03 Novembre 2024
Intervista a Maria Tuzi e alcune considerazioni
Questa settimana intervistiamo Maria Tuzi la figlia di Santino Tuzi.
Di Pierdomenico Corte Ruggiero
“Coloro che ci hanno lasciato non sono degli assenti, ma degli invisibili, che tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime”
Questa settimana intervistiamo Maria Tuzi la figlia di Santino Tuzi. Prima di lasciarle la parola è necessaria una premessa. Il nostro giornale ha sollevato già prima della sentenza di I° grado del processo per l’omicidio di Serena Mollicone dubbi sulla solidità dell’impianto accusatorio pur non avendo posizioni innocentiste. Abbiamo stigmatizzato alcuni episodi accaduti il 15 luglio 2022 in Piazza Labriola a Cassino mentre gli imputati si allontanavano. Abbiamo espresso perplessità su alcune decisioni della parte civile Tuzi durante il processo. Detto ciò la linea editoriale di questo giornale è ancorata al principio di permettere a tutti di esprimere le proprie opinioni e posizioni, nel rispetto delle leggi e della deontologia . Saremo infatti lieti di ospitare interventi ad hoc anche dei difensori e consulenti degli imputati. E delle altre parti civili.
Intervistare Maria Tuzi è doveroso. È una figlia che ha perso in modo tragico suo padre ed è stata poi trascinata in una vicenda più grande di lei. Ha tentato e tenta di dare un senso alla morte di suo padre. Riteniamo corrette le considerazioni delle Corti di merito sulle dichiarazioni di Santino Tuzi, che da sole non possono offrire certezze sull’ingresso di Serena Mollicone vista anche la sentenza Cass. pen. n. 43899/2018 . Però come possiamo impedire ad una figlia di vedere , nel tentativo di dare un senso ad una così drammatica perdita, certezze dove per i giudici non esistono certezze? Per le figlie i padri sono eroi. Il punto di riferimento. Ovvio e giusto che Maria consideri suo padre esempio positivo. Normale che le sue siano posizioni di parte. Naturale che lei voglia difendere e dare voce a suo padre. Ci sono i tribunali per le sentenze obiettive. E siamo certi che Maria saprà rispettare gli esiti della sentenza definitiva.
Lasciamo ora la parola a Maria:
1) Cominciamo dall’inizio, tu avevi partorito il tuo primo figlio pochi mesi prima della morte di tuo padre. Santino che nonno era?
Mio padre non ha avuto la possibilità di essere nonno per molto tempo, quando lui è venuto a mancare mio figlio aveva solo 10 mesi, anche se era piccolo e non ricordi di suo nonno, ho come l’impressione che tra di loro sia rimasto un legame particolare. Mio padre è stato un nonno presente, affettuoso e pieno di premure, nonostante si siano vissuti per poco tempo. È riuscito a trasmettere tutto il suo amore a mio figlio, tanto da diventare esempio nella sua vita.
2) Nei giorni successivi alla morte di tuo padre ti sei ritrovata ad affrontare questa tragedia e allo stesso tempo dare serenità a tuo figlio, come ci sei riuscita?
I giorni successivi alla morte di mio padre sono stati molto difficili ma la vita va avanti e io avevo un bambino. Il quale anche se piccolo stava già pagando a caro prezzo la mancanza del nonno e come tutti sappiamo i nonni sono importanti nella vita di ogni bambino. Ho fatto tutto il possibile per far sì che intorno a mio figlio ci fosse un clima di serenità, parlando con lui del nonno e di tutto quello che abbiamo imparato da lui, dei suoi modi di fare gentili e del suo altruismo, cercando di rispondere alla sua domanda del ” perché nonno non viene mai a trovarci” con la favola del nonno che ha dovuto affrontare un lungo viaggio fin su una stella e tutte le volte che la stella brilla è la visita del nonno
3) Gli accertamenti della Procura hanno dimostrato che tuo padre si è suicidato. Le due sentenze di merito hanno stabilito che non è stato Vincenzo Quatrale ad istigarlo al suicidio e la stessa Procura ha chiesto l’assoluzione. Partendo da questi punti fermi tu come ti spieghi il repentino cambio d’umore di tuo padre che verso le 11 del giorno della sua morte era sereno e nemmeno un’ora dopo appare sconvolto?
Io purtroppo quella mattina non ero con mio padre ma leggendo i documenti abbiamo potuto ricostruire la mattinata. Mio padre sicuramente è tranquillo fin quando incontra i suoi colleghi in caserma a Fontana Liri. Ma ad un certo punto della mattina riceve una telefonata da un suo superiore e dalla conversazione si capisce che mio padre inizia ad essere preoccupato. Perché non c’è motivo di riceverla, tant’è vero che mio padre chiede il perché di quella telefonata. Leggendo i messaggi e le trascrizioni delle telefonate successive si nota, capisce, che mio padre non è più tranquillo
4) Alcuni testimoni hanno dichiarato che Santino negli ultimi mesi di vita evitava di passare per la SS82 che costeggia anche Fontecupa. A te risulta?
A mio avviso queste persone dovrebbero collaborare raccontando la verità su tutto quello che sanno, evitando di creare dubbi e confusione con le loro dichiarazioni e contraddicendosi. Mio padre non evitava di passare lungo quella strada e questo è una certezza perché spesso ne abbiamo parlato a casa. Quando mio padre era in ritardo da lavoro mia nonna subito era in apprensione e gli telefonava per sapere se tutto andava bene ma alcune volte il cellulare di mio padre non era raggiungibile. Quando arrivava a casa e mia nonna chiedeva dove si trovasse perché lei lo aveva chiamato ma il cellulare non era raggiungibile. Mio padre rispondeva che sicuramente stava percorrendo quella strada dato che in quella zona il cellulare non prendeva. In effetti ancora oggi passando per quella strada i cellulari non hanno campo.
5) Nelle due sentenze di merito le dichiarazioni di tuo padre sono state ritenute non sufficienti per accertare con certezza l’ingresso di Serena in caserma. Detto ciò durante i due gradi di giudizio si è molto discusso sullo stato psichico di Santino. Dalla lettura delle trascrizioni appare preoccupato , stanco ma in realtà esprime i suoi dubbi dimostrando una certa lucidità . Soprattutto a domanda risponde che secondo lui non è stato Marco Mottola e che non lo vede uscire quella mattina tra le 8.30 e le 11. Non ha quindi l’atteggiamento della persona che vuole accusare ad ogni costo o che vuole mentire per togliersi dai guai. Tu che idea ti sei fatta sul suo stato d’animo?
Nella prima sentenza mio padre è stato ritenuto inattendibile, nella seconda il giudice ha valutato sia le sue dichiarazioni che le informazioni su di lui. Io in tutti questi anni, conoscendo mio padre, sono sicura che mai lui avrebbe pensato di accusare ad ogni costo una persona per togliersi dai guai, che tra l’altro non è una sua responsabilità. Dalla mole di documenti che ho letto posso affermare che lo stato d’animo di mio padre poteva sicuramente essere sofferente, da un lato lui sapeva che stava dicendo la verità ma sapeva anche che con le sue dichiarazioni stava accusando un suo superiore e dopo l’intercettazione ambientale con il maresciallo Quatrale, capisce anche di essere lui l’unico a parlare. Capisce dunque che i suoi colleghi lo lasceranno solo e così è stato. Aggiungerei che i colleghi oltre a lasciarlo solo, durante il processo, gli hanno addossato ogni tipo di responsabilità, ovviamente mio padre non è stato presente al processo per potersi difendere dalle loro accuse.
6) Tuo padre ritratta la ritrattazione dopo il confronto con la Torriero, di cui non esiste resoconto. Ti sei fatta un’idea di cosa possono essersi detti durante il confronto?
Io non so cosa si siano detti ma sono sicura che mio padre lì si rende conto che non avrà collaborazione neanche da parte di questa donna.
7) Si è avuta l’impressione che a volte la vicenda tua e di tuo padre sia stata “sfruttata” senza comprensione del dramma che avete vissuto . Hai avuto la stessa impressione?
Purtroppo alcune persone non hanno rispetto del dolore che si deve sopportare dopo una tragedia del genere e non si rendono conto che approfittare di alcune situazioni, non è un modo per raccontare la loro verità ma è solo un modo per aumentare il nostro dolore.
8) Nella sentenza d’appello i giudici “bacchettano” le persone che non hanno parlato o hanno parlato tardi. Secondo te esiste omertà e quanto ha influito?
Purtroppo in questa vicenda c’è molta omertà, forse troppa, ma dal mio punto di vista non si può “bacchettare” un testimone che finalmente decide di raccontare la verità, perché anche se ha aspettato tanti anni finalmente ha parlato
9) Cosa pensi di fare ora dopo la sentenza d’ Appello?
Dopo questo tipo di sentenza, la procura farà sicuramente ricorso in Cassazione, noi appoggiamo completamente questa decisione
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