malcelando sempre uno smodato amore per tutti i linguaggi ed i segni dell'essere umano